Un varietà senza sorpresa

by Claudia
11 Agosto 2025

A Verscio, il "Miraculus" dell’Accademia Dimitri mostra il limite del passaggio da scuola a scena, dove l’applauso atteso non sempre trova la sua ragione

Siamo stati testimoni della nascita, della crescita e dello sviluppo di tutte le iniziative con il marchio Dimitri che hanno trovato il terreno ideale a Verscio. Il suo Teatro è ormai un’istituzione affermata e meta turistica molto gettonata, soprattutto durante il periodo estivo, grazie alla pacifica invasione dei numerosi confederati che adorano iniziare dal Ponte Brolla le escursioni alla scoperta delle terre di Pedemonte passando in pellegrinaggio dal villaggio del celebre clown. Sede della scuola di teatro – oggi Accademia e all’alba del suo giubileo (50 anni) – Verscio colora l’estate con gli exploit di giovani attori che, al termine del triennio di formazione, mettono in pratica quanto imparato.

Ma sugli esiti, il giudizio deve fare astrazione dall’indulgenza che si concede normalmente ai novellini per avvicinarsi a quella severità che la vita riserva a chi si affaccia alla professione. La riflessione scaturisce dalla recente visione di Miraculus, il Variété firmato dall’Accademia Teatro Dimitri e presentato nella storica sala del paese pedemontano.

Nel 1988 e per iniziativa di Dimitri, il Variété nasce con l’obiettivo di integrare diverse specialità legate a un’arte di natura circense per poi divenire materia anche per il palcoscenico. Musica, danza, pantomima, jonglage, acrobazia, maschere, improvvisazione e clownerie sono gli ingredienti che con il Variété dovrebbero amalgamarsi attorno a una storia. Quasi sempre pretestuosa, possibilmente comica, la tenue trama viene architettata come un collante per i diversi siparietti che costituiscono la sostanza dello spettacolo.

Il Variété nasce dunque con quello spirito raggruppando professionisti dell’allora Compagnia Teatro Dimitri con l’aggiunta di qualche promettente allievo. Ha poi coinvolto gli studenti del secondo anno di formazione chiamati a esibire le loro capacità espressive e più recentemente lo spettacolo porta in scena i futuri diplomati del terzo anno in aggiunta ai saggi finali.

Miraculus ha schierato sette ragazzi, tanti sono infatti gli allievi che hanno ultimato la formazione, affiancati da due ex allievi chiamati dalla regista Nancy Fürst per dar loro manforte. E si capisce il perché.

Tranne un paio di loro, i ragazzi che abbiamo visto sul palco non ci sono sembrati così maturi nel rappresentare quelle forme teatrali performative che sono la caratteristica dell’Accademia. Tralasciando i due rinforzi, decisamente bravi nel tenere assieme il tutto (gli ex allievi Georgia Paleogianni e Juan Bautista Poniz), la storia di un ciarlatano che vuole meravigliare con «miracoli» basati su numeri di canto e danza uniti a pallidi sketch umoristici non decolla (assente l’improvvisazione). Insomma, il tutto ci è parso decisamente insufficiente, con la sensazione che ne serpeggiasse la consapevolezza ai piani alti. Auguriamo comunque migliore sorte per il futuro a Bejo Christen, Mirjam Gfeller, Gratianne Lagauzère, Maria Sofia Rizzi, Léonie Rossel, Anjane Rupp e Leonie Stalder.