Il nascondino può essere un gioco serio

by Claudia

Pubblicazione: Carmen Gallo esplora il desiderio adulto di sparizione temporanea: un esercizio di sottrazione che non elude la vita, ma la riformula

Tecniche di nascondimento per adulti di Carmen Gallo edito da Italo Svevo è un testo unico sia per la materia di cui tratta sia per lo stile e il genere letterario a cui appartiene, o meglio perché è impossibile attribuirgliene uno. Quasi scontato, visto che lo ha scritto una poetessa che con la sua prima raccolta si è aggiudicata il prestigioso premio Napoli per la poesia, dire che è scritto in una prosa poetica. Forse quello a cui assomiglia di più questo libro dalla forma elegante e snella è un gioco.

Il punto di partenza è infatti quello che non solo ai bambini, ma anche agli adulti piace nascondersi, anzi la differenza è che i grandi spesso hanno bisogno di farlo. Si nascondono nei posti esotici, se possono permetterselo, oppure attraverso l’isolamento, ma non è di questi nascondigli che Gallo vuole parlare, perché le tecniche che intende trasmettere devono essere utili a scomparire solo per un po’.

La prima regola del gioco è infatti che il nascondimento deve poter finire: a un certo punto, bisogna poter ritornare. Le altre regole che devono essere chiare a chi voglia imparare a nascondersi sono: «non avere paura della paura» e accettare che questo desiderio o bisogno di nascondersi temporaneamente derivi dalla presenza di una minaccia o dall’esistenza di un nemico, che non vengono definiti. La minaccia di un temporale, magari, oppure il nemico in cui può trasformarsi la solitudine: chi legge saprà di volta in volta definire da che cosa voglia nascondersi, almeno per un po’.

Dopo aver chiarito quindi di che tipo di scomparsa si tratta: temporanea, reversibile, che non ha niente a che vedere con il suicidio o con la latitanza, Gallo inizia a descrivere le possibili tecniche di nascondimento con i relativi vantaggi e pericoli. Per esempio, ci si può nascondere nelle «cose innocue da pensare», quelle che non comportano nessun rischio, in cui ci si possa adagiare tranquillamente, ma bisogna fare attenzione, perché quando si ha davvero paura, scrive Gallo, la prima cosa che viene meno è proprio l’immaginazione, quindi è bene non farci troppo affidamento.

Il nascondiglio che viene scelto molto spesso consiste nel diventare come tutti, celare così la propria identità, utilizzare l’omologazione come forma di anestetico dall’angoscia generata dal nemico, quando il nemico magari sono le nostre nevrosi, oppure le ambizioni o i desideri non conformi. Gallo mette in guardia dall’utilizzo di questa tecnica di nascondimento, perché presenta il rischio di: «non avere più voglia di tornare. È un nascondimento troppo comodo, ma anche appiccicoso».

Al contrario, si può cercare di nascondersi diventando altro da sé, quindi una persona che non ha più paura di quel nemico, che anzi si concepisce proprio libero da questo costante darsi la caccia, scrive Gallo, che definisce il modo in cui tutte e tutti viviamo, forse l’autrice intende nella vita amorosa, sul lavoro, nelle dinamiche familiari. Si tratta di una tecnica estremamente efficace, ma troppo faticosa, perché necessita di riuscire a sentirsi liberi, anche quando in realtà non lo siamo. La soluzione potrebbe quindi essere quella di diventare non qualcun altro, ma qualcos’altro: il soffitto, il soffione di una doccia, il disordine nella stanza. Molte persone scelgono di nascondersi in una promessa e chi legge pensa subito al matrimonio o al contratto di una società, c’è chi prova a farlo all’interno di una coppia, scomparendo nell’altro o almeno provandoci.

La maggior parte di noi, senza saperlo, si nasconde nella propria storia, vale a dire in quello che pensiamo sia il nostro modo di essere, che deve determinare ciò che ci accade o che dovrebbe succederci. Oppure ci nascondiamo nel lavoro, convinte che trascorrere tutta la propria vita dietro lo schermo di un computer ci protegga dal dover affrontare la sfida contro il nemico, quando in realtà si tratta di una forma di ibernamento che ci impedisce di fare tantissime altre cose: amare, litigare o andare in piscina.

Le tecniche possibili sono quindi molte, ma quelle che funzionano e che sono adatte a permetterci di ritornare, invece, sono pochissime. Gallo ne individua solo una, è la sua e ha a che fare con il sentirsi a casa. Forse il nascondimento migliore è proprio questo, in effetti, quello che ti permette, solo per il tempo necessario, di sentirti davvero al sicuro.