In ferie con l’IA

Potremo ricordare le vacanze estive di quest’anno come le prime in cui l’IA ha messo il naso nei nostri borsellini. Da più parti negli scorsi giorni è stato confermato che sia il prezzo dei biglietti aerei e ferroviari, sia quello delle infrastrutture turistiche non è più influenzato dalla legge della domanda e dell’offerta, ma dall’analisi dei nostri dati in possesso dei grandi aggregatori di proposte turistiche. Dati, occorre dire, che non derivano dalla nostra attività interna a quei siti specifici, ma che vengono tratti più in generale da tutti i nostri comportamenti, da tutte le interazioni con la Grande rete.

È finita per sempre, quindi, l’epoca in cui si rincorrevano le migliori occasioni (voli a pochi franchi e pacchetti alberghieri a prezzi super convenienti). Sono servite in passato forse proprio per invogliarci ad usare quegli strumenti. E oggi ci rendiamo concretamente conto che la nostra profilazione digitale, di cui è ormai assurdo lamentarsi, perché è stata fortemente voluta e provocata dai nostri comportamenti stessi, inizia a diventare operativa anche in questo settore del mondo economico.

Il principio che regola il mercato è sempre di più quello legato non al valore in sé dei prodotti (in questo caso delle offerte turistiche) ma al prezzo che noi stessi siamo pronti a pagare per ottenerli. Sulla base di questo concetto, ci siamo visti quest’estate appioppare salassi considerevoli per situazioni di emergenza, cioè necessità di alloggio a breve scadenza, oppure biglietti ferroviari, nello specifico per le linee inglesi, a prezzi raddoppiati. Alla nostra reazione di stupore, l’operatore britannico allo sportello ferroviario ci ha guardato quasi con commiserazione. «Ma come, non lo sapete? Bisogna prenotare prima, molto prima!». L’involontaria citazione jannacciana ci ha proprio spiazzato (come facevamo a sapere prima una cosa che abbiamo deciso solo oggi?), ma è il frutto dei tempi e di una tendenza che in realtà si va delineando da anni. Siamo solo noi quelli rimasti alle vecchie concezioni di «servizio pubblico», come qualcosa di immanente, di fisso nel tempo. I prezzi dei biglietti del treno, queste entità apparentemente solide e sacre, sono entrati ormai da tempo nella logica di un mercato mobile e imprevedibile, quasi fossero emanazioni di una dinamica da bolla azionaria, in balia di fluttuazioni opportunistiche magari anche un po’ irrazionali.

Verrebbe d’istinto la domanda, anche questa piuttosto obsoleta, fuori moda, sul come difendersi da una situazione del genere. È possibile tornare a usufruire di servizi e prodotti sulla base della logica, ormai solo apparentemente razionale, del «giusto prezzo»? Evidentemente no. L’unico consiglio paradossale per difendersi da questa deriva e dalla profilazione digitale sarebbe quello di inventarsi un’identità fittizia, o meglio di cercare di aggirare le raccolte dati automatiche, mantenendo comportamenti discreti e controllati, in modo da lasciare il minor numero di tracce digitali sulla rete. Ma è davvero possibile? Sicuramente no. Le serate trascorse sul divano o in poltrona a spulciare gli shop online sul nostro tablet sono ormai diventate talmente un’abitudine da inchiodarci per sempre. Sanno tutto di noi, almeno Amazon, eBay, Booking e TripAdvisor, se non AliExpress e Temu. L’altra sera, addirittura ci siamo scoperti a diffidare dello smartphone innocentemente appoggiato sul tavolo. «Non parlare di vacanze a voce alta» ha detto un amico. «Quello ascolta, registra, e fa aumentare i prezzi, se solo capisce dove vogliamo andare…».

A questo punto l’unica possibilità che abbiamo sembra quella di riderci sopra, di praticare un minimo di autodifesa umoristica. E poi di sperare che un giorno anche i prezzi delle Casse malati possano essere messi in balia di un meccanismo simile. In mancanza di volontà politica, magari l’IA potrebbe metterci una pezza. E poi no, non funzionerebbe neanche lì. Tornando a Jannacci, si finirebbe di nuovo sul ritornello sarcastico: «Se me lo dicevi prima, che ti ammalavi, potevi pagare di meno. Ma bisognava saperlo prima, molto prima…».

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