Il fluxing, ovvero l’arte di adattarsi

«Laddove il caos è la norma, l’obiettivo diventa quello di imparare a navigare in questo flusso senza esserne travolti». A Il caffè dei genitori, mai come in questo periodo, con le vacanze archiviate, la ripresa della scuola, le malefiche chat di classe che parlano di compiti come se fossero i nostri, le attività sportive dei figli che occupano anche i fine settimana e la routine che incombe tra nuove scadenze di lavoro e perenni bucati da fare, queste parole di April Rinne ci sembrano un’àncora a cui aggrapparci. È possibile farcela! Laureata alla Harvard Law School, indicata da «Forbes» tra le 50 principali «futuriste» al mondo e nominata Young Global Leader dal World Economic Forum, Rinne è la teorica del fluxing: la capacità di adattarsi. Anche quando l’incertezza la fa da padrona. Flux è sia un sostantivo che un verbo: come sostantivo significa «cambiamento continuo»; come verbo «imparare a diventare fluidi».

Rinne parla anche per esperienza vissuta e, al confronto, le nostre giornate caotiche diventano poca cosa. A Il caffè dei genitori ci prendiamo il tempo per leggere tutta la sua storia di vita, perché sarà utile per dare valore ai suoi insegnamenti. «Mio padre, geografo culturale, mi ha insegnato a orientarmi (e a uscire dai sentieri battuti) non appena ho imparato a camminare. Amava la diversità, mi incoraggiava a spingermi oltre la mia zona di comfort e mi ricordava ogni giorno: “Il mondo è un posto meraviglioso: andate a scoprirlo!”. Mia madre, nel frattempo, decise di voler crescere una figlia indipendente. Così, quando avevo 7 anni, mi affidò la gestione del mio budget (per tutto, dal materiale scolastico alla biancheria intima). Non avevamo molto in termini di beni materiali, ma investivamo tutto ciò che potevamo nell’istruzione e nei viaggi, e ho imparato fin da piccola come far durare un dollaro per sempre». Poi la vita l’ha messa di fronte a una prova terribile. «Mentre ero all’università, entrambi i miei genitori morirono in un incidente d’auto. In un istante, il mio mondo si capovolse completamente. Dovevo crescere in fretta e capire cosa contasse davvero: i soldi o il senso della vita, cosa pensavano gli altri che dovessi fare o cosa mi suggeriva la mia anima?». Uscendo da questa tragedia, poco più che ventenne, Rinne era piena di dolore e di domande. La sua reazione a questo evento devastante è diventata la base della sua filosofia di vita e del suo lavoro. «Sapevo che il mondo era ingiusto, che la vita era breve e che gli imprevisti potevano sventare anche i piani migliori. Desideravo anche disperatamente sfruttare al meglio il tempo limitato che avevo a disposizione su questa biglia blu e forgiare un percorso di vita che avesse senso per me. Qualcosa dentro di me – posso solo definirlo il mio sesto senso – decise di non preoccuparmi del mio CV e di evitare qualsiasi cosa che assomigliasse a una carriera tipica. Invece, con uno zaino, un budget limitato e senza un indirizzo fisso né la responsabilità genitoriale, sono partita. Il mio obiettivo era vedere come viveva il resto del mondo, così da poter capire come aiutare e quindi cosa fare dopo».

Oggi, come consulente strategico di start-up, aziende, istituti finanziari e organizzazioni non profit in mezzo mondo, l’obiettivo di Rinne è aiutare gli altri a trovare un equilibrio nel caos della vita moderna. I suoi consigli fondamentali sono almeno tre, e a Il caffè dei genitori ci sembrano perfetti per iniziare.

Il primo è correre più lentamente. «In un mondo in cui i ritmi sono incessanti, impara a rallentare il tuo ritmo interiore per dare il meglio di te stesso. Non solo aiuta a combattere il burnout e l’ansia, ma ti permette anche di prendere decisioni migliori».

Il secondo è coltivare la fiducia. «Hai qualcuno su cui puoi contare, qualcuno con cui puoi parlare nella tua vita? Questo è direttamente correlato alla propria felicità. Significa avere qualcuno di cui ti fidi». I tipi di fiducia a cui Rinne si riferisce sono due: quella cognitiva e quella emotiva. «La fiducia cognitiva significa sapere che le persone sono affidabili, ossia che faranno quello che dicono di fare: arriverò in orario, farò un lavoro di alta qualità, rispetterò una scadenza. La fiducia emotiva, o affettiva, significa che qualcuno si prenderà cura di te e ti proteggerà e che tu farai lo stesso per l’altro. La fiducia emotiva viene dal cuore. Mi sento visto? Ho un posto? Ho un senso di appartenenza?». Collaborare con gli altri in questo contesto è indispensabile.

Il terzo consiglio è conoscere il nostro abbastanza. «Nel XXI secolo viviamo in una società in cui più è l’obiettivo: più soldi, più potere, più like, più click, più auto, vestiti, cose. Ed è più di tutto. E infatti sta rendendo molte persone piuttosto infelici. Quando sai che sei abbastanza, invece, inizi immediatamente a vedere l’abbondanza e capisci che la felicità non è qualcosa fuori di te che devi ottenere in qualche momento futuro. Non è più “sarò felice quando”, ma è la comprensione che in realtà posso essere felice proprio ora con abbastanza, proprio come sono».

La lezione di Rinne sul fluxing è pubblicata sul sito turistico della Finlandia (www.visitfinland.com), che riconosce proprio nella capacità di adattarsi al cambiamento uno dei segreti della felicità del Paese – che anche nel 2025 si è classificato come il più felice al mondo per l’ottavo anno consecutivo. Il Rapporto mondiale sulla felicità (World Happiness Report) è stilato dall’Università di Oxford in collaborazione con la società internazionale di sondaggi Gallup e la Rete delle Nazioni Unite per le soluzioni di sviluppo sostenibile. La classifica si basa su una singola domanda: «Immagina una scala con gradini numerati da 0, in basso, a 10, in alto. La cima della scala rappresenta la migliore vita possibile per te, mentre la base rappresenta la peggiore vita possibile per te. Personalmente, su quale gradino della scala ti senti in questo momento?». La Svizzera è al 13° posto su 147 nazioni.

E allora, proviamo a salire nella nostra personale classifica di felicità seguendo i consigli di Rinne. Del resto, l’idea che la felicità sia una competenza da allenare non è nuova. Lo diceva già Epicuro nel III secolo avanti Cristo nella sua Lettera a Meneceo: «Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’anima. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire. Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è, tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per averla». Essere in grado di gioire del quotidiano per Il caffè dei genitori è, forse, quanto di più vicino possa esserci alla felicità.

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