Quando penso alle disparità salariali fra uomini e donne, mi dico che abbiamo una cultura piuttosto retrograda. Quando invece penso a ciò che accade nello sport, convengo che, in confronto, il mondo del lavoro generico non è messo così male. I recenti campionati europei, vinti dalle inglesi, ci hanno regalato emozioni sorprendenti. Ci hanno mostrato anche un mondo, quello del calcio femminile, in costante evoluzione tecnica, atletica, tattica e manageriale. Se la passano relativamente bene le ragazze-star del pallone. Aitana Bonmatí incassa il suo assegno annuo di 1 milione di euro, oltre alle entrate dei contratti di sponsorizzazione. Daryl Watts, stella della Professional Women’s Hockey League viaggia invece attorno ai 150mila dollari.
Se la ride il calcio femminile. O per lo meno ha motivi per pensare positivo. Si rallegra decisamente meno l’hockey su ghiaccio, che da noi è pur sempre la disciplina a squadre più seguita. Certamente la più amata, la più chiacchierata, se declinata al maschile. Ne abbiamo parlato con Benjamin Rogger, allenatore capo delle ex HCAP Girls, e con Nicole Bullo, 38enne icona dell’hockey svizzero, bronzo olimpico 11 anni fa a Sochi: «Alla mia età come potrei essere considerata una girl? Dalla prossima stagione questo appellativo sparirà. Non è una questione di data di nascita, bensì di pari opportunità. Noi siamo l’Ambrì, avremo lo stesso logo dei nostri compagni uomini e gireremo sugli stessi account social».
«Il nostro è un progetto che entra nel suo terzo anno» replica Rogger. «Si è sovrapposto all’uscita di scena delle Lugano Ladies. Molte delle ragazze, che avevano scritto la storia della gloriosa società bianconera, si sono trasferite in Leventina. In Ticino, diversamente da quanto accade nel settore maschile, non ci sono i mezzi e i numeri per due squadre d’élite. Stiamo lavorando con l’intento di valorizzare l’hockey femminile, e di dare prospettive alle giovani per giocare qui ad alti livelli. In questo senso ci fa piacere che ragazze nel giro della Nazionale, come ad esempio Lena Marie Lutz, abbiano accettato di varcare il San Gottardo per venire a giocare da noi».
Il progetto HCAP è pienamente condiviso da Nicole Bullo, famiglia biancoblu e cuore profondamente ticinese. «Mi sento legata all’hockey cantonale. Collaboro con la Federazione ticinese per un progetto che mira a incrementare il contingente di ragazze nei quadri delle sezioni giovanili. È fondamentale per crescere. Mancano i numeri (una cinquantina di ragazze in tutto il Cantone), ma la qualità non manca. Lo scorso anno, con la Selezione, abbiamo vinto un torneo internazionale U14 a Bressanone. Noi ragazze, abbiamo accolto con gioia le nuove regole che ci consentiranno i Body Check. Ne uscirà un gioco forse meno elegante, ma senza dubbio più veloce, più intenso, con meno interruzioni arbitrali. In una parola, più appassionante».
Le cifre sono tuttavia ingenerose. Benjamin Rogger e Nicole Bullo sono concordi. È il gatto che si morde la coda. Poco pubblico, scarsa copertura mediatica, tv assenti. Quindi meno sponsor.
«Se continueremo sulla scia tracciata dal nostro team marketing, sono certo che cresceremo. L’hockey femminile propone uno spettacolo di qualità. Si tratta di convincere il pubblico – sostiene Rogger – l’UEFA ci ha provato col calcio, e ha vinto la scommessa, replica Nicole Bullo. Ci vorrebbe uno sponsor importante che sia disposto a rischiare, consapevole di perderci su tempi brevi, ma con la prospettiva di guadagnare sulla distanza. Nel nostro piccolo, metteremo in vendita a 200 franchi la HCAP Woman Card che consentirà di seguire tutte le nostre partite nella lounge della Biascarena, buffet e bibite comprese».
Mancano i mezzi. Ci sono una cultura e una mentalità da rivedere, ma quanto a passione, le donne dell’hockey sono da podio. Guadagnano poco o nulla, nonostante ritmi e carichi di lavoro da professionisti. La 23enne finlandese Jenna Kaila, per integrare il salario, e per rimanere in una regione di cui si sta innamorando, ha trascorso il periodo della pausa estiva lavorando come cameriera in una locanda della Valle Bedretto. Se non è passione questa…