L’Europa deve reagire, ecco come

by Claudia
11 Agosto 2025

È evidente che Donald Trump non sa cosa farsene della tradizionale alleanza con gli europei. È stato arrogante con la Svizzera. Lo è stato con l’Ue, che si è lasciata umiliare. Il primo ministro francese François Bayrou ha commentato, dopo l’accordo sui dazi al 15%: «È un giorno triste, quello in cui un’alleanza di popoli liberi, riuniti per affermare i loro valori e difendere i loro interessi, si rassegna alla sottomissione». Ma l’opposizione ha avuto buon gioco a rispondergli che così parla un analista, non un primo ministro, che avrebbe semmai il dovere di agire. Tutto questo dà il segno della debolezza della Francia e di quello dell’Europa. Anche perché in Francia l’alternativa all’attuale Governo non è un Governo più europeista, ma lo scontro tra due populismi contrapposti, uno di estrema sinistra e uno – molto più forte – di estrema destra, i quali segnerebbero entrambi la fine dell’Europa così come la conosciamo. Il problema è che l’Europa sta dando una prova di sé talmente pessima da rafforzare chi ne decreterebbe la fine. Personaggi come il premier ungherese Viktor Orbàn, che ha sentenziato: «Trump si è mangiato Ursula a colazione». Voi direte: ma l’Ungheria non fa parte degli Usa; fa parte dell’Ue. In teoria non sta con chi ha mangiato, ma con chi è stato mangiato… Anche questo misura l’assurdità della situazione.

Il patto siglato da Ursula von der Leyen nei possedimenti scozzesi di Trump è un patto leonino. Da una parte l’arroganza di un presidente che comunque è stato eletto dal popolo. Dall’altra l’arrendevolezza di una politica che deve costruire ogni giorno nel Parlamento europeo una maggioranza variabile, che in teoria include socialisti e democratici ma a volte strizza l’occhio a sovranisti e populisti. In mezzo c’è l’Italia. Che rivendica una speciale sintonia politica con Trump, ma non sa che farsene. E vede calare sul proprio export la mannaia dei dazi, senza avere nulla in cambio. Alla fine trovi sempre un sovranista più grosso di te. Il patto tra Europa e Usa non è una cosa seria. Per comprare dagli Usa energia e armi per 750 miliardi, l’Europa dovrebbe smettere di importare gas da qualsiasi Paese al mondo, compresi quelli con cui ha un accordo in essere, e disdire le commesse militari alle proprie aziende. Inoltre von der Leyen si è impegnata, a nome degli europei, a investire negli Usa altri 600 miliardi: cifre in libertà, tipo i fantastiliardi di zio Paperone. «Ad impossibilia nemo tenetur»: nessuno è tenuto a ottemperare a obblighi impossibili. Ma Trump non è tipo da latinorum. Trump è il lupo di Fedro, che accusa l’agnellino di aver intorbidito l’acqua; e se non può essere stato l’agnellino, che non era ancora nato, allora sarà stato un suo avo.

L’unico linguaggio che uno come Trump capisce al tavolo negoziale è il linguaggio della forza. Quindi il problema riguarda, prima ancora della Francia, il Paese economicamente più forte d’Europa: la Germania. È tedesca e cristianodemocratica Ursula von der Leyen. È tedesco e cristianodemocratico il cancelliere Merz, l’unico – a parte Orbàn – ad aver commentato con gioia la vittoria negoziale di Trump. La Germania si illude forse di aver messo in sicurezza la sua traballante industria automobilistica. Ma consegnandosi a Trump ha rinunciato alla propria leadership europea e sancisce la propria debolezza politica, con metà Paese in cui la prima forza è il sovranismo anti-europeo. Che fare? Sottomettersi per davvero? No. L’unico modo che l’Europa avrebbe per reagire sarebbe un grande piano per reindustrializzare il Continente. E rilanciare i consumi interni. In Europa, e in Italia in particolare, i salari salgono meno dei prezzi, e la pressione fiscale sui ceti medi è insostenibile. Ma per diminuire le tasse ai produttori, e in particolare al ceto medio impoverito, senza tagliare sanità scuola sicurezza, bisogna prendere i soldi là dove ci sono. Il vero scandalo è l’impunità fiscale garantita ai padroni della Rete, ai coniatori di criptovalute, ai re della rivoluzione digitale e dell’intelligenza artificiale. I Paesi europei oggi tassano pressoché al 50% chi porta a casa tremila euro netti al mese. Un simile sistema non è sostenibile. Lo spazio politico di qualsiasi partito europeo nei prossimi anni sarà la difesa del ceto medio: più salari, più investimenti, più consumi e meno tasse. L’alternativa è quella additata dall’impotente premier francese Bayrou: la sottomissione. Il declino definitivo dell’Europa.