Evviva, la distopia è realizzata

by Claudia

La distopia si è realizzata. È il titolo di un articolo di Alessandro Carrera apparso sull’«Indice» (5½), la rivista di recensioni che ha resistito a tutte le intemperie e continua a uscire da 42 anni con olimpica indifferenza a ciò che sta intorno, web compreso. L’articolo segnala un racconto scritto da Isaac Asimov nel 1955, Diritto di voto, in cui campeggia un gigantesco computer, Multivac, sepolto in una base segreta. Questo cervello elettronico incamera tutte le possibili informazioni sui cittadini americani: gusti e preferenze, consumi e acquisti, pensieri e percezioni

Ogni quattro anni, Multivac seleziona il Cittadino Medio e lo sottopone a un sondaggio elettorale. Nel 2008 come «medio-men» viene identificato il signor Muller, commesso di un supermercato di Bloomington, il quale diventa dunque unico rappresentante di 300 milioni di cittadini al quale spetterà scegliere il presidente degli Stati Uniti. Per esprimere il voto, Muller viene prelevato dai servizi segreti e portato in una clinica, lì gli vengono applicati degli elettrodi capaci di registrare le sue reazioni fisiologiche alle domande che gli vengono sottoposte. Multivac elaborerà i risultati della pressione del sangue, della sudorazione, delle onde cerebrali e su quella base individuerà il candidato scelto da Muller per la presidenza. Questo è il processo di Democrazia Elettronica grazie al quale l’Elettore Muller, gonfio di afflato patriottico, diventerà una celebrità data in pasto a televisioni e giornali.

Tra le tante domande che gli sono state sottoposte, l’unica di cui Muller abbia memoria riguarda il prezzo delle uova. Ebbene, Carrera fa notare che tra le ultime promesse fatte da Trump al termine della campagna elettorale c’era l’abbassamento del prezzo delle uova. Promessa ovviamente non mantenuta, ma poco importa: l’algoritmo, come il Multivac di Asimov, sa che il cittadino medio americano vota per chi promette di abbassare il prezzo delle uova, che gli americani mangiano in gran quantità. Carrera aggiunge altri esempi di distopie realizzate: quella, per esempio, di Sinclair Lewis, che in un racconto del 1935 previde l’avvento negli Stati Uniti di un presidente di stampo fascista, Buzz Windrip, eletto da una massa di creduloni grazie a parole d’ordine populiste fondate sui «veri valori americani». Si potrebbe continuare con altri lungimiranti visionari, come Evgenij Zamjatin, Aldous Huxley, George Orwell, che in vario modo hanno prefigurato quel che sarebbe sopraggiunto in ambito sociopolitico e tecnologico.

Ricordo l’incredulità, nel 2001, quando andai a intervistare a Treviso il teorico dell’età dell’accesso, Jeremy Rifkin (6-), il quale profetizzò la liberazione del tempo, che equivaleva a una nuova schiavitù: i telefoni, disse, saranno sempre più piccoli e sempre più multifunzionali, non avremo più uffici, saremo sempre connessi, lavoreremo anche in vacanza, non andremo mai in pensione, faremo la spesa da casa nostra. Rifkin parlava di «nuovi tiranni» del progresso e non sbagliava affatto. Vedeva un pericolo nell’«abbandono della realtà» e temeva il definitivo «assorbimento della sfera culturale in quella economica» (6 alla capacità profetica complessiva). Meglio non si potrebbe descrivere quel che, un quarto di secolo dopo, abbiamo sotto gli occhi.

Si può provare a immaginare che cosa avremo sotto gli occhi nel 2050. Gli smartphone, sempre più micro, diventeranno «interfacce cerebrali» interiorizzate e ci permetteranno di comunicare senza l’uso delle mani e probabilmente senza bisogno di parole, in pratica basterà il pensiero. Forse basterà il pensiero anche per incontrarsi con altre persone in spazi virtuali condivisi. Non servirà insomma la presenza fisica.

Ho chiesto lumi a ChatOn e mi ha risposto che: «Tecnologie in grado di riconoscere e interpretare le emozioni umane potrebbero influenzare il modo in cui interagiamo, creando messaggi più empatici e contestualizzati». Empatici e contestualizzati: qualcosa mi dice che potremmo essere vicini all’area della letteratura. Ho chiesto dunque come sarà la letteratura nel 2050. Risposta in sei aggettivi: interattiva (2), multimediale (2), creata dall’intelligenza artificiale su misura per il lettore (1+), sempre più accessibile a un pubblico ampio (2-), inclusiva (3–), sostenibile (formati non fisici ma digitali, 4). Media 2,2. Per identificare lo Scrittore ideale del prossimo futuro, urge elaborazione Multivac.