È un inizio di agosto decisamente tormentato per il nostro Paese. La Svizzera è finita nel vortice degli appetiti commerciali di Donald Trump, che proprio il primo di agosto ha sparato i suoi fuochi di artificio, con dazi doganali fissati molto in alto, lassù al 39%. Da allora il Consiglio federale si è lanciato in nuove trattative, aprendo una sorta di tempo supplementare per cercare di strappare al numero uno della Casa Bianca qualche concessione. Un compito arduo, affidato in particolare al ministro dell’economia Guy Parmelin e alla presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, che è anche ministra delle Finanze. Insieme sono partiti martedì scorso per Washington e insieme vogliono ora difendere il nostro Paese con una nuova offerta rivolta al presidente americano, di cui non si conoscono i contenuti, nel tentativo di calmare questa tempesta commerciale che rischia di costare caro al nostro Paese, in termini occupazionali e di crescita economica.
Il macigno dei dazi si inserisce in una serie di problematiche con cui il Governo, e con esso anche il Parlamento, erano comunque già chiamati a doversi confrontare da tempo. Una di queste, di certo tra le più ostiche, riguarda i conti della Confederazione e le misure di risparmio, forgiate proprio dalla ministra delle Finanze Karin Keller-Sutter. Un grande cantiere, con riduzioni di spesa che si fanno già sentire e che continueranno a farlo anche nel corso dei prossimi anni. Tra i tanti tagli previsti ce n’è uno di portata minore ma che ha fatto parecchio discutere nel corso delle ultime settimane e che riguarda i risparmi previsti nei conti di Gioventù e Sport (G+S), il principale programma di promozione dello sport nel nostro Paese. Un sistema creato nel 1972 e che in questi 53 anni è riuscito a imporsi grazie all’organizzazione di corsi, di campi di allenamento e anche con un programma di formazione continua per monitori e allenatori. Un’iniziativa che si è sviluppata sempre di più e che ora «è vittima del proprio successo», come ha fatto sapere lo scorso mese di giugno l’Ufficio federale dello sport, che gestisce questi programmi a livello nazionale.
I dati parlano chiaro: da anni le varie proposte formulate da Gioventù e Sport fanno registrare un costante aumento del numero di iscritti, culminati nelle cifre da primato del 2024, anno in cui su scala nazionale ben 680 mila giovani hanno partecipato a una delle attività organizzate da G+S, con un incremento pari al 6% rispetto all’anno precedente. E questo anche grazie all’introduzione di discipline considerate «nuove», come ad esempio l’aikido o il kickboxing. Un successo su cui pesa ora l’ombra dei risparmi pubblici. Ogni anno il Parlamento approva un credito-quadro, che nel 2024 era stato fissato a 115 milioni di franchi. Una somma che l’anno scorso è stata totalmente utilizzata, senza però andare nelle cifre rosse. Pericolo che è stato scongiurato anche per il 2025, ma solo grazie a misure di risparmio interne. L’anno prossimo questo credito-quadro rischia però di non bastare a causa dei tagli che la Confederazione vuole imporre a G+S, pari a 2 milioni e 200 mila franchi.
Crescono gli iscritti, aumentano le discipline proposte, ma il credito-quadro rimane lo stesso, è questa la morsa in cui si trovano al momento questi programmi sportivi. Nel concreto ciò significa che i sussidi messi a disposizione per corsi e campi di allenamento verranno ridotti del 20%, anche per poter soddisfare un numero di proposte in costante aumento. Un brutto colpo per le varie associazioni sportive, scuole comprese, che fanno capo a questi contributi e un guaio con cui deve fare i conti anche il Movimento scoutistico svizzero, pure lui sostenuto dai fondi della Confederazione. I risparmi non si limitano al solo 2026, ma sono previsti pure negli anni successivi, anche se l’ultima parola spetta comunque ancora al Parlamento, che di anno in anno dovrà approvare queste misure inserite nel preventivo della Confederazione.
Con un ulteriore ostacolo all’orizzonte, visto che in futuro i tagli potrebbero anche essere più incisivi se confrontati con quelli previsti per l’anno prossimo. Rispetto al bilancio globale dell’Amministrazione federale si tratta comunque di cifre esigue, ma che rischiano di indebolire un ambito di grande valore. Non per nulla diverse federazioni sportive temono che questi risparmi possano anche intaccare in modo irreversibile la promozione dello sport popolare, quello che in tedesco viene chiamato il «Breitensport» e che costituisce da sempre la pietra angolare su cui poggia l’insieme della politica dello sport in Svizzera. Diverse le federazioni che hanno già fatto sentire il loro dissenso, su tutte citiamo l’Associazione Svizzera di Football, che si è detta «preoccupata» da questa misura, considerata non è soltanto «un segnale fatale ma anche un esercizio contabile con conseguenze sociali di grave portata» visto che per i giovani lo sport è anche un importante veicolo di socializzazione. Accese anche le reazioni da parte del mondo politico e qui spicca la posizione molto critica dei Cantoni romandi, che all’unisono hanno inviato al Consiglio federale una presa di posizione congiunta, in cui si legge tra l’altro che questi tagli si ripercuotono anche sul «lavoro di migliaia di volontari che costituiscono la spina dorsale dello sport popolare in Svizzera».
Sul tema è stata anche lanciata una petizione online, che ha finora raccolto ben 170 mila sottoscrizioni. In attesa del dibattito in Parlamento, ci sono da registrare anche le parole di Martin Pfister, il ministro dello Sport, in carica da poco più di quattro mesi. A suo dire ci sono sempre dei margini di miglioramento, anche nel sostegno a Gioventù e Sport, al momento però i conti della Confederazione impongono dei sacrifici anche in questo settore. «Devo dare il mio sostegno alle misure di risparmio della Confederazione», ha dichiarato il neo-consigliere federale. Appuntamento dunque in autunno, quando i conti del preventivo 2026 approderanno in Parlamento. Una cosa è certa: di Gioventù e Sport sentiremo ancora parlare.