Due giornalisti tra storia e paesaggi d’Europa

by Claudia

Bussole: dall’Italia alle Fiandre, un viaggio tra città antiche, tesori artistici e riflessioni sul Medioevo nel libro di Roberto Antonini e Antonio Ferretti

Due giornalisti, giunti alla pensione, chiudono la porta dell’ufficio alle loro spalle. Poi celebrano una vecchia amicizia e nuovi inizi con un grande viaggio in bicicletta attraverso l’Europa medievale: 2315 chilometri in 33 tappe da Assisi a Bruges, dalla terra di San Francesco, amico di povertà, alla città che istituì la prima borsa valori al mondo, dai monasteri d’Appennino ai mercati delle Fiandre. «Dall’Umbria al Mare del Nord, il filo conduttore del Medioevo ci ha permesso di scoprire affascinanti città, ammirare tesori artistici straordinari, percorrere pianure infinite, costeggiare fiumi e canali, superare catene montuose come Appennini, Alpi, Giura e Ardenne».

La passione comune dei due viaggiatori è dunque il Medioevo, evocato anche grazie all’ombra del grande storico francese Jacques Le Goff, morto dieci anni fa, eppure presente quasi fisicamente nel viaggio (e in una lunga intervista alla fine del volume). Prima di partire si va a scuola, poiché il libro si apre con una sintesi della civiltà medievale che potrebbe essere adottata nelle classi per tanto è ben fatta. Si parla soprattutto di Basso Medioevo, dopo l’anno Mille. È allora che – lungo l’asse tra l’Italia e le Fiandre, lo stesso ripercorso in questo viaggio – rinascono città e mercati, prende forma una nuova civiltà. Nonostante la drammatica battuta d’arresto della peste trecentesca, comincia allora un percorso lineare e inarrestabile che sfocia nell’Umanesimo, nel Rinascimento, nelle esplorazioni commerciali e coloniali, nel primato dell’Europa, insomma nel nostro mondo.

Noi siamo il Medioevo, ripetono quasi con stupore i due ciclisti tra una discesa, una salita, uno sterrato o un guado; solo la Rivoluzione francese e la Rivoluzione industriale, dunque assai tardi, hanno cambiato veramente il paradigma delle nostre esistenze. Ma è un Medioevo molto lontano dal mito pigramente ripetuto di un’età di mezzo, immobile, fanatica, superstiziosa, oscura («Non siamo mica nel Medioevo!» esclamiamo troppo spesso ‒ e a sproposito ‒ quando un’idea ci appare antiquata). Al contrario pagina dopo pagina, tappa dopo tappa, prende forma l’immagine di un’epoca sorprendentemente inquieta, moderna, dinamica; oltretutto un’epoca di grandi viaggiatori (anche se la bicicletta non era ancora stata scoperta…).

In questo percorso tra Italia ed Europa del Nord le nostre terre ‒ il Ticino e la Svizzera ‒ possono sembrare un poco d’intralcio. Dopo tutto la Svizzera è toccata solo in parte da questa nuova energia che percorre l’Europa dopo l’anno Mille. Ma anche qui le memorie medievali non mancano, a cominciare dalle tracce dello straordinario pellegrinaggio dei monaci irlandesi guidati da San Colombano e diretti a Bobbio. Inoltre proprio in quei secoli, in forme incerte e spesso leggendarie, matura un sentimento di comune appartenenza, il primo nucleo dell’identità nazionale.

Il libro di Antonini e Ferretti è davvero un buon lavoro, ma naturalmente ha anche qualche limite. Per cominciare l’entusiasmo si è tradotto in un eccesso di informazioni, più consono a un libro di storia che di viaggio; molto poteva essere omesso, o meglio ancora diluito nelle diverse tappe del viaggio. Inoltre la loro visione del Medioevo, per quanto solida, aggiornata e ben documentata, riflette un punto di vista illuministico, efficiente, semplice e razionale (come la bicicletta appunto). Il Medioevo tuttavia non è solo la genesi del mondo moderno; è anche un’epoca interamente compresa in un orizzonte religioso, dove appena un sottile diaframma separa mondo terreno e ultraterreno, questa vita dall’altra, quella vera e definitiva, alla quale bisogna giungere preparati. Anche i limiti e le malefatte della Chiesa, che gli autori volentieri ricordano, sono solo una parte della questione. Per comprendere a fondo il Medioevo serve forse uno spirito religioso, se non la fede. E se il Medioevo ha conosciuto il riso, come abbiamo imparato leggendo Il nome della rosa, certo non amava l’ironia, alla quale Roberto e Antonio invece non sanno rinunciare: «Il nostro Graal è un bar, un ristorante, una piccola épicerie, una persona con la quale scambiare quattro chiacchiere o alla quale chiedere se siamo sulla strada giusta». Ma in un libro ricco e interessante restano peccati veniali, per i quali basta il Purgatorio, naturalmente anch’esso «inventato» nel Medioevo, per la precisione nel XII secolo. Chi lo dice? Ma Le Goff naturalmente.