Una tremenda rete internazionale che condivide online video di gatti sottoposti a torture e uccisi. L’ha svelata di recente un’inchiesta della Bbc. Il maltrattamento degli animali, fenomeno non nuovo, che con le tecnologie attuali assume forme e dimensioni angoscianti. Ma se guardiamo di fino ci accorgiamo che altre situazioni sono discutibili, sotto tanti punti di vista. Ce le troviamo davanti agli occhi ogni giorno. Ma partiamo dalle regole.
In Svizzera la Legge federale sulla protezione degli animali – che si applica in particolar modo ai vertebrati – ha lo scopo di tutelare la dignità e il benessere degli stessi (non entriamo nei capitoli riguardanti l’allevamento e gli esperimenti in laboratorio). Come? Essa esige che siano loro evitati «sofferenze», «dolori», «lesioni» e «ansietà». Afferma che non bisogna intervenire in modo incisivo sul fenotipo dell’animale (ovvero non bisognerebbe modificare artificialmente o forzatamente le caratteristiche naturali dell’animale, soprattutto per motivi estetici o commerciali), pregiudicare le sue capacità o strumentalizzarlo eccessivamente (bisognerebbe capire quali sono i limiti…). Il benessere dell’animale – dice sempre la legge – è garantito solo se «le condizioni di detenzione e l’alimentazione non ne compromettono le funzioni fisiologiche o il comportamento e non ne sollecitano oltremodo la capacità di adattamento», «ne è assicurato il comportamento conforme alla specie entro i limiti della capacità di adattamento biologica». È punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria non solo chiunque maltratti, trascuri o uccida un animale ma anche chi «abbandona o lascia andare un animale che teneva in casa o nell’azienda, nell’intento di disfarsene». È espressamente vietata l’importazione di delfini e altri cetacei.
Delfini no dunque ma pitoni, tarantole e diamantini si possono tranquillamente acquistare. In un negozio di animali ticinese abbiamo addirittura visto un axolotl, una specie di salamandra originaria del Messico che in natura è sull’orlo dell’estinzione. In cattività invece il numero di esemplari è piuttosto alto, essendo diffuso come animale «da compagnia» e da laboratorio (si studia soprattutto la sua capacità di rigenerare arti, cuore, occhi e parti del cervello). Sembrava un alieno, solo nel suo piccolo acquario. E costava poco più di 60 franchi. Volontari animalisti ci hanno raccontato: «Gli animali esotici sono difficili da gestire, spesso la gente si stufa in fretta e li abbandona». Speriamo non in un riale. Ma sono così «carini» detenuti – perché questa è la parola corretta, la usa anche la legge federale – in gabbie più o meno grandi, lontani anni luce dal loro habitat naturale. Proprio «carini».
Che dire poi del branco di pesci stipati in un torbido acquario dell’amico di turno che si ricorda a intermittenza di accendere la lampada «da giorno» (sono in cantina). Del geco leopardino freddoloso rinchiuso in 30 litri di teca (il comportamento conforme alla specie sarà assicurato là dentro?). Dei criceti tristi che continuano a correre su una ruota che non li porterà da nessuna parte, se non nelle fauci del gatto domestico. E ci sono anche i gatti al guinzaglio! Già, perché magari chi li compra di razza non vuole lasciarli liberi di andare – come l’anima di felino suggerisce loro – rischiando di farseli rubare (costano!). Le razze vanno forte anche per i cani. Così largo alle malattie, perché si incrociano tra parenti per mantenere la «purezza», si seleziona geneticamente in modo spregiudicato e chi se ne importa delle possibili patologie da conformazione. Salute giù ma estetica al top, insomma.
Legge, realtà. Qualcosa non ci torna. Certo, i video dei gatti torturati e uccisi sono peggio. Tornando al negozio di animali di cui parlavamo, vende anche scatoline di insetti vivi (non tutti ormai), ad esempio per i gechi leopardini: venti grilli impilati uno sull’altro. Saranno anche invertebrati ma per loro nessuna pietà?