Menopausa, tra prevenzione e benessere

«Avevo 49 anni quando sono cominciate le prime vampate, poi è arrivata l’insonnia e un’irritabilità che non mi riconoscevo. Ho deciso di parlarne con il mio ginecologo che mi ha spiegato cosa stava accadendo. Ho iniziato un percorso personale che non era solo medico: ho cambiato dieta, mi sono iscritta a yoga e ho iniziato a dormire di nuovo. Oggi ho 54 anni e mi sento più in equilibrio di quando ne avevo 40. Dico alle donne più giovani di non aspettare il disastro: informatevi e prendetevi cura di voi». Amelia (nome noto alla redazione) spiega che, per molte donne, la menopausa arriva come un evento scomodo di cui si parla ancora poco, e spesso in modo impreciso. Eppure, è un passaggio fisiologico cruciale nella vita femminile che, se affrontato con le giuste informazioni e il supporto di professionisti competenti, può essere vissuto con equilibrio, consapevolezza e anche serenità.

Oggi più che mai è fondamentale affrontare apertamente questo tema, per superare il tabù che ancora circonda una fase della vita femminile spesso complessa, con ricadute non solo sul piano personale, ma anche su quello professionale. A questo proposito, per la prima volta, è stato commissionato uno studio a livello nazionale dal quale emerge che ben un terzo delle donne interrompe l’attività lavorativa durante questo periodo della vita. Lo studio, presentato a inizio settembre e promosso dalla professoressa Petra Stute (responsabile della clinica ginecologica dell’Inselspital di Berna) in collaborazione con la società Women Circle, si basa sull’esperienza diretta di quasi 2300 donne lavoratrici già in menopausa o nella fase che la precede. Ne emerge che, per molte, i disturbi legati alla menopausa sono talmente significativi da avere un impatto diretto sulla vita professionale. Nel dettaglio oltre una su cinque riduce il proprio orario di lavoro, quasi una su otto si prende una pausa, mentre alcune arrivano a cambiare professione o a uscire del tutto dal mondo del lavoro.

Il dottor Giovanni De Luca, specialista in ginecologia e ostetricia alla Clinica Sant’Anna di Sorengo, ci ha guidato tra miti da sfatare, strategie preventive e possibilità terapeutiche che permettono di affrontare menopausa e post-menopausa in modo positivo e personalizzato. Una fase che inizia ben prima della scomparsa del ciclo e che può trasformarsi in una vera occasione di rinascita. Lo specialista fa appello alle domande più frequenti delle sue pazienti, fra cui: «“Sono in pre o post menopausa?”. Spiego loro che la menopausa non è un giorno preciso, bensì un processo: è il momento in cui tipicamente finisce il ciclo mestruale e, quindi, si conclude la fase fertile della vita di una donna. Ma non possiamo aspettarci un evento puntiforme da identificare per darne una definizione “didattica”, perché per parlare di menopausa dobbiamo aspettare che sia finito il ciclo mestruale da almeno un anno». Non è un cambiamento on/off dall’oggi al domani: «La produzione di ormoni come progesterone, estrogeni e anche testosterone diminuisce in modo graduale. Un calo che avviene nel tempo, ed è proprio questo processo di progressivo esaurimento ormonale che definisce la perimenopausa». E pure il termine premenopausa non si riferisce a un breve periodo a ridosso di questo naturale processo nel corpo della donna: «La premenopausa, in senso ampio, comprende tutto il periodo che va dalla nascita fino all’inizio della transizione menopausale. Infatti, già dalla pubertà il ciclo mestruale non è regolare: nelle adolescenti può essere abbondante, ravvicinato o molto lungo. Poi segue la fase fertile, tra i 20 e i 40 anni circa, ma anche lì il corpo si adatta continuamente, influenzato da gravidanze, allattamento e stile di vita».

