La rivoluzione invisibile di una badante geniale

by Claudia

– Buongiorno signora: grazie per partecipare al programma La cucina della scienza. Come possiamo chiamarla?

– Chiamatemi Invisibile.

– Come sarebbe a dire invisibile? Sui social parlano di lei. La sostengono, la incoraggiano. Grazie a lei è nato il culto di Nostra Signora della Santa Stringa che vanta migliaia di seguaci.

– Il mio nome non ha importanza. Milito da anni nell’esercito degli Invisibili. Chi sono? Be’, li avete attorno a voi, solo che non li vedete. O meglio, li vedete ma è come se non ci fossero. Sono camerieri, autisti, vigilanti, estetiste, sarte, donne delle pulizie… Sono come quell’addetto alle pulizie che l’altro giorno, mentre passava lo straccio sul pavimento dell’androne di una banca, si è ritrovato accanto a due uomini che si scambiavano una soffiata per investire in borsa; lei pensa forse che quei due si siano ammutoliti, per timore che l’Invisibile corresse a comprare o vendere azioni?

– Va bene, la chiamerò Signora Invisibile. Ci racconta la sua storia?

– C’è ben poco da raccontare. Sono figlia unica, nata da genitori anziani e rassegnati all’idea che non avrebbero più potuto avere dei figli. Mia mamma pensava di avere un tumore, invece era incinta. Sempre prima della classe, diplomata alle magistrali con il massimo dei voti. Non perdevo una puntata del programma di Piero Angela, avrei voluto laurearmi in fisica teorica. Ma i miei genitori mi scoraggiavano… Siamo vecchi, dicevano, tra poco avremo bisogno del tuo aiuto. Così ho trovato una supplenza come maestra alle elementari… ricoprendomi di pustole. Ricovero al San Lazzaro e diagnosi: primo caso di allergia alla cattedra. Ho provato allora a far lezione da un banco a rotelle. Anche lì, alluvione di pustole: allergia all’insegnamento. E così, dato che l’Inps non riconosce come causa di invalidità l’allergia da insegnamento, ho iniziato a lavorare al servizio del professor Eleuterio Graffiasanti. Come badante.

– Be’ no, direi un po’ più di badante…

– No, no badante. E analfabeta, secondo il professor Efisio Mangiacavallo.

– A lui arriviamo dopo. Ci dica qualcosa del suo professore.

– Era amabilissimo, un fuoco d’artificio di arguzie. Anche negli anni in cui non c’era più tanto con la testa. Il professore era ammirato dagli studenti e denigrato dai colleghi, a causa della seduzione esercitata sui giovani.

– E a questo punto entra in scena il professor Mangiacavallo.

– Sì, è così. Efisio stava già molto male quando mi ha chiesto di fare quella telefonata: digli che sono mancato nel sonno ma che prima di morire ti ho chiesto di telefonare al professor Mangiacavallo perché desideravo che fosse il primo a ricevere la notizia.

– E il suo nemico come ha reagito?

– Mi ha ringraziato chiedendomi il favore di non divulgare subito la notizia.

– E così è stato il primo a pubblicare il necrologio di Efisio.

– Una pagina intera di elogi, tanto da rallegrare gli ultimi giorni di Efisio.

– E lei?

– Ho telefonato la mattina dopo a Mangiacavallo per scusarmi: si era trattato di un caso di morte apparente. Ha finto di credermi, iniziando in verità a odiarmi profondamente.

– Lo ricordiamo ai nostri spettatori. Mangiacavallo aveva scritto: da dieci anni aspettavamo il grande lavoro promesso sull’unificazione delle teorie sulla nascita dell’universo. Lo avremmo, se il Nostro avesse voluto al suo fianco qualcuno in grado di aiutarlo.

– Ma il grande lavoro c’era, solo che l’avevo scritto io annotandomi quelle parole che altri avrebbero scambiato per farneticazioni.

La grande stringa universale… Perché quel titolo.

– Efisio parlava sempre di una stringa.

– Ma poi l’ha fatto pubblicare indicando come autore il professore.

– Se l’avessi firmato io nessuno l’avrebbe preso sul serio.

– E Mangiacavallo lo ha recensito come un testo rivoluzionario che rimetteva in gioco tutte le ipotesi, un lavoro che avrebbe meritato il Nobel della fisica, aggiungendo: «Per fortuna siamo arrivati in tempo a salvare i suoi appunti prima che una badante analfabeta li buttasse nella raccolta differenziata». E lei si è risentita e ha rivendicato la maternità dell’opera.

– Già, ma lui non si è arreso, e ha scritto che un’attenta rilettura l’aveva convinto di aver preso un abbaglio, che quella era solo spazzatura, il delirio di una povera donna.

– Da qui, in rete è nato un movimento di indignazione, una specie di religione laica. Come si trova nei panni della Nostra Signora delle Stringhe?

– Molto bene. E in attesa della prima scuola in rete per aspiranti cultori della Santa Stringa.