Colpi di pedale d’antan in gran compagnia

Il Ticino del pedale ha scritto pagine importanti della storia del ciclismo. Presente e passato, anche remoto. E l’occasione per ridare colore a questo film, in particolare a quei fotogrammi ancora in bianco e nero che raccontano di epiche imprese sulle nostre strade, ce lo offre La Belvedere, che da diversi anni va in scena nel Mendrisiotto. Il tutto con la regia di Mandricardo Capulli, Andrea Bellati e Flavio Rusca, pronti… a scattare sui pedali per mettere in piedi la nona edizione di questa ciclostorica.

«Andrea ha alle sue spalle diversi anni di pedalate nel gruppo da professionista, mentre per Flavio e il sottoscritto la bicicletta rappresenta una passione. Che personalmente coltivo da anni, in particolare in qualità di collezionista», racconta Mandricardo Capulli. «Dal nostro comune amore per il pedale, nove anni fa è appunto nata La Belvedere, associazione senza scopo di lucro voluta per puntare i riflettori su una regione, il Mendrisiotto, che ha dato tanto al mondo del ciclismo. L’idea era quella di portare tutti gli appassionati del pedale sulle stesse strade e nella stessa regione in cui si sono illustrati i grandi campioni. E la rispondenza è stata subito enorme, al punto che il primo anno i partecipanti erano una sessantina o giù di lì. Cifra che anno dopo anno è cresciuta esponenzialmente, fino a sfiorare, da un paio di edizioni a questa parte, quota trecento».

Un bel po’ di partecipanti che annoverano anche chi è portatore di disabilità: «Affinché la nostra manifestazione possa essere identificata come una grande festa della bicicletta a 360 gradi, e non da ultimo inclusiva, da diversi anni collaboriamo con altre associazioni, fra cui gli InSuperAbili, con lo scopo di dare la possibilità a tutti, e dunque anche alle persone con capacità motorie ridotte, di potervi partecipare. Per questo abbiamo pure allargato il ventaglio delle due-ruote consentite alle mountain bike a pedalata assistita e alle handbike».

Chi vuole infine calarsi fino in fondo nello spirito della ciclostorica momò può farlo presentandosi al via con un tocco più «rétro»: «Per essere “in regola” con i parametri della ciclostorica, va ricordato che alla classica pedalata (non competitiva) sono ammesse le biciclette d’epoca, quelle con almeno quarant’anni di vita alle spalle, con i tubi dei freni all’esterno di manubrio e telaio e il cambio sul suo montante principale. Le biciclette “vere”, il cui ricordo viene conservato in un angolo del nostro cuore. Anche perché la bicicletta, un tempo, non era solo un “attrezzo” degli sportivi o dei cosiddetti pedalatori della domenica, ma costituiva per gran parte della popolazione il principale mezzo di trasporto per recarsi al lavoro».

E vintage è anche il dress code che molti scelgono di sfoggiare in occasione de La Belvedere: «Il classico maglione di lana (proprio quello che appena indossato ti provoca un prurito che non ti togli di dosso finché non l’hai sfilato alla sera) non può mancare nel guardaroba dei veri affezionati della nostra manifestazione. La Belvedere non è però solo pedalare. È anche il piacere di stare assieme, di prendersi il tempo per godersi il panorama e le ricchezze che ha da offrire il Mendrisiotto, partendo dalle classiche osterie e passando ad esempio dal Colle degli ulivi, attraversando il Monte Morello, la Tenuta Montalbano e via discorrendo».

Le date da annotare con il pennarello rosso sono quelle di sabato 23 e domenica 24 agosto, il luogo è presto spiegato: «Il Medrisiotto è una regione che ha dato tanto al ciclismo. Sulle salite di questa regione hanno sudato alcuni grandi campioni del pedale. Penso ad esempio all’Acqua fresca, strappo di poco meno di 800 metri ma con una pendenza media superiore al 10% che porta a Castel San Pietro. O alla mitica Torrazza di Novazzano, 1750 metri con una pendenza pure oscillante sul 10%, teatro della grande sfida dei Mondiali del 1971 tra gli indimenticati Felice Gimondi ed Eddy Merckx… Per quel che invece concerne i big del ciclismo che in questa regione hanno dato i primi colpi di pedale, non si può non citare Emilio Croci Torti, grande professionista dal 1946 al 1956. Posti e nomi che hanno reso grande il ciclismo, in una regione che, oltretutto, ha stretto un legame profondo con il mondo del pedale, prova ne è che il locale Velo Club vanta una storia ultrasecolare. Con la nostra ciclostorica abbiamo anche riscoperto capitoli di tradizione paesana che in molti conoscevano solo per averne sentito parlare da genitori o nonni».

E qui, Capulli svela una chicca: «La famiglia Felappi ci ha fatto omaggio della bicicletta costruita nel 1948, marca Allegro, che si presume appartenesse a Fermo Redaelli, un ex campione momò del pedale. Noto ai più con il nomignolo “Nai” perché quando scattava lui, non ce n’era più per nessuno. Era appunto “nai”, come si usava dire in buon dialetto, e alla concorrenza non restava che mettersi il cuore in pace e rassegnarsi alle posizioni di rincalzo». Quella del Nai, a ogni buon conto, non è la bicicletta più “anziana” che si è presentata ai nastri di partenza della Belvedere: «Nelle edizioni passate abbiamo avuto appassionati provenienti dall’Italia che si sono presentati con modelli risalenti al 1920 o giù di lì. Ma la vera “veneranda” è quella di Augusto Schera, tra i fedelissimi de La Belvedere, che ogni anno si ripresenta puntuale con la sua Allegro costruita addirittura nel 1910».

Vince chi arriva per primo? «No, e tengo a ribadirlo: non si tratta di una pedalata competitiva, ma di uno stare in compagnia. E se non c’è una statistica di chi taglia per primo il traguardo, abbiamo però quella dell’ultimo arrivato, tanto alla partenza quanto all’arrivo: è il noto speaker radiofonico Paolo Guglielmoni, un fedelissimo de La Belvedere. In pratica ci regoliamo su di lui: quando prende il via Paolo, sappiamo che anche l’ultimo partecipante è in strada, e quando lo vediamo completare il percorso, annunciamo la chiusura della manifestazione».

Qual è il segreto che ha permesso a La Belvedere di arrivare alle porte del suo primo lustro di vita? «La passione e l’amore per la bicicletta: viva la bicicletta!».

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