Fitoterapia: sono molte le piante con proprietà antiallergiche, tra le più conosciute il Sambuco e l’Agrimonia
Sintomi di reazione allergica sono presenti nel 30-40% della popolazione mondiale. Chi soffre di allergia ai pollini sa molto bene quanto possano risultare fastidiose certe giornate di grande sole, o, peggio, di vento. Il miracolo della primavera che si ripete purtroppo porta con sé un aumento della concentrazione di pollini nell’aria causato dalla fioritura degli alberi. La presenza di pollini, anche se in misura minore, continua sino al tardo autunno, gli sbalzi climatici fanno la loro parte. Ed è proprio quando nell’ambiente la concentrazione dei pollini è al massimo che il sistema immunitario dei soggetti ipersensibili manifesta i ben noti sintomi come il «raffreddore da fieno» con il suo contorno di occhi gonfi, infiammati, arrossati, starnuti frequenti, tosse, stanchezza, mentre i disturbi peggiorano per chi soffre di asma.
Se si sceglie di non ricorrere ai farmaci di sintesi la Fitoterapia ha molti rimedi da proporre. Come sempre, non si forniscono qui consigli di terapia ma solo informazioni, insistendo sulla necessità di rivolgersi a un medico o a un terapeuta specializzato che dopo un’attenta anamnesi, possono individuare la pianta indicata per ogni singolo caso.
Le maggiori proprietà antiallergiche sono racchiuse in piante come il Sambuco, l’Agrimonia, il Ribes nero, il Faggio, la Piantaggine, la Liquerizia, l’Eufrasia e l’Elicriso.
Chi non conosce il Sambuco? nome scientifico Sambucus nigra L, dal greco sambyke, lo strumento musicale che si otteneva con i rami svuotati dal midollo; lo troviamo nei boschi umidi, nelle siepi, tra i ruderi con i suoi candidi fiorellini a grappolo, le foglie verdi e le bacche nere, fiorisce da aprile a maggio in tutta Europa. I Celti lo piantavano attorno alle case e alle stalle per preservarle dai malefici e dai serpenti, in particolare nell’Europa centro settentrionale i contadini si inchinavano sette volte per ringraziarlo dei sette benefici che si ottenevano con le sue parti. Corteccia, foglie e fiori si raccolgono da maggio a giugno, i fiori si fanno essiccare all’ombra e si conservano in scatole di cartone, hanno azione pettorale sudorifera, diuretica ed emolliente; i frutti, o bacche, raccolti da agosto a settembre, essiccati al sole o al forno, si conservano in barattoli di vetro, contengono numerose vitamine e minerali, hanno proprietà antinausea, lassative e antinevralgiche. Nella medicina popolare antica quando ogni cura medica era fondata sulla sperimentata conoscenza degli effetti di ogni erba, l’infuso delle giovani foglie era somministrato contro la tosse e per abbassare la pressione sanguigna, il decotto di fiori di sambuco, foglie d’ortica, foglie e fiori di malva era usato per suffumigi, lavaggi nasali e raffreddore di testa. Nel vino bianco o rosso, si lasciavano macerare per 3 mesi fiori di sambuco e miele, il tutto, detto «enolito» era filtrato e assunto a piccoli bicchieri contro la tosse; il succo delle bacche era lasciato fermentare per produrre un altro vino medicinale, il «vino di sambuco», mentre con un terzo di bacche fresche e 2 terzi di prugne secche si ottenevano ottime marmellate lassative e diuretiche.
Un’altra pianta dalle spiccate proprietà antiallergiche è l’Agrimonia: Agrimonia eupatoria L, nome volgare erba di San Guglielmo. Questa modesta pianta dal fusto eretto e dai delicati fiorellini gialli può passare inosservata fra le erbe, la scorgiamo nei prati aridi, preferibilmente calcarei delle zone collinari e montane, negli spazi incolti, lungo i fossi e le strade fino a 1500 metri di altitudine. Come quasi sempre in Fitoterapia la stessa pianta per le sue molteplici proprietà, può essere indicata per disturbi di tipo assai diverso: la medicina tradizionale cinese le attribuisce proprietà astringenti, disintossicanti, antiparassitarie ed emostatiche, romani e greci la usavano per le malattie epatiche, come vulnerario e antiveleno, nel Medioevo per fratture, tracce di colpi, gonfiori, dolori e morsi di serpenti si applicava un impiastro di Eupatoria sminuzzata nel grasso. Il decotto della pianta, mescolato con brodo, era bevuto dai malati di asma e di patologie polmonari croniche, le foglie essiccate erano impiegate come succedaneo del tè, o per infusi e decotti, l’infuso di fiori cura la diarrea e ha un buon sapore di albicocca. Gabriele Peroni, nel suo Trattato di Fitoterapia, scrive di avere ottenuto risultati molto incoraggianti nel trattamento delle allergie respiratorie, alimentari e da contatto, particolarmente in casi refrattari ad altri trattamenti con remissione completa e senza ricadute anche dopo molti anni, impiegando, secondo i casi e la reattività delle persone, la Tintura madre di Agrimonia in associazione con una o più delle seguenti preparazioni: Ribes Nero, Viburno, Elicriso.
Bibliografia
G. Peroni, Trattato di Fitoterapia, Driope ovvero il patto tra l’uomo e la natura, Nuova IPSA ed.