In discesa lungo i sentieri di montagna

Concepito per restituire l’adrenalina della discesa a chi vive con una disabilità motoria, il Cimgo rappresenta una piccola rivoluzione nel mondo dello sport outdoor. Si tratta di un mezzo a quattro ruote, pensato per affrontare le discese lungo i sentieri di montagna e mirato per garantire inclusione, accessibilità e, soprattutto, emozione. Ne parliamo con Alain Bigey, educatore specializzato, guida sportiva e tra i fondatori dell’Associazione svizzera Différences Solidaires, una delle prime realtà europee a scommettere su questo veicolo innovativo.

Che cosa è il Cimgo?
Immaginate una sorta di slitta da cani… con le ruote. Questo è il Cimgo: un veicolo da discesa progettato per affrontare i sentieri di montagna, anche quelli più impervi, con a bordo persone a mobilità ridotta. L’utente siede all’interno di una scocca protettiva posizionata nella parte anteriore, mentre un pilota specializzato guida il mezzo, rimanendo in piedi, dalla parte posteriore, per controllarne traiettoria e velocità durante le discese.Il Cimgo è pensato infatti esclusivamente per le discese: per raggiungere la vetta è necessario affidarsi agli impianti di risalita o utilizzare un rimorchio. In Svizzera, Champéry è, assieme a Villars, un punto di riferimento per questa attività. Qui, i piloti possono accedere direttamente alla funivia con il Cimgo completo, passeggero incluso. In altre località, invece, è spesso necessario smontare in più parti il mezzo, un’operazione più faticosa e dispendiosa in termini di tempo. Dal punto di vista tecnico, il Cimgo è dotato di freni potenti e di sospensioni studiate per assorbire gli urti del terreno, garantendo al tempo stesso stabilità e comfort. È omologato per l’utilizzo in ambiente alpino e può affrontare sentieri sterrati, radici, rocce e pendenze sostenute, rendendo l’esperienza simile – per intensità – a una discesa in mountain bike.

Si direbbe un’idea nata da un visionario…
L’invenzione del Cimgo si deve a Pierre Tessier, nome ben noto nel mondo dello sci adattato. Tessier è infatti il padre del Tandemsci, e ha contribuito allo sviluppo del Dualsci e del Monosci. Il Cimgo è la sua proposta per l’estate: un’alternativa valida e stimolante alla lunga attesa della stagione invernale. Le prime discese sono avvenute in Francia nel 2009 e già l’anno seguente l’Associazione Différences Solidaires si è dotata di uno dei primi modelli, portando il Cimgo sui sentieri svizzeri e contribuendo in modo significativo alla sua diffusione. Pierre aveva compreso che l’emozione della velocità non doveva essere un privilegio per pochi. Voleva offrire a chi vive su una sedia a rotelle la stessa libertà e le stesse vibrazioni che prova chi scende in bici o con gli sci. E ci è riuscito.

Chi può vivere quest’esperienza?
Il Cimgo è rivolto a tutte quelle persone con disabilità motoria che non sono in grado di condurre un mezzo autonomamente. La scelta del percorso viene calibrata dal pilota sulla base delle condizioni fisiche e sensoriali del passeggero: se quest’ultimo ha una sensibilità ridotta, ad esempio, si sceglie un tracciato meno tecnico e movimentato, e viceversa. La varietà di sentieri permette quindi di adattare l’esperienza a ogni tipo di utente in base all’età e soprattutto in base alla propria disabilità. Ogni uscita è costruita con attenzione, per offrire il massimo della sicurezza e del divertimento. Abbiamo accompagnato anche persone che non avevano mai messo piede su un sentiero. Vederle attraversare un bosco, sentirle ridere in discesa è qualcosa di impagabile.

E in che modo questo può avvenire in sicurezza?
È importante sottolineare che i piloti sono formati con attenzione: ogni guida deve seguire un corso di due giorni ed è successivamente previsto un aggiornamento obbligatorio ogni due anni. La sicurezza è un valore prioritario e le escursioni si svolgono sempre su tracciati preventivamente ispezionati. Il rischio, come in ogni sport outdoor, esiste, ma gli incidenti sono rarissimi grazie alla preparazione e al lavoro di squadra tra i piloti.Le discese, infatti, si effettuano quasi sempre in gruppo: la presenza di più Cimgo permette agli accompagnatori di supportarsi a vicenda, scambiarsi indicazioni, affrontare insieme eventuali ostacoli. In questo modo, il rischio viene condiviso e diluito, e l’esperienza diventa ancora più sicura.

Tecnologia e futuro: dove si va?
Se da un lato il Cimgo ha raggiunto una sua maturità tecnica – e quindi non si prevedono cambiamenti radicali – dall’altro il panorama dei dispositivi per la mobilità autonoma continua a evolversi. Sono in crescita i mezzi come il Quadrix o il Trialp, alcuni dei quali dotati di joystick che permettono agli utenti di guidare in autonomia, proprio come accade con una carrozzina elettrica.Queste soluzioni stanno ampliando enormemente il ventaglio di opzioni per le persone con disabilità, non solo nel turismo sportivo ma anche nella vita quotidiana. La tecnologia sta rendendo possibile ciò che fino a pochi anni fa sembrava impensabile: salire in autonomia su una collina o su una montagna, percorrere un sentiero sterrato, addentrarsi nei boschi.

Si potrebbe dire che lo sport si trasforma così in un ponte esperienziale?
Sì. L’esperienza del Cimgo non è solo avventura e tecnica: è prima di tutto relazione. Relazione tra pilota e passeggero, tra natura e corpo, tra limite e possibilità. In un mondo che spesso esclude chi è «diverso», esperienze come queste costruiscono ponti, smontano stereotipi e mostrano che la disabilità non è un ostacolo, ma una condizione che può (e deve) trovare spazio nella società, anche su una ruota, anche in discesa. Il vero traguardo non è arrivare in fondo al sentiero, ma fare in modo che chiunque possa partire.

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