Voci, visioni e destini nell’editoria ticinese

Fabio Pusterla, Fiumi nefrite vortici, Marcos y Marcos

Un filo sottile lega il vissuto personale a una riflessione sul presente collettivo. In Fiumi nefrite vortici, ultima raccolta di Fabio Pusterla, si trovano intrecciati dati scientifici e immagini poetiche, che restituiscono una voce in bilico tra urgenza etica e scavo intimo. I temi si alternano: l’Occidente smarrito, i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, il degrado ambientale, l’egoismo diffuso – ma anche l’età che avanza, la memoria, i nipoti. Tale tensione genera un verso limpido e denso, dove il confronto tra resistenza e stanchezza si fa forma. Lo dimostra la poesia-emblema del libro: «Sul ciglio di qualcosa, rivolo o scarpata, / tra macchie cupe di rovi e viluppi d’ortiche / non si sa come spunta un giglio / rosso. Fiore d’argine e fosso, / rosso di lingua antica, / dice di andare avanti / dice che la fatica non è mai troppa per chi non rinuncia / a vivere la vita».

Il giglio, solitario e vitale, diventa figura della perseveranza: un gesto lirico che nasce nel contrasto tra debolezza fisica e disciplina formale. A dominare è uno sguardo vigile, che registra degrado e derive politiche, ma non rinuncia al conforto dell’affetto e del linguaggio come atto di fiducia. La poesia, qui, è strumento di resistenza contro l’erosione della realtà.

Giovanni Soldati, L’impazienza della falena, Fontana Edizioni

Chi ha paura del buio non dovrebbe leggere gialli. O forse sì, se il buio è quello dove si aggira la falena di Giovanni Soldati: creatura notturna, ostinata, fragile, che cerca la luce sapendo che potrebbe bruciarla. L’impazienza della falena ci consegna una commissaria Adriana Veri vulnerabile e affilata, colpita da un agguato e circondata da una squadra smarrita che deve decifrare il mistero e reinventarsi senza la sua guida.

Soldati affina il suo stile, restando fedele alla commistione tra indagine, introspezione e malinconia. A contare non è solo il colpo di pistola, ma ciò che lo precede: un malessere, un’urgenza, un volo scomposto. Il romanzo indaga il lato in ombra dell’identità, il punto cieco tra coraggio e inquietudine.

Un nuovo tassello in una saga che mette a nudo più cuori che indizi.

Diego Bernasconi, L’uomo che perde i pezzi, Be Strong Edizioni

Null’ultimo romanzo di Diego Bernasconi si può morire di burocrazia, rinascere in una sessione di meditazione collettiva e scoprire che l’unico vero conforto è una raclette condivisa. Il noto sceneggiatore teatrale di Mendrisio, in questa sua terza prova editoriale, spalma una brillante mistura di comicità surreale, infarcita di teorie sul Litio e umanissime fragilità. Il romanzo si apre con una sequenza da setta new age, ma presto si trasforma in un affresco tragicomico dell’uomo medio svizzero, alle prese con sussidi agricoli, aperitivi stantii e drammi familiari. Nel mentre l’autore padroneggia elenchi degni di Perec sotto acido: contributi, fiori, animali e alcolici si rincorrono come in un inventario poetico dell’assurdo. Il tono, sempre sul filo del grottesco, lascia affiorare momenti di malinconia e tenerezza.

Monica Piffaretti, Le idi di giugno, Salvioni Edizioni

Ci sono segreti così oscuri che chi pensava di esserne uscito indenne è pronto a uccidere anche dopo decenni per tenerli sepolti. Ciò che accadde quella notte sul treno è uno di quelli difficili da smascherare, compito che spetta proprio alla nostra detective ticinese Delia Fischer.

Ambientato nel tormento del regime franchista, Le idi di giugno è un romanzo giallo-noir, la cui trama si svolge tra la Spagna e la Svizzera e racconta il movimentato viaggio verso Ginevra di quattro ragazzi in fuga dalla politica dittatoriale. Partiti da Barcellona, però, dei quattro studenti solo tre arriveranno a destinazione. Cosa sia accaduto al leader del gruppo su quel treno sta a Delia-la-Segugia scoprirlo. Non mancheranno gli ostacoli e i colpi di scena, ma con l’aiuto di una cliente molto speciale della Fischer investigazioni, la Catalana, Delia si farà forza affinché giustizia sia fatta.

L’ultimo libro di Monica Piffaretti, le idi di giugno, chiude il quadrittico delle stagioni di Delia Fischer, insieme all’inverno con Rossa è la neve, l’autunno con Nere foglie d’autunno e la primavera con La memoria delle ciliegie. Chissà se la Detective Fischer tornerà con altri nuovi misteri da risolvere…

Davide Staffiero, Loggia K, EdiKit Editore

Che cosa accade quando una figura all’apparenza marginale si ritrova, senza volerlo, al centro di un sistema di potere? Picchiatore professionista, alcolizzato, misantropo e senza prospettive: non esattamente la definizione di un uomo affidabile, eppure questo è Livio Soldini detto «l’avvocato» che per un fortuito malinteso si ritroverà all’interno di un’oscura società segreta, invischiato tra gli ingranaggi del potere.

Loggia K racconta lo stravolgimento della vita del nostro protagonista quando la sera del suo cinquantesimo compleanno trova misteriosamente una tessera che lo porterà dalle bettole più malfamate agli attici extra lusso, trasportandolo tra intrighi e complotti dalle conseguenze inattese.

Con la sua quarta opera narrativa, Davide Staffiero, autore classe 1984 nato e cresciuto in Svizzera, ritorna al romanzo. Dopo il suo esordio nel 2018 con un romanzo breve Il programma, il suo thriller distopico Dalle 9 alle 6 e infine una raccolta di racconti dal titolo Pruriti, con Loggia K Staffiero si conferma un autore poliedrico dai mille interessi proponendoci una miscela tra pulp surreale e satira distopica, inoltrandosi nei meccanismi del potere raccontati con una tagliente vena ironica.

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