Il Cicerone, le bandierine colorate, il classico selfie di gruppo. Tutti stereotipi? «La verità è che cerchiamo di fare stare bene i nostri ospiti, di offrire dei momenti speciali per assaporare e scoprire il nostro territorio». Patricia Carminati, attiva nel turismo da 33 anni, presidente dell’Associazione Guide Turistiche della Svizzera italiana (www.guidesi.ch), sodalizio quest’anno al traguardo del suo trentesimo anniversario, ci illustra la fotografia di una professione in fermento, in definitiva ancora alla ricerca di una sua solida identità e in attesa di essere istituzionalmente riconosciuta. Confrontata con una grande concorrenza, specie dalla vicina Italia, richiede tanta passione e la capacità di reinventarsi ogni giorno.
Siamo in agosto. Tra i periodi più frenetici dell’anno per il settore?
Lo sono soprattutto giugno e settembre. Ma io dico che bisogna proprio amare questo lavoro ed essere flessibili, perché non si hanno mai orari, lavoriamo nei weekend e nei giorni festivi. Talvolta in un giorno abbiamo solo due ore di occupazione, altre volte siamo attivi fino a tarda sera o molto presto il mattino. Ci spostiamo tra le località del Ticino da sud a nord, un giorno sei a Lugano, un altro in Valle Verzasca. Facciamo anche tour in bicicletta con le nostre guide certificate Swiss Cycling. L’attività è davvero variegata e con molte sinergie con altri operatori nel territorio.
E sembra di intuire che ci sia tanta concorrenza. Con guide «abusive» che operano in Ticino.
In realtà non possiamo definirle così, perché non c’è una legge che vieta alle guide provenienti da altri Paesi di svolgere il nostro mestiere. Dobbiamo distinguere: c’è la figura della guida locale che fa turismo di accoglienza; poi ci sono le accompagnatrici turistiche che arrivano da altri Paesi insieme ai loro gruppi. Noi, quali guide turistiche locali, che conoscono molto bene il territorio, prendiamo in carico gli ospiti. Il problema sorge quando alcune accompagnatrici svolgono la nostra attività in loco, talora non restituendo un’immagine propriamente autentica del Ticino. Raccontano alcune cose, una foto ricordo e si congedano. E questo è triste. Il nostro lavoro richiede invece un’anima.
Non vi sentite insomma tutelati professionalmente?
La nostra professione in sé non è regolamentata in Svizzera. Noi possediamo una nostra tessera, con i loghi dell’Agenzia Turistica Ticinese e delle diverse Organizzazioni Turistiche Regionali, con le quali collaboriamo da oltre 25 anni, che tuttavia non ha un valore comparabile al patentino di cui sono in possesso le guide turistiche dei Paesi dell’Unione europea. Il problema è che anche chi non ha la tessera può lavorare nel nostro Cantone. Ed è una criticità che vogliamo risolvere non tanto per la concorrenza, ma per garantire la qualità delle visite e l’immagine del nostro territorio. Oggi in Ticino siamo 62 guide turistiche affiliate alla nostra associazione di categoria e dotate della tessera. Ci battiamo da tempo su questo fronte. La novità è l’attivazione di un gruppo di lavoro che è stato istituito da poco, del quale fanno parte i diversi partner turistici, unitamente alla Scuola specializzata superiore alberghiera e del turismo di Bellinzona, al Dipartimento del territorio e all’Istituto della formazione continua.
Un altro fronte aperto riguarda la creazione di una vera e propria formazione ad hoc per le guide turistiche.
Esatto. Il gruppo di lavoro, del quale come GuideSI facciamo parte, intende raggiungere essenzialmente due obiettivi: il primo concerne la realizzazione di una formazione, con il preciso compito di formare guide turistiche di qualità per il futuro del turismo in Ticino, capaci di restituire bene le caratteristiche del territorio. Un curriculum formativo che si apra anche alla conoscenza di più lingue, un aspetto decisamente importante per il nostro lavoro. Il secondo obiettivo riguarda invece il riconoscimento della nostra professione a livello cantonale/federale, che rappresenta una grande sfida che richiederà probabilmente degli anni.
Si riesce a vivere in Ticino lavorando come guida turistica?
Sì, ma dipende da quante lingue si parlano e di quanto tempo si vuole dedicare a questa professione. Una quindicina di noi svolge questa professione a tempo pieno. La maggior parte degli affiliati affianca, invece, al nostro lavoro altre attività professionali, si tratta di una scelta personale.
Rispetto al passato sono cambiati i profili dei turisti in termini di esigenze?
I turisti adesso cercano quella che universalmente viene definita «esperienza». Un termine che a me personalmente non piace molto, perché ritengo che tutto in realtà rappresenti un’esperienza. Il visitatore richiede cose semplici, autentiche, genuine. Il nostro punto di forza, in Ticino, secondo me risiede nel fatto che le nostre città sono ancora vere. Abbiamo visto di recente le difficoltà che hanno conosciuto Como, Venezia o Barcellona, luoghi divenuti come Disneyland, un posto solo da visitare in cui le persone del luogo non abitano più. Occorre dunque mantenere il concetto di sostenibilità nel turismo, dove le città in primis siano confortevoli per chi ci abita e di conseguenza saranno interessanti per chi le visita. Un altro aspetto riguarda la gastronomia, molto richiesta, e il Ticino in tal senso è un luogo fantastico.
Che cosa spera che un visitatore porti con sé, al di là delle fotografie, alla fine di una visita guidata?
Il nostro lavoro è bellissimo e di grande stimolo perché facciamo stare bene le persone. Se queste persone si portano a casa qualcosa – come aver bevuto il vino in un boccalino – forse è segno che è quello che più ricordano con maggiore piacere. Entra nelle loro menti il fatto che esiste una Svizzera che parla italiano e un Paese con tante culture, tanti mondi. Come guide turistiche a noi non interessa essere delle enciclopedie, ma di adattarci piuttosto alle richieste dei singoli ospiti.
Da quali enti ricevete gli incarichi di lavoro? Quali le sfide di domani?
Ci sono da un canto le Organizzazioni Turistiche Regionali che ci contattano per accompagnare giornalisti o tour operator con il compito di promuovere il nostro territorio, ma poi ci sono privati, agenzie di viaggio, le scuole o il semplice passaparola. Oggi la nostra sfida è quella di proporre agli ospiti qualcosa che da soli non potrebbero realizzare. Con la diffusione dei social e di Instagram, questa è diventata una prova ancora più grande. Noi dobbiamo andare oltre e avere molta creatività. Gli ospiti, dal canto loro, devono rilassarsi e non pensare a niente. Ritengo personalmente che con l’avvento delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale la nostra professione non sparirà, perché le persone amano il contatto umano. Tra noi affiliati inoltre c’è molta collaborazione e rispetto del singolo territorio in cui ognuno opera, per cui vale una nostra regola concordata di dare sempre la priorità a chi in quel posto vi abita e quindi lo conosce meglio. Nel nostro quotidiano non accompagniamo soltanto gruppi, ma anche tante coppie o famiglie, anche tante persone sole. Esistono, infatti, anche molti ticinesi che richiedono una guida turistica. E fra i progetti in programma abbiamo anche la realizzazione di visite guidate per non udenti.