Colpo critico: da un deragliamento nella giungla al tesoro di paperi antropomorfi
L’avventura guarda sempre avanti. Non conta il viaggio reale, quanto la capacità di raccontarlo. L’autore francese Olivier Weber parla di «una possibilità d’infinito nella finitudine» e di «uno slancio per ritrovare il mondo» (Dictionnaire amoureux de l’aventure, Plon, 2024). Anche quando diventa sedentario, l’essere umano mantiene uno spirito nomade, teso verso l’ignoto.
Un altro autore, lo spagnolo Fernando Savater, definisce le storie di avventura «un salto verso la pienezza» (Luoghi lontani e mondi immaginari, Passigli, 2008). In effetti i ricordi dei pomeriggi passati a leggere Jules Verne o Emilio Salgari suscitano in me un senso di «pienezza». Una sera, avevo dieci anni, ero a letto con un romanzo di Salgari. Leggevo di nascosto alla luce di una torcia, sotto le coperte.
Un treno era deragliato ai bordi della giungla, i passeggeri erano rimasti intrappolati fra le lamiere e alcune tigri fameliche avevano cominciato a rovistare fra le carrozze quando, all’improvviso, venni scoperto dai miei genitori. Il libro mi venne confiscato fino al giorno dopo. È curioso come oggi io ricordi questa scena in maniera vivida, pur avendo dimenticato ogni altra cosa del romanzo, compreso il titolo.
A restare nella mente è il momento del rischio. Lo sanno bene Riccardo Sirignano e Simone Formicola, i creatori del gioco di ruolo Outgunned (Two Little Mice, 2024). Il manuale propone di entrare in un film d’azione, con un regista che coordina la storia e gli altri giocatori che si mettono nei panni degli eroi. Il sistema è veloce ed efficace nel creare una tensione sempre rinnovata, in un susseguirsi di scene al cardiopalma. Il gioco ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica, vincendo alcuni premi. Gli autori hanno creato alcune espansioni, di cui una mi ha particolarmente affascinato: Outgunned Adventure (Two Little Mice, 2025; vedi immagine) sfrutta il sistema del gioco base ma è indipendente e offre un’atmosfera diversa, che richiama il mondo dell’avventura senza tempo. Per intenderci, i riferimenti diretti sono la serie di Indiana Jones, inventata nel 1981 da George Lucas con la regia di Steven Spielberg, o il film di Stephen Sommers La Mummia (1981). Dietro però affiorano altri classici. La serie di Indiana Jones, per esempio, è a sua volta basata sui film d’avventura degli anni 1930-40, ma anche sui fumetti di Tintin o su figure reali come l’archeologo britannico Percy Fawcett, scomparso in Amazzonia nel 1925.
Outgunned offre un’edizione raffinata, anche grazie alle illustrazioni di Daniela Giubellini. Fra l’altro la casa editrice Two Little Mice ha una storia interessante. I due fondatori, Simone Formicola e Riccardo Sirignano, si sono conosciuti partecipando a un gioco di ruolo a Lugano, dove Sirignano studiava al Cisa. Hanno collaborato dapprima per una serie web e poi nell’ambito ludico. Anche questa è un’avventura: due amici hanno un’idea, creano una casa editrice e in poco tempo si affermano sul mercato internazionale.
Qual è la forza di Outgunned? In primo luogo la sua duttilità. A partire dal sistema originale, gli autori hanno creato una serie di mini-espansioni o «setting cinematografici» che consentono di trasporre il meccanismo in un western, in un film di fantascienza o di zombie, perfino in un cartone animato in cui dei paperi antropomorfi partono alla ricerca di un tesoro. L’altra idea vincente è la semplicità delle regole, una sorta di modulo base che i giocatori possono personalizzare. I punti critici vengono risolti con un lancio di dadi mediante un sistema essenziale: non si somma il punteggio ma si guarda il numero di facce uguali per determinare il successo di un’azione. Non c’è la possibilità di un fallimento, poiché la storia avanza qualunque cosa accada, imboccando sempre vie inaspettate. Come si legge nel regolamento, «l’unica sconfitta è fermare il gioco».
«Outgunned è un gioco di azione cinematica che declina un macro-genere in varie categorie – spiega Simone Formicola – e può essere apprezzato anche da chi non è un esperto». Ma il regista, il giocatore che deve guidare l’avventura, non avrà un ruolo faticoso? «Basta abbandonarsi al flusso narrativo. La regola è: agire adesso, pensare dopo. Un altro consiglio: chiedete ai giocatori-avventurieri, fateli partecipare, create insieme la storia».
Un gioco appartiene sempre a chi lo scopre, qui e ora. È valida per l’ambito ludico la regola che l’autore nigeriano Ben Okri applica alla letteratura: «È il lettore che scrive il libro, perché la vera destinazione dei libri è la vita, e i viventi» (La tigre nella bocca del diamante, Minimum Fax, 2000). Anzi, nel gioco è ancora più vero, perché nessuna partita, nessuna sessione di gioco di ruolo assomiglia a un’altra. Gli eroi, dopotutto, siamo noi.