Paradiso e dintorni

«Dopo oltre cinquant’anni di giornalismo, partito – come molti – da abbondanza di certezze, mi ritrovo avvolto dallo spaesamento, dentro una selva di dubbi, inquietudini, domande alle quali non è facile o forse anche impossibile trovare risposte». Arrivo a pagina 52 dell’ultimo libro di Giuseppe Zois, giornalista assai noto in Ticino, già direttore de «Il Giornale del popolo», per incontrare l’uomo di fede e di dubbi che, da poco travolto da un grave lutto famigliare (al quale peraltro non fa mai cenno nel testo) si interroga «su quello che si prospetta nel dopo-vita, paradiso e dintorni».  

Un volumetto – Nella traversata della vita. Dal dolore alla speranza (Villadiseriane, 2025, pp. 168) – denso e impressionistico nel quale l’autore sfrutta il proprio abbondante materiale costruito in decenni di «incontri, conversazioni, interviste con educatori, precettori, sociologi, psicoterapeuti, esperti di filosofia, donne e uomini del credere», per raccontare le nebbie del dolore che colpiscono, prima o poi, ognuno di noi e gli spiragli di luce che ogni tanto le fendono.

Tra i compagni di strada raccolti attorno al suo itinerario riflessivo, appaiono con ampie citazioni anche numerosi ticinesi: dalla filosofa Lina Bertola ai vescovi emeriti Pier Giacomo Grampa ed Eugenio Corecco, dallo psichiatra Graziano Martignoni (che firma la prefazione) all’ex procuratore Antonio Perugini, al teologo Sandro Vitalini.  

Ne esce una riflessione appassionata a più voci, dolente e al contempo speranzosa, tra poesie, ragionamenti laici, visioni spirituali e preghiere. Non c’è retorica cimiteriale, ma confronto franco e vertiginoso col mistero del dolore e della morte, soprattutto della morte prematura. Incontriamo di pagina in pagina i maestri del post-Concilio, ma anche compagni di viaggio che non ti aspetteresti, da de Gregori che riflette sulla vedovanza a Dacia Maraini che forse riassume in una frase il senso universale di questa ricerca: «Per me il tempo, l’universo, la sacralità della vita costituiscono un mistero che non so risolvere. Accetto il misero e mi adeguo al suo enigma».

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