Adrenalina: Giovanni «Pino» Pironaci spiega le tecniche e la sua passione per la guida estrema all’Ice Driving School di Livigno
È un brivido (freddo) che percorre la schiena in tutta la sua lunghezza, mentre nelle vene la scarica d’adrenalina che si sprigiona acuisce al massimo ognuno dei cinque sensi. Qui la concentrazione dev’essere massima, perché ogni minima sbavatura viene dilatata e il rischio di perdere il controllo è sempre presente. Anche perché su una superficie come questa – avrete capito che stiamo parlando di una strada ghiacciata – non può essere tutto calcolato. Specie quando sotto il cofano pulsa un motore con diverse centinaia di cavalli che per essere domati richiedono abilità particolari.
Già la semplice presenza di neve sulla carreggiata complica la vita a molti automobilisti, figuriamoci poi se invece della coltre bianca ci si imbatte in una lastra di ghiaccio. C’è chi, però, da quella lastra si sente per certi versi attratto, e prova a familiarizzare meglio con questo tipo di guida, «che è completamente diverso da quello che generalmente si adotta su una strada asciutta, bagnata e pure innevata» assicura Giovanni «Pino» Pironaci, uno che di guida sportiva se ne intende. «A volte, sul ghiaccio, in una frazione di secondo, devi saper leggere la strada, ma anche capire l’aderenza che avrà la tua auto nell’affrontare una curva».
La passione per i motori, Pino se la porta dietro fin da ragazzino, ossia da quanto ha iniziato a correre con i go-kart. Negli anni, questi hanno poi lasciato il posto alle auto vere e proprie che lo vedono ancora oggi (61enne) a girare sui vari circuiti al volante di auto potenti nell’ambito dei campionati amatoriali. Dalla sua prima volta in pista è trascorsa un’abbondante trentina di anni, «ma la passione per i motori non ha età». E per quando finisce la stagione delle gare normali – che va da inizio primavera fino ad autunno inoltrato – Pino ha cercato un’alternativa per prolungare il brivido delle quattro ruote motorizzate in attesa della stagione successiva, trovandola appunto nella guida su ghiaccio.
Pilota da ghiaccio, però, ovviamente non si nasce, ma lo si può diventare «con molta pratica e seguendo dei corsi specifici. Sono in parecchi i ticinesi, fra cui il sottoscritto, che provano l’ebbrezza di questo tipo di guida facendo capo all’Ice Driving School di Livigno, sorta di autodromo ghiacciato naturale che dal 1992, inverno dopo inverno, viene allestito durante i mesi freddi», in una località che da qualche anno strizza sempre più l’occhio a queste attività adrenaliniche sul ghiaccio (vedasi ad esempio la pista di kart pure ghiacciata e quella per le slitte nelle immediate adiacenze). «Spesso questo genere di trasferte le facciamo in gruppo, tra appassionati del volante, vuoi per trascorrere qualche giorno assieme – perfezionando quello che per diversi di noi non è un semplice hobby ma anche una professione – vuoi per mettere alla prova, rapportandoci agli altri compagni d’avventura, le nostre abilità di piloti in condizioni estreme. L’anno scorso ci ero stato per la prima volta, e quest’anno ci sono tornato volentieri, perché la sensazione che ti dà il fatto di girare su una pista così è davvero speciale. Diciamo che alle nostre latitudini è la sola, che fa pure da sfondo alle gare valide per il Campionato italiano di specialità».
Anche se il circuito non è molto grande, stiamo parlando di un tracciato di 1,3 km (mentre nei Paesi nordici vi sono percorsi che superano anche abbondantemente la decina di chilometri, arrivando addirittura a venti), e per potersi destreggiare al meglio occorre familiarizzare con una tecnica particolare: «È tutta un’altra cosa rispetto al correre su una pista d’asfalto, ma pure su una strada innevata.
Anche perché qui sei al volante di una 4×4 con un motore attorno ai 300 cavalli di potenza e già questo cambia notevolmente il tipo di guida. Poi, per pennellare al meglio le curve, devi essere bravo a lanciare correttamente la tua vettura. Per familiarizzare con questa tecnica occorre tanta pratica – molto più di quello che serve per girare su un normale circuito – e anche una buona istruzione. Non per niente, nel caso dell’Ice Driving School, i primi giri vengono effettuati a fianco di un istruttore, e una seconda parte della pratica avviene a ruoli invertiti. Tornandoci a un anno di distanza, qualcosa rimane ancora, ma pure nella… replica ci vuole qualche giro, nonché un buon ripasso delle tecniche di base, per togliere un po’ di ruggine ai meccanismi appresi dodici mesi prima. Adrenalina? Eccome se ne provi! Ma è un tipo di adrenalina di tutt’altro tipo rispetto a quando corri su una strada asciutta. Perché se su quest’ultima il brivido che si prova viene amplificato dalle velocità che si possono raggiungere, su una pista ghiacciata è la pattinata a farti accelerare i battiti del cuore».
E paura, si prova anche quella quando la vettura parte: «Beh, sì, ovviamente un po’ di timore lo si ha, specie affrontando le primissime curve su questo genere di superficie, perché non sai tutte le dinamiche che entrano in gioco, e il comportamento della vettura non lo puoi prevedere, se non in modo approssimativo. È vero che ci sono anche gare e campionati su questo genere di piste, ma per me la guida su ghiaccio resta una sorta di divertente e adrenalinico passatempo da praticare nella pausa tra una stagione e l’altra del Motorsport, in un periodo che altrimenti, sportivamente parlando, sarebbe morto per gli appassionati di motori. In entrambi i casi, comunque, ogni volta che metto in pista una macchina, una forma di adrenalina c’è sempre».
Non sono, a ogni buon conto, unicamente i piloti «della domenica» ad accettare la sfida di volersi mettere alla prova su una strada ghiacciata. «No, affatto, basti pensare che appena qualche giorno prima della nostra uscita a Livigno, sul circuito dell’Ice Driving School ha girato anche il giapponese Takuma Sato (già pilota di F1 dal 2002 al 2008 con Jordan, Bar e Super Aguri e pure primo nipponico a vincere la 500 miglia di Indianapolis e ora passato appunto alle IndyCar Series, ndr). Questo per dire che, anche quando si guida, non si smette mai di imparare. Soprattutto quando lo si fa in condizioni che non si presentano tutti i giorni».