La regina dello streaming letterario

by Claudia

Classici pop: Jane Austen resta al centro della scena audiovisiva con titoli che ne riscrivono il mito

Dunque, chi è la regina dello streaming letterario? Indubbiamente Jane Austen. L’autrice britannica, pur avendo scritto pochissimi romanzi, risulta infatti seconda solo a Shakespeare come impatto cinematografico per singola opera. Un dato che conferma quanto le sue narrazioni abbiano influenzato la cultura popolare, nonostante si situi tra i principali pilastri del canone letterario anglosassone.

Permetteteci una parentesi. Si parla tanto di intelligenza artificiale e degli usi che se ne possono fare. Tra questi, va indubbiamente citata la ricerca, fermo restando che resta soggetta a errori di ogni sorta. Vogliamo però fidarci questa volta, avendole chiesto (con prove incrociate a più riprese) di fornirci anche le fonti. Non è facile trovare statistiche corrette perché esistono molte variabili. Per cui ci siamo poi inventati una sorta di «quoziente di adattabilità» (q.a.) chiedendo a ChatGpt di calcolare il numero degli adattamenti diviso il numero di opere di uno stesso autore, per capire quali sono quelli più adattati per il cinema o la TV. Ebbene i romanzi di Jane Austen raggiungono un q.a. pari a 8,33 (50 adattamenti, su 6 opere scritte), Shakespeare surclassa tutti con un 10,79 (410 adattamenti su 38 opere). Seguono Victor Hugo, Charles Dickens, Leo Tolstoj, J.K. Rowling, Agatha Christie, Jules Verne, Stephen King e H.G. Wells.

L’indiscusso rendimento cinematografico delle opere firmate dalla Austen conferma la nostra intuizione, dal momento che solo nel 2025 sono in uscita ben tre lavori che riguardano il suo universo (riferiti anche a romanzi di altri autori che hanno la nostra autrice quale protagonista): il 4 maggio è uscito negli Stati Uniti, su PBS Masterpiece, Miss Austen, miniserie in quattro episodi tratta dal romanzo di Gill Hornby (Neri Pozza Editore). Prodotta dalla BBC e diretta da Aisling Walsh, la serie segue il viaggio di Cassandra Austen (interpretata da Keeley Hawes) che – corrono gli anni Trenta dell’Ottocento – tenta di recuperare e distruggere le lettere private della sorella Jane (interpretata da una vivace Patsy Ferran) per proteggerne la reputazione. Per quanto ci è dato sapere, il racconto non parla solo di letteratura, ma di sorellanza, solitudine e sacrificio. Al momento non abbiamo trovato informazioni né sull’uscita di una versione italiana né circa le piattaforme che la ospiteranno da noi.

Un tocco francese arriva invece da una commedia dal titolo già programmatico: Jane Austen Wrecked My Life (Jane Austen ha distrutto la mia vita, Ndr), che ha debuttato nelle sale francesi a gennaio, ed è sbarcata in questi giorni in America. Diretto da Laura Piani, il film racconta l’influenza ingombrante dei romanzi austeniani sulla vita sentimentale della protagonista, interpretata da Camille Rutherford. È una variazione leggera sul tema dell’eredità romantica, e gioca sul contrasto tra ideali letterari e disastri quotidiani. Anche qui, nessuna distribuzione italiana confermata finora.

E poi c’è la nuova versione di Orgoglio e pregiudizio prodotta da Netflix. Sei episodi, sceneggiatura firmata da Dolly Alderton per la regia di Euros Lyn. Emma Corrin sarà Elizabeth Bennet, Jack Lowden vestirà i panni di Mr. Darcy, e Olivia Colman quelli della signora Bennet. La produzione è stata avviata proprio in questi giorni.

Nell’attesa, ci stiamo riguardando molti dei film già preesistenti (tutti su Netflix). Da Orgoglio e pregiudizio del 2005 (splendido e intramontabile), alla versione più moderna di Persuasione (2022) che ha convinto pochi, ma ha incantato noi, tanto da sperare che la nuova miniserie ne segua le tracce, dando dell’opera una rilettura contemporanea, e rinfrescata da musiche anche fuori contesto, con uno sguardo nuovo ma affettuoso verso il romanzo fondativo del romanticismo moderno, secondo la nuova tendenza del racconto in costume contemporaneo, in termini di stile e forma estetica. Alla Bridgerton, oppure – di pubblicazione più recente – come il divertente Manuale per signorine. Dove vengono violati diversi must della narratologia, con protagoniste che si fanno spesso io narranti, bucando la quarta parete per parlare direttamente allo spettatore o, ancora meglio, coinvolgendolo con sguardi in macchina, quasi ammiccandogli per renderlo complice. E con colonne sonore che frappongono, alla musica classica, suggestioni moderne. Per non parlare dei dialoghi (ma in questo senso era già bella affilata la Austen), i tagli di montaggio, l’ironia metatestuale. Non illudiamoci troppo però: considerando l’approccio rispettoso del materiale originale da parte della sceneggiatrice Alderton e la tendenza del regista Lyn a enfatizzare l’atmosfera senza stravolgere l’ambientazione, è plausibile che la produzione apparirà più ortodossa di quel che molti vorrebbero. Sebbene, come detto, di questi tempi, mentre i remake si moltiplicano, i prodotti televisivi sembrano non volersi accontentare della «letteratura», preferendo metterci la firma, piegandola, adattandola, e rilanciando nuovi linguaggi. Staremo a vedere…