Francesco Piemontesi dopo dodici anni lascia la direzione artistica del festival con amicizie artistiche e grandi orchestre
Le Settimane Musicali di Ascona e Locarno festeggiano i loro primi ottant’anni con un’edizione storica, che è anche l’ultima (di dodici) disegnata da Francesco Piemontesi.
Maestro, perché lascia la direzione artistica?
Perché è giusto, dopo un lungo periodo, che i festival cambino: sono convinto che il mio successore, Christoph Müller, saprà rinforzare la struttura organizzativa della rassegna. E perché, a 42 anni (è nato nel 1983 a Locarno, ndr.), sono entrato nella stagione che un grande pianista quale Alfred Brendel identificava come la più feconda per un musicista, quella tra i quaranta e i sessant’anni. Voglio mettermi nelle condizioni di esprimere tutto ciò che posso dare.
È già indicato da critica internazionale e principali istituzioni concertistiche come uno dei grandi pianisti d’oggi. Dove vuole arrivare?
Non è una carriera sportiva, non si tratta di traguardi da raggiungere; è il piacere di suonare nel miglior modo possibile. Suonare con le grandi orchestre trasmette un’energia pazzesca, è quasi diabolica la potenza emotiva che mi suscita l’essere avvolto dagli strumenti di certe meravigliose orchestre. D’altronde, è anche bello il recital solistico, dove tutto dipende dal solista e ci si prepara per calamitare il pubblico per novanta minuti; e come rinunciare alla musica da camera, con quel dialogo con altri musicisti che, una volta scattata la sintonia, sgorga quasi improvvisando?
La sintonia con certi grandi artisti sembra essere all’origine del cartellone 2025.
Lo è infatti: per la mia ultima edizione ho voluto invitare colleghi-amici con cui si è creato un legame particolarmente profondo.
Inaugurazione il 2 settembre con Robin Ticciati sul podio della Chamber Orchestra of Europe.
Una volta, a Istanbul, in una sala piena di gatti, suonammo il Concerto K 466 di Mozart tra i miagolii: fu difficilissimo rimanere concentrati, soprattutto nella delicatezza del secondo movimento. Al termine, in camerino, scoppiammo a ridere da non riuscire più a smettere. Un episodio buffo, che rinsaldò un rapporto già ricco di grande affinità artistica.
Suonò Mozart, il K 503, anche con Gianandrea Noseda, che l’accompagnerà nell’Imperatore di Beethoven dal podio della Mahler Chamber Orchestra.
Fu uno di quei momenti in cui la forza dell’orchestra mi travolse; eravamo a New York, tre serate, il pubblico sempre entusiasta; Noseda ha un’energia debordante, e la sa trasmettere agli orchestrali e al solista.
Perché il quinto concerto di Beethoven come addio al festival?
Perché lo suono da poco; avevo più volte eseguito i primi quattro, ma per l’Imperatore non mi sentivo ancora pronto, l’ho tenuto anche dopo il Secondo di Brahms, da tanti ritenuto l’Everest pianistico. Quando ho iniziato l’avventura alla guida delle Settimane Musicali non l’avevo ancora suonato, mi sembrava bello chiudere questa esperienza proprio con questo brano.
In generale, come sono nati i programmi dei vari concerti?
Dialogando con gli artisti. Ad esempio, per l’inaugurazione Ticciati accompagnerà il soprano Golda Schultz in arie e canzoni di Gershwin, Weill, Stravinsky, Korngold e Bernstein: ci teneva tantissimo e sono sicuro che ci incanterà. Le voci del Mala Punica (6 ottobre, ndr.) prendendo spunto dagli affreschi giotteschi conservati al Papio, hanno impaginato un’antologia di compositori coevi al pittore e attivi nel padovano, da Cicogna a Matteo da Perugia e Ortiz. Chouchane Siranossian desiderava cimentarsi durante la stessa serata (28 settembre) col violino barocco e quello moderno, e così suonerà la Ciaccona di Bach e poi il Duo di Ravel con la violoncellista Sonia Wieder-Atherton.
Il 17 riproporrà il concerto che lei suonò a Istanbul, ma ad eseguirlo, nella doppia veste di pianista e direttore, sarà Maksim Emel’janyčev, alla guida del Pomo d’Oro.
Un musicista straordinario. La prima volta che suonammo assieme fu a Brema; in programma, il primo concerto di Beethoven, che prevede una lunga introduzione orchestrale. Appena attaccò mi stregò per le sonorità che riusciva a ottenere dall’orchestra, ma guardandolo sembrava non fare nulla: era incredibile, contro le leggi della fisica, ma quei suoi movimenti, così inconsueti per un direttore, facevano suonare l’orchestra in modo semplicemente meraviglioso.
A proposito di formazioni che suonano meravigliosamente, il 23 sbarcherà a Locarno la Budapest Festival Orchestra, col suo fondatore Ivan Fischer che accosterà la settima sinfonia di Beethoven a un suo brano, la Dance Suite per violino e orchestra.
