Il business della Gen Z

«Se vuoi che la tua azienda sia pronta per il futuro, devi capire la prossima generazione. Oggi è la Generazione Z a dover essere conquistata: entro il 2025 rappresenterà il 27% della forza lavoro e supererà i baby boomer. Se la tua azienda vuole essere a prova di futuro, deve comprenderla. Allora, cosa stai aspettando?». È quanto si legge su zeam.ch, il sito dell’agenzia di marketing e consulenza fondata nel 2020 a Zurigo dagli svizzeri Yaël Meier, nata a Lucerna l’8 maggio 2000, e dal giovane compagno di affari e di vita Jo Dietrich, con un master in International management alla Nova School of Business and Economics, vicino a Lisbona (Portogallo). Hanno due figli piccoli e, nel novembre 2020, sono entrambi entrati nella lista della rivista Forbes 30 Under 30, che premia chi si distingue per innovazione, impatto e successo nella regione DACH: Germania (D), Austria (A) e Svizzera (CH).

A Il caffè dei genitori e ne Le parole dei figli, da anni stiamo cercando di capire la forza d’urto e di cambiamento della Generazione Z: in famiglia, nel linguaggio, sul posto di lavoro. Navigare su zeam.ch è come fare un ripasso accelerato su come funziona il cervello degli adolescenti, sentendolo direttamente dalla loro voce. E il risultato è ancora più impressionante! «Non potremmo vivere senza Internet. E ci chiediamo come si possa arrivare puntuali senza Google Maps. Lo smartphone è un’estensione del nostro braccio e tutto ciò che accade digitalmente è per noi reale tanto quanto ciò che accade nella vita “reale”. Il mondo digitale è il mondo in cui ci sentiamo a casa. Utilizziamo le nuove tecnologie in modo intuitivo e troviamo sempre un modo per trarne vantaggio. I nostri modelli di riferimento sono le persone che vediamo sui social media. Ci mostrano cosa è possibile fare e come possiamo farlo anche noi. I social media ci permettono di connetterci con il mondo intero. Lì subiamo ingiustizie, cerchiamo informazioni e uniamo le forze con persone che la pensano come noi per fare qualcosa al riguardo».

Ma la storia di Yaël Meier e Jo Dietrich è un esempio emblematico. Ci insegna anche e soprattutto un’altra cosa: spiegare chi sono i giovani di oggi, come ragionano e che tipo di vita professionale desiderano è diventato un mestiere! Lo scorso aprile, su queste pagine, Virginia Stagni, classe 1993, oggi a capo del marketing per l’Italia della multinazionale zurighese The Adecco Group, ci ha spiegato che i giovani della Gen Z cercano un lavoro che rispecchi la loro identità più che il prestigio dell’azienda. Risultano molto più esigenti delle generazioni precedenti e pongono al centro il bisogno di chiarezza su ruolo, retribuzione e prospettive di crescita. Se non trovano risposte convincenti, cambiano strada senza esitazione. Ne Le parole dei figli abbiamo compreso il loro motto: quiet quitting. Un’espressione che significa «fare lavorativamente il minimo indispensabile: non stai abbandonando il tuo lavoro, ma stai abbandonando l’idea di andare oltre. Il lavoro non è la tua vita. Il tuo valore non è definito dalla tua produttività». In questo contesto si inserisce la promessa di Yaël Meier e Jo Dietrich: «Conosciamo i giovani e mettiamo queste conoscenze a disposizione delle aziende. Vuoi capire cosa si aspettano i giovani talenti da un datore di lavoro e come puoi attrarli? Vuoi proporre il tuo prodotto a un target giovane? Il nostro team è tra i relatori più richiesti nella regione DACH. Parleremo di Generazione Z, Nuovo Lavoro e Metaverso». È il business della Gen Z sulla Gen Z: «La battaglia per accaparrarsi i lavoratori migliori e più qualificati è iniziata e le richieste della Generazione Z pongono sfide importanti alle aziende. Questa generazione non è facile da conquistare neanche come gruppo di clienti. Bisogna affrontarli con nuovi prodotti e attraverso altri canali». Per le aziende conoscerli evidentemente sta diventando una doppia necessità: da un lato c’è l’esigenza di reclutarli come nuova forza, dall’altro di conquistarli come acquirenti dei loro prodotti. Assumere e vendere alla Gen Z!

Non sono gli unici. Yaël Meier e Jo Dietrich sono solo alcuni dei protagonisti di questa necessità. Nel saggio Gen Z: Für Entscheider:innen (tradotto Gen Z, Per i decisori, ed. Campus Verlag, agosto 2022), a cui anche loro due hanno collaborato tra gli altri curatori, ed entrato nella classifica della rivista tedesca «Der Spiegel», viene sottolineato: «In particolare le aziende si stanno chiedendo: cosa spinge la Generazione Z? E come puoi collaborare al meglio con lei? Quasi un terzo della popolazione mondiale appartiene alla Generazione Z, e sono loro che potrebbero rendere la nostra società adatta al futuro, se solo glielo permettessimo. I giovani di oggi tra i 10 e i 27 anni sono caratterizzati da preoccupazioni per l’ambiente in cui vivono e presentano il più alto tasso di malattie mentali mai registrato. Allo stesso tempo, sono più connessi e tecnologicamente più esperti di qualsiasi generazione precedente: sono i primi veri nativi digitali». Uno degli altri curatori del libro, Hauke Schwiezer, imprenditore e innovatore tedesco, cofondatore e ceo di Startup Teens, un’iniziativa no-profit che promuove l’imprenditorialità tra i giovani, assicura: «L’adozione di una mentalità più aperta e inclusiva, che valorizzi le idee dei giovani, è essenziale per il futuro delle imprese. Le aziende che desiderano rimanere innovative e competitive nei prossimi dieci anni dovrebbero considerare l’inclusione di giovani talenti nel loro consiglio di amministrazione».

Sull’argomento la stessa Yaël Meier tiene lezioni e interventi in ogni dove: «Capire la Generazione Z: cosa li muove e cosa si aspettano»; «Giovani, digitali, esigenti: come le aziende dovrebbero comunicare con la Generazione Z»; «Nuovo mondo del lavoro, nuove regole del gioco: come la Generazione Z sta cambiando il mercato del lavoro»; «Marketing di nuova generazione: come i marchi possono rimanere rilevanti per la Generazione Z»; «L’autenticità non è un’opzione, è un prerequisito».

La squadra di Zeam è un chiaro esempio di come le aziende devono integrare la flessibilità, l’autenticità e una comprensione profonda della cultura digitale nei loro approcci. Questi i loro profili di presentazione: Yaël Meier (co-fondatore): «Il mio capo d’abbigliamento più costoso esiste solo in formato digitale». Jo Dietrich (co-fondatore): «Puoi contattarmi solo 4 giorni a settimana». Malena Violinista (sceneggiatore): «In Zeam posso lavorare dove e quando voglio». Michele Kessler (responsabile creativo): «Ceo di Messaggi Vocali». Michele Hofmann (responsabile delle operazioni e della finanza): «Ciò che amo di più del lavoro da remoto è il mio cane». Linge Jonker (responsabile della comunità social): «Nessuno passa più tempo su TikTok al lavoro di me». Ajla Hamzcic (TikTok Face): «Se non posso farlo in pigiama, non lo farò». Jocelyne Kuhn (sceneggiatore): «Myspace Tom è stato il mio primo amico su internet». Alex Di Jesus Afonso (responsabile tecnico creativo): «Su Internet conduco una seconda vita come detective». Più chiaro di così…

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