Costruita presumibilmente attorno al 1200, una parte dei «canalitt» in pietra del Cortaccio e Curerone è tornata in funzione grazie agli interventi di recupero svolti dal Patriziato di Brissago
Vengono chiamati i «canalitt» e sono dei tratti dell’antico acquedotto di Cortaccio e Curerone, località sull’erta montagna sovrastante Brissago e il Lago Verbano. Tra i 300 metri di altitudine della frazione di Piodina e gli oltre 1000 metri di Cortaccio, in passato si sviluppava infatti un ingegnoso sistema di captazione e distribuzione dell’acqua che si presume proseguisse per molti chilometri. Si tratta di canali scavati nella roccia, di condotte scolpite nella pietra (granito) e poi posati sul territorio, ma anche di tratti sotterranei o intagliati nel legno.
Un’infrastruttura necessaria per far fronte all’altrimenti esigua disponibilità di acqua (per persone e bestiame), che veniva quindi captata più a monte per poi essere distribuita alle varie frazioni, dove un tempo si praticava l’agricoltura e la pastorizia. I monti erano, infatti, luogo ideale per il pascolo e la fienagione, dove i contadini si spostavano in alcuni periodi dell’anno. In seguito al graduale abbandono di questo tipo di civiltà rurale, anche l’acquedotto è stato abbandonato e con il passare degli anni e dei secoli, lentamente inghiottito dalla vegetazione, tanto da scomparire.
Questo fino al 1991, quando Marco Pagani e il figlio Andy iniziarono i primi interventi di pulizia, grazie anche al contributo di volontari e degli apprendisti muratori della scuola SPAI di Locarno, come leggiamo nel dettagliato compendio redatto dal Patriziato di Brissago, che si è poi reso promotore dell’iniziativa di recupero e valorizzazione delle opere: «Dopo un primo taglio di arbusti sterpaglie, con sorpresa e grande meraviglia apparvero alcuni tratti dell’acquedotto inalterati, dove le parti mancanti risultarono inferiori al previsto».
Oggi, dopo un grande lavoro svolto (e in parte ancora in corso), dei tratti di quest’opera sono tornati alla luce e sono visibili quale testimonianza del passato ma anche quale attrazione didattica, turistica e culturale.
I ripristinati canalitt di Cortaccio hanno oggi un’estensione di circa 200 metri, dove la prima parte risulta a cielo aperto, permettendo all’acqua (prelavata dal torrente che scende dalla Valle della Pioda) di scorrere nel canale, formato da pietre accuratamente lavorate e levigate (ognuna con la sua funzione) e poi posate con precisione sul terreno. Il resto del percorso, la parte terminale, è invece sotterrata a una profondità variabile tra uno a due metri circa e non è pertanto stato possibile rilevarne con precisione le condizioni. Grazie a delle apparecchiature televisive e a delle telecamere per l’ispezione delle tubazioni, si è però potuto controllarle e stabilire le necessarie misure d’intervento. Si è poi proceduto con il lavaggio dei canali con acqua ad alta pressione, con la rimozione di radici e materiale accumulato, così come al taglio degli alberi e all’esbosco o pulizia dell’area circostante.
In prossimità dei canalitt, proprio per facilitare e invogliare le visite, è stato allestito un sentiero con punto panoramico, cartellonistica, staccionata e panchina in legno di castagno. Il percorso, da dove è possibile ammirare nella sua totalità il tracciato a cielo aperto dell’antico acquedotto in pietra, è segnalato sin dall’ingresso del nucleo di Cortaccio e lo si raggiunge a piedi oltre le case del monte, dove ad accogliere i visitatori è pure stata posata una ruota da mulino in legno.
Più in basso, in località Curerone a circa 700 metri di altitudine, è invece stato ricostruito un ponte ad arco in sasso, dove sono poi stati posati dei canali a vista, su un tratto di 12 metri. Anche qui, come a Cortaccio, è poi stato collocato un pannello informativo che invita a visitare il manufatto seguendo il rinnovato sentiero d’accesso. «I lavori a Curerone, come a Cortaccio, sono ancora in fase di svolgimento e le fasi di ristrutturazione dovrebbero finire entro la fine dell’anno», precisa il Patriziato di Brissago, aggiungendo che sono previsti ulteriori sondaggi per eventualmente recuperare in futuro altri canali, sia a monte che a valle.
L’acquedotto partiva anche in origine dal torrente della valle della Pioda, da dove l’acqua scorreva in canali scavati nella roccia, interrati o nei «canalitt» in pietra. Considerata la superficie impervia si ritiene che ci fossero pure passaggi in legno che durante l’inverno venivano tolti, sia per evitare danneggiamenti dovuti alla caduta di valanghe, sia perché l’acqua gelava durante il periodo invernale. L’acqua, una volta giunta nell’adiacente valle di Vantarone, veniva convogliata verso il nucleo di Cortaccio e, di seguito, verso le altre frazioni, con canali nel terreno costituiti principalmente da piode posate a forma di V, in condotti sotterrati oppure con ulteriori strutture in granito.
Una gita tra Brissago, Piodina e Cortaccio può quindi essere l’occasione per riscoprire questi manufatti che, seppure in parte ancora nascosti, sono tornati visibili sul territorio. Un aiuto a orientarsi lo forniscono i cartelli dei toponimi locali, i quali segnalano le numerose frazioni o località della civiltà contadina, un’iniziativa completata nel 2021 dalla «squadra di Piodina».