Quando dite «questo caldo mi ammazza», non state usando un semplice modo di dire. Non so se la sferza delle canicole possa dirsi definitivamente conclusa per quest’anno: MeteoSvizzera non si sbilancia in previsioni. Ma mentre viviamo qualche giorno sotto i 30 gradi, mi imbatto in uno sconcertante articolo dell’«Economist»: l’ondata di calore durata dieci giorni a partire dal 23 giugno 2025 ha causato, da sola, 2’300 morti in 12 città europee. Non vi figurano località svizzere, ma quella con il numero più alto di decessi è Milano (499), di cui 317 attribuiti direttamente al cambiamento climatico. Milano: la metropoli «fuori porta» per noi ticinesi.
Tutto il mondo sobbolle, ma l’Europa sobbolle di più. Dal 1995, le temperature medie europee sono aumentate di 0,53°C per decennio, più del doppio rispetto alla media globale. Persino la riduzione dell’inquinamento atmosferico, di per sé positiva, ci gioca contro: ha eliminato alcuni inquinanti che riflettevano la luce solare, contribuendo così al riscaldamento.
Il problema? Le nostre città sembrano incapaci di adattarsi. A parità di temperature estreme, il rischio di mortalità è molto più alto in Europa che in Asia o nelle Americhe. A Torino, spiega l’«Economist» citando uno studio pubblicato su «Nature Communications», nei giorni più roventi il rischio di morte aumenta del 50%, contro il 14% di Toronto.
Inoltre, tutta l’Europa soffre, ma le città soffrono di più. Analizzando la percezione del rischio da caldo cittadino a Berna, una tesi dell’Università della capitale mostra che il fenomeno dell’isola di calore urbana può far schizzare la temperatura notturna fino a 10°C in più rispetto alle aree rurali. A questo punto, fossi molto anziano o avessi bimbi piccoli eviterei di vivere in città. Il programma di ricerca sull’amplificazione degli eventi estremi del Climate Physics Group dell’ETH di Zurigo sostiene che, entro il 2100, le ondate di caldo simultanee di giorno e di notte potrebbero diventare fino a 8 volte più frequenti e durare fino a 5 volte più a lungo. Le città svizzere più esposte? Lugano (sì, proprio lei) e Ginevra, seguite da Zurigo, Berna e Basilea.
Che fare? Bisogna ribadire con forza che, oltre alle guerre note e visibili, ce n’è una silenziosa che uccide senza far titoli sui giornali: il surriscaldamento del pianeta. Lo so, di questi tempi la causa non gode di molte simpatie: né in Europa, dove il Green Deal è stato indebolito, né negli Usa, dove il presidente è convinto che il cambiamento climatico sia una «tassa molto costosa» e un «problema inventato».
Sperando in un rinsavimento generale, anche da noi diventa urgente l’adozione di piani urbani di raffrescamento con progetti come la riforestazione e la sostituzione degli alberi abbattuti in passato. En attendand, se vi aggirate in città cercatevi una panchina all’ombra o portatevi un ventaglio.