Anche qui potrei citare la prima volta che suonammo insieme: mi ritrovai avvolto da timbri, fraseggi e colori incredibili, mi sentivo deliziato, eppure Fischer continuava a dare indicazioni, e in maniera talvolta anche piuttosto brusca; e vedevo che ognuno dei due orchestrali che condividevano il leggio si affannava ad appuntarle a matita sullo spartito, segno che la qualità già incredibile dell’orchestra poteva crescere ancora
E la prima volta con Ton Koopman, che chiuderà la rassegna il 23 ottobre guidando la sua Amsterdam Baroque Orchestra and Choir nell’oratorio Athalia di Händel?
Mi colpì il suo modo di dare indicazioni ai musicisti: meticoloso, preciso, ma ironico; dettava e poi commentava: «Ecco un’altra osservazione del professor Koopman», scherzando sulla sua fama di pioniere della filologia musicale. In effetti è stato lui a stimolarmi verso l’esecuzione filologicamente informata. Chiuderemo con un oratorio bellissimo, che entrambi desideravamo portare al Festival, pieno di cori splendidi.
Lei suonerà una seconda volta, in duo con un altro grande pianista, András Schiff.
Anche questo era un progetto cullato a lungo. È stato uno dei primi grandi artisti che ho invitato alle Settimane, come me ha eseguito l’integrale delle Sonate di Schubert, forse il mio autore prediletto; non vedo l’ora di suonare con lui il Grand Duo.
Charles Dutoit guiderà l’Osi e il coro della Filarmonica Ceca di Brno tra Stravinskij e i Mottetti di Bruckner.
Fu lui a farmi debuttare con un’importante orchestra svizzera, che all’inizio non mi voleva, forse proprio perché svizzero. Lui disse che se lo volevano sul podio dovevano prendere anche me come solista.
Dirigerà un altro festival?
Ne riparliamo dopo che avrò superato i sessant’anni.
Un sogno da coronare da qui al 2043?
Suonare il concerto di Busoni, difficilissimo, e quello di Schumann ad Amsterdam con l’orchestra del Concertgebouw diretta da Harding.
80 ANNI DI MUSICA
Una manifestazione di piccola taglia, ma di grande tradizione e prestigio. Si dice che quasi tutti i più celebri artisti del mondo siano stati almeno una volta alle Settimane Musicali di Ascona, attratti anche dal clima familiare e caloroso del festival. Parliamo di grandi interpreti come Yehudi Menhuin (che si esibì a 10 riprese dal 1952 al 1974), Isaac Stern (otto apparizioni dal 1954 al 1997), Martha Argerich (1980, 1994, 2019), Mstislav Rostropovich (1984, 1985, 1989), Yo-Yo Ma (1983, 90), Anne-Sophie Mutter (1984, 88), Cecilia Bartoli (1993, 95, 99, 2001), Alfred Brendel (1981, 2013), Daniel Barenboim (1971, 2000), Claudio Abbado (1985, 87, 88), Zubin Mehta (1987), Riccardo Muti (2006), Neville Marriner (1996, 2000), Teodor Currentzis (2017), solo per citarne alcuni.
1946 – Nascono le Settimane Musicali di Ascona
La prima edizione si svolge dal 25 aprile al 2 maggio 1946 nella sala da ballo della «Taverna» di Ascona. Nel concerto inaugurale, l’Orchestra della Radio Svizzera Italiana, diretta da Otmar Nussio, esegue brani di Vivaldi, Busoni, Mozart e la Sinfonia Incompiuta di Schubert.
1949 – Cambio sede
I concerti si spostano nella Sala del palazzo scolastico (la palestra delle nuove scuole comunali).
1951 – Si cambia stagione
Le Settimane si spostano dalla primavera all’estate e il cartellone si allunga: da una settimana a più settimane (fra agosto e settembre).
1968 – Le chiese, sedi ufficiali
I concerti sono ospitati nelle chiese del Collegio Papio ad Ascona e di San Francesco a Locarno
1976 – Fine di un’era, inizio di un’altra
Scompare il fondatore Leone Ressiga Vacchini. La direzione artistica passa a Dino Invernizzi, professore: guiderà la rassegna per quasi 50 anni. Le SMA si affermano come festival di prestigio internazionale.
2013 – Francesco Piemontesi diventa direttore artistico
Pianista ticinese di fama mondiale, introduce aperture alla musica contemporanea e sperimentale.
2015 – Nasce la Fondazione Settimane Musicali di Ascona
Presidente: Francesco Ressiga Vacchini, nipote del fondatore, già sindaco di Ascona.
2025 – 80esima edizione
15 concerti tra settembre e ottobre con grandi artisti e orchestre coronano l’80esima edizione. Dopo 13 anni, Francesco Piemontesi conclude il suo mandato per dedicarsi alla carriera concertistica.
2026 – Nuova direzione: Christoph Müller
Gli subentra Christoph Müller, manager basilese di grande esperienza, direttore del Menuhin Festival di Gstaad per 24 anni. La sua sfida: traghettare le SMA nel futuro.