La perimenopausa si contestualizza in quel periodo di «cambiamento naturale» nella vita di una donna che va circa dai quarant’anni in poi quando, spiega il ginecologo, molte donne iniziano a sperimentare i sintomi legati alle variazioni ormonali: «Accade perché si va incontro a un naturale esaurimento della riserva ovarica: gli ovociti rappresentano un patrimonio già presente alla nascita e diminuiscono fino ad esaurirsi completamente in menopausa; ciò si accompagna alla progressiva riduzione di ormoni sessuali (in particolare gli estrogeni) che non sono più sufficienti a sostenere adeguatamente le funzioni di molti organi e tessuti. Nella donna, infatti, un gran numero di tessuti è fortemente dipendente dagli ormoni». Questo processo fisiologico espone il corpo della donna a una nuova «vulnerabilità» dei tessuti fino a quel momento in un certo senso «protetti» dagli estrogeni. Un esempio su tutti: la maggiore attenzione che bisogna riservare al sistema cardiocircolatorio, capitolo che De Luca stesso definisce «molto ampio, merita ulteriore approfondimento».

Per le possibili conseguenze delle vulnerabilità, entriamo nel discorso della terapia ormonale sostitutiva e dei pregiudizi ad essa correlati, soprattutto in passato: «Negli anni 2000, la terapia ormonale sostitutiva è stata spesso demonizzata, focalizzando quasi esclusivamente sul rischio oncologico senza considerare i suoi reali benefici. Bastava pronunciare la parola “ormoni” e ci si spaventava, anche a causa di alcuni studi spesso mal interpretati che hanno creato un allarme sproporzionato. Ma oggi, con una popolazione femminile che vive sempre più a lungo in postmenopausa (una fase che in passato era marginale) è fondamentale riconsiderare l’importanza di questa terapia». Per fortuna, negli ultimi anni nuove evidenze scientifiche hanno riportato equilibrio nel dibattito: «E anche noi medici stiamo finalmente superando il pregiudizio che ha a lungo permeato la terapia ormonale sostitutiva». Il tema del cancro va certamente affrontato e contestualizzato, ma prima è fondamentale parlare dei benefici di questa terapia: «Sul sistema cardiovascolare, sulla salute ossea, sulle capacità cognitive, sul benessere generale e sulla qualità della vita. In medicina esiste il principio chiave dell’omeostasi, cioè il mantenimento dell’equilibrio e dello stare bene. Anche in menopausa, se la donna non sta bene e la qualità della vita si riduce, è nostro dovere intervenire e, come ogni trattamento medico, la terapia ormonale sostitutiva ha benefici e potenziali rischi, però da valutare sempre nel giusto contesto clinico e individuale».

Fondamentale il ruolo del medico e le relative scelte terapeutiche condivise, includendo pure terapie naturali come l’agopuntura e altre, se necessarie: «Nella fitoterapia esistono rimedi per i sintomi della menopausa, con beneficio minore rispetto alla classica terapia ormonale. Perciò, è fondamentale un follow-up medico, anche quando si opta per terapie naturali». L’essenziale accompagnamento del medico aiuta la donna a superare vecchi retaggi culturali, permettendole di riposizionarsi in modo più consapevole rispetto a questa fase della vita: «La menopausa è un evento naturale, ma anche un infarto o un tumore lo sono, eppure li trattiamo. Allo stesso modo, se la menopausa comporta un disagio reale, è doveroso intervenire». Attorno ai quarant’anni la donna può accogliere con consapevolezza il periodo di vita che l’attende: «Può prepararsi alla transizione menopausale adottando uno stile di vita sano: attività fisica regolare, come camminate o sport almeno tre volte a settimana, riduzione di fumo e alcol, e un’alimentazione equilibrata povera di carni rosse e cibi processati. È un periodo evolutivo, non negativo, che va affrontato con consapevolezza, ciascuna secondo la propria storia individuale».

Il dottor De Luca invita a una consapevolezza a cui si dà ancora troppo poco valore: «La menopausa non è una fine, ma un nuovo inizio. Il vero cambiamento spesso non è il sintomo fisico, ma la percezione di un tempo che passa, di una bellezza che cambia. In un’epoca che esalta l’esteriorità, è difficile accettare nuove priorità. Ma proprio qui sta l’opportunità: spostare lo sguardo dall’apparire all’essere, dal compiacere gli altri al prendersi cura di sé. È il momento di vivere i secondi quarant’anni con più consapevolezza, più libertà e più autenticità. Non per tornare indietro, ma per rinascere, davvero».

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