Frontiere dell’arte: a Chiasso, Spazio Lampo ha fatto della permeabilità un progetto ideale creando una vetrina-laboratorio
I luoghi culturali sono influenzati dai contesti in cui si sviluppano. Succede, a volte, che non siano solo capsule che vivono un mondo a sé stante, ma dispositivi che dialogano, reticolandosi, con la realtà circostante.
Spazio Lampo, uno spazio-vetrina di fronte ai magazzini della stazione ferroviaria, nasce a Chiasso e sul confine, e di esso si nutre nelle proprie attività e iniziative. Visto che quest’anno «il Lampo» compie dieci anni e inaugura una nuova sede, conviene fare un passo indietro e ripercorrerne, in parte, la genesi. Lo si fa captando un’urgenza, che riguarda la necessità di luoghi per la cultura indipendente – spazi orizzontali, esercizi di democrazia – riportata all’attenzione del mondo culturale negli ultimi mesi, e in particolare dall’Associazione IDRA (gruppo di lavoro luganese attivo in questo ambito): scrivere una pagina che riguarda la storia di Spazio Lampo significa dunque parlarne, tenere traccia di quello che c’è, di quello che si è costruito, sognato e realizzato, con fatica ed entusiasmo, alla periferia del cantone.
Lo spazio nasce dal desiderio di far vivere la città di confine e, nel concreto, dalle riunioni sul balcone di casa di due dei fondatori, Aline d’Auria e Francesco Giudici insieme a numerose persone attive nell’ambito culturale, dall’arte alla musica o alla grafica, come Alfio Mazzei, Gabriel Stöckli e Gianmaria Zanda. Sin dai suoi inizi, anche Stefano Palermo e Alan Alpenfelt (fondatori di Radio Gwen) partecipano agli incontri: la radio indipendente avrà infatti la sua sede «dietro» al Lampo.
Una prima idea sulla natura dello spazio proviene dagli anni della coppia d’Auria-Giudici a Losanna, dove i due artisti frequentano l’Atelier-imprimerie, un ibrido tra spazio co-working e luogo d’arte. Esso appartiene a un eterogeneo gruppo di persone, riunitosi quale associazione. Di qui una prima caratteristica del Lampo: rientrare sotto l’egida dell’Associazione Grande Velocità, dotarsi di statuti che regolamentino l’utilizzo dello spazio-vetrina, e trasformarsi, a seconda delle necessità, da luogo di lavoro a contenitore d’arte, di conferenze, incontri e musica.
Dopo la Svizzera francese, d’Auria e Giudici si trasferiscono negli Stati Uniti, a New York: nella Grande Mela, Aline realizza un corto per la RSI dal titolo Project Projects (2013), incentrato su P!, uno spazio espositivo sperimentale in cui si incrociano le possibilità radicali di discipline (arte, architettura, design), periodi storici e modi di produzione diversi, e che saltuariamente lascia ad artiste/i la possibilità di ripensare gli interni (e gli esterni) della propria galleria. Su quest’indagine s’innesta sin da subito una delle fortunate intuizioni del Lampo, ovvero il Progetto Vetrina, il quale, analogamente, mette nelle mani di artiste/i la propria «capsula», lasciando che essa risenta dell’estro d’autore o d’autrice.
Spazio Lampo esercita fin da subito il suo magnetismo anche oltre il confine, raggiungendo, per esempio, la comasca Giulia Guanella, classe 1995, che lì approda dopo gli studi a Venezia. Nel locale di fronte alla stazione la curatrice d’arte trova un luogo di sperimentazione e aggregazione: la «cosa più duratura e longeva» – per dirla con le sue parole – «della sua vita». È lei, ad oggi, con Valentina Pini, Yuri Bedulli e Sibilla Panzeri a gestire il citato Progetto Vetrina e i Simposi che si svolgono durante Chiassoletteraria.
Altra iniziativa promossa dall’Associazione è Chiasso means noise, festival di musica sperimentale, nato dall’esperienza di una serie di concerti all’Ex-bar Mascetti e svoltosi quest’anno nel Magazzino II di via Stand a Chiasso. Una sede, quella del festival, che ha permesso al pubblico di scoprire spazi in disuso della zona industriale, perfetti per contenere questo tipo di sonorità.
Tante sono le persone che hanno contribuito alla vita del locale di via Livio 16. Se la paura, ai suoi esordi, era che lo spazio vivesse per un solo anno, la continuità della sua esistenza non è al riparo dalle crisi anche dopo il decennio che ha consentito al Lampo di consolidarsi come uno dei più importanti centri culturali indipendenti della nostra regione: essendosi spostato (seppur di pochi metri e mantenendo stessa via e stesso numero civico) in un locale più grande, necessita sempre di nuove persone interessate a farlo vivere. Di qui, o di là del confine.