Il roboante arrivo alla Casa Bianca di un presidente neopopulista sta allargando le crepe che rendono pericolanti le istituzioni dell’Unione europea, sempre più in difficoltà a contrastare in contemporanea sia l’aggressione in Ucraina di Putin, sia il disegno di un ordine mondiale che Trump vuole al posto dell’alleanza difensiva della Nato, vecchia di 80 anni. Temendo di impantanarmi troppo nella palude geopolitica, ne parlo facendo ricorso a un gioco di parole «costruito» sul termine Europa. Il primo è «Eu-rope». Lo ha inventato un vignettista per simboleggiare la condizione dell’Europa. Su un lato dell’immagine ha ritratto un gruppo di statisti, legati l’un l’altro con una «rope», cioè una corda, per scalare una montagna con bandiera blu-stellata sulla cima. Sull’altra metà si vedono invece Trump e Putin che, sornioni, offrono agli stessi statisti europei anche loro una «rope», però un po’ diversa: in inglese il termine significa anche cappio. Messaggio chiaro: da una parte l’Europa con l’obbligo di ricorrere a una cordata per avere sicurezze su comportamenti e scelte dei suoi stati membri; dall’altra l’Unione europea che subisce le tentazioni innestate da Trump sulla tragedia perpetrata da Putin contro l’Ucraina.
In risposta al sottosopra statunitense l’Ue sinora ha varato un «Libro bianco» che però non ha i crismi di una cordata: i Paesi dell’Unione non sembrano pronti a rispettare gli investimenti richiesti per un riarmo credibile, anche perché da decenni sono impegnati a ridurre le spese militari per coprire prodigalità e indebitamenti. Si scopre così che la stragrande maggioranza dei politici europei spera ancora di poter sopravvivere aggrappata a principi e metodi un tempo validi per un’associazione omogenea fra Stati medi, ma vistosamente inadeguata per un’Europa con tante piccole Nazioni.
La vignetta mi ha fatto tornare in mente un analogo gioco di parole coniato una ventina di anni fa come argomento di discussione per un «meeting» di matrice religiosa fra giovani di vari Paesi europei: si parlava di «Eur-hope», un’Europa della speranza, quindi non quella che emerge dalle sbiadite prese di posizione in risposta a Trump che, puntando all’autosufficienza autarchica statunitense, vuole causare un ridimensionamento economico dell’Unione europea. In fondo è una via già evocata, con toni più sereni, dal presidente Obama a Cardiff al vertice Nato del 2014 («Ogni Paese deve contribuire alla difesa dell’Occidente e entro il 2024 portare il proprio contributo alla Nato al 2%») e il giorno prima a Tallin («l’articolo 5 del Patto vale per tutti i Paesi. Non ci sono membri nuovi o vecchi. E spero che tutti faranno la loro parte anche dal punto di vista finanziario»). Ora Trump e la sua compagnia di giro hanno solo appesantito richieste e minacce con un «gli Usa sono stanchi di pagare per tutti» e avvelenato il dialogo politico con uno sprezzante «quei parassiti europei». A scatenare queste violenze verbali contribuiscono non solo la grettezza dei neopopulisti approdati alla Casa Bianca, ma anche l’ignavia e l’indifferenza che decenni di politica guidata da interessi monetari ed economici hanno fatto crescere nei Paesi europei (e non solo negli stati dell’Ue), una zavorra che indebolisce praticamente ogni contromisura dell’Ue agli attacchi e alle provocazioni di Trump e di Putin, dettando occhi chiusi e silenzi anche sulle repressioni che Erdogan porta avanti in Turchia o sulle oceaniche manifestazioni contro governanti sovranisti in Stati che chiedono l’adesione. «Sembra che la difesa della democrazia non sia a carico di nessuno» diceva Ezio Mauro su «la Repubblica» prima di approdare a questo interrogativo: «Com’è possibile che l’insidia di questa sfida radicale non sia al primo posto sull’agenda delle cancellerie d’Occidente, non domini il dibattito politico, non renda i cittadini consapevoli del rischio di cambiare sistema, rinunciando a tutte le garanzie che la procedura liberal-democratica ha messo in campo negli anni?». L’interrogativo suona a conferma che l’unione dei 27 stati sta morendo ogni giorno un po’ di più, soffocata dall’invecchiamento della popolazione e dalla perdita di principi e valori un tempo considerati inviolabili. La prospettiva di un’Eur-hope esce dal raggio di azione dell’Unione europea e torna ad essere irraggiungibile.