Oggi, 8 settembre, il primo ministro francese François Bayrou rischia la sfiducia – il rischio è talmente alto che si parla già del dopo Bayrou – e il 10 settembre il movimento Bloquons tout (blocchiamo tutto) vuole paralizzare la Francia. La rentrée del presidente francese Emmanuel Macron è catastrofica, ma non si può certo dire che sia abituato alla tranquillità. Nel giugno dell’anno scorso, dopo un risultato deludente del suo partito alle elezioni europee, ha deciso di sciogliere il Parlamento e indire elezioni in fretta e furia: l’obiettivo era quello di rallentare l’ascesa della destra estrema, il Rassemblement national, che lo assedia da quando è diventato presidente, e che alle europee era andato molto bene. Sembrava una follia ma il calcolo macroniano non si è rivelato completamente sbagliato, perché a quelle elezioni precipitose non vinse la destra estrema, bensì il fronte frastagliato della sinistra, moderata e non. Solo che, pur avendo schivato (o forse solo posticipato) la conferma del potere della destra estrema, Macron ha condannato il Governo all’instabilità permanente, e infatti si ritrova di nuovo con un primo ministro prossimo alla sfiducia. Che cosa farà Macron per tamponare l’ennesima emorragia di consensi? Potrebbe nominare un nuovo premier e ritentare la fortuna o potrebbe dissolvere di nuovo il Parlamento, con l’obiettivo di vivacchiare ancora, fino al 2027, quando scade il suo mandato presidenziale e lui non si potrà più candidare (la sua successione è più incerta che mai). Oppure potrebbe essere costretto a dimettersi, ed è quello che si augurano – o che pretendono – gli attivisti che vogliono bloccare il Paese.
Il 10 settembre è soltanto l’inizio ma sembra già spaventoso. Anche perché Bloquons tout è un mostro anti-macroniano che è andato crescendo in modo nebuloso, per lo più sui social. Si è fatto il paragone con i Gilet gialli, che hanno iniziato la loro protesta nel 2018, ma a ben vedere la natura dei manifestanti di oggi sembra diversa. I Gilet gialli nascevano dal dissenso contro l’aumento del prezzo della benzina: erano automobilisti che avevano preso il gilet giallo catarifrangente dal bagagliaio e si erano messi nelle rotonde a bloccare il traffico. Quel malcontento legittimo e presto calmato da nuove misure governative fu dirottato da altri movimenti e finì – come spesso finisce nella Francia dello spirito rivoluzionario – con la guerriglia urbana nelle strade di Parigi.
Bloquons tout nasce da un video realizzato con l’intelligenza artificiale pubblicato su Tiktok l’11 luglio. Una voce robotica su un’immagine fissa di una donna e di una bandiera francese chiama la popolazione alla mobilitazione: «Il 10 settembre si ferma tutto, non per fuggire, ma per dire no. Isolamento del popolo, silenzio totale, resistenza pacifica» (l’account è @nouslesessentiels83 e nasce su Telegram). Tre giorni dopo il messaggio viene ripreso su X e si trasforma in un volantino azzurro in cui si chiede, per il 10 settembre, il boicottaggio totale della Francia: l’autrice del post, Sarah X, dice di non avere alcuna appartenenza politica, però il post viene condiviso e ripostato da molti account legati all’estrema destra sovranista, putiniana e complottista. Il «blocco assoluto e totale» si salda con un’altra mobilitazione, che fa capo all’hashtag #JeSuisNicolas – si riferisce all’espressione «È Nicolas che paga», la sintesi della stanchezza dei francesi nei confronti delle tasse, del peso della burocrazia, del malfunzionamento della macchina pubblica. L’insofferenza economica è il collante, nasce l’account ufficiale di Bloquons tout, che spiega le ragioni del boicottaggio e che poi si trasforma nella richiesta di dimissioni sia di Bayrou sia, soprattutto, di Macron.
Su Bloquons tout converge tutto il risentimento francese nei confronti dell’attuale amministrazione, si va dalla Frexit (l’uscita della Francia dall’Unione europea, che nemmeno il Rassemblement national chiede più; per capire di che cosa stiamo parlando si può vedere l’account TikTok e il sito Les essentiels) ai vaccini, da «Zelensky è un dittatore» al budget fatale presentato da Bayrou. C’è chi dice che ci sia anche lo zampino straniero, della Russia in particolare, tanto abile nel rimestare nella delusione popolare dei Paesi europei, ma la mobilitazione, almeno per quel che si può vedere sui social, lambisce tipologie diverse di persone e non è certo più soltanto una cosa di estrema destra o di estrema sinistra. Per questo c’è una grande allerta da parte delle autorità che si stanno organizzando per evitare che questa valanga di rivendicazioni si trasformi in sommossa, senza essere affatto sicure di riuscirci.