Viale dei ciliegi

by Claudia

Timothée de Fombelle, Qualcuno mi aspetta dietro la neve, Illustrazioni di Thomas Campi Terre di Mezzo (Da 9 anni)

Timothée de Fombelle si era gloriosamente fatto conoscere una ventina di anni fa con l’uscita (per l’Italia da San Paolo) di Tobia, la storia di un ragazzo che viveva in un albero, con il suo piccolo popolo. I romanzi di Tobia furono un successo e vennero tradotti in più di venti lingue. Da qualche tempo di questo autore stiamo conoscendo, tramite l’editore Terre di Mezzo, anche dei romanzi dalle dimensioni più vicine al racconto, dal passo meno articolato rispetto alla grande saga di Tobia, e alla successiva, di Vango. In questa rubrica avevamo parlato del racconto Victoria sogna, su una ragazzina che in ogni grigiore scorge squarci onirici. Anche il racconto che esce ora parla di squarci di meraviglia dentro il grigiore, ma qui il tono malinconico della storia è forse maggiormente apprezzabile da un pubblico più adulto, quantunque essa si configuri come una struggente storia di Natale (a cui le belle illustrazioni di Campi danno valore aggiunto) anche per i giovani lettori. Qui i protagonisti sono caratterizzati dalla dimensione della solitudine e del viaggio. C’è Gloria, una rondine che una mattina d’inverno inizia a volare controcorrente, verso il freddo Nord. Ha un nome perché le è stato dato da un essere umano: anni prima, in Africa, un bambino l’aveva raccolta, ferita, la mattina di Natale, e l’aveva salvata, facendole un nido con una scatola di latte della marca «Gloria». Un’altra marca, e un altro Natale, connotano il secondo personaggio: la scritta «Gelati Pepino & Schultz» che spicca sul camion giallo guidato da Freddy d’Angelo, un fattorino che la vigilia di Natale viaggia da Genova verso l’Inghilterra, per un’ultima consegna. Freddy medita in silenzio, parla a tratti con un compagno di viaggio immaginario, perché a lui, davvero, nessuno rivolge mai la parola. Gloria vola alta nel cielo, Freddy attraversa i tunnel sull’autostrada, ed entrambi, senza saperlo, vanno nella stessa direzione. Gloria sente il suono del vento, Freddy ascolta Frank Sinatra. «Ho sempre amato le storie di Natale», ha detto de Fombelle in un’intervista su un canale francese, «soprattutto quando hanno ombre malinconiche, come nei film di Frank Capra, o nella canzone di Sinatra I’ll be home for Christmas. E amo quella sorta di diritto al miracolo che esse ci trasmettono, quando il buio viene illuminato da una scintilla». La scintilla arriverà nel commovente – e circolarmente perfetto – finale, quando Freddy, visto che la consegna viene annullata, si potrà fermare a casa sua in Francia: alla luce al neon della sua povera cucina Freddy riscalda la lattina che sarà la sua cena di Natale, allorché un guasto all’impianto elettrico fa saltare la luce (la luce è così importante, simbolicamente, in questa storia), e questo lo obbligherà, per una serie di motivi, a uscire e ad aprire il portellone del camion. E un terzo personaggio, anch’egli solo e in viaggio, entrerà a illuminare la storia.

Jarvis, Signor Babbo Natale, Lapis (Da 3 anni)

In copertina, il segno caldo e lieve dell’autore-illustratore inglese Jarvis ci presenta lo scenario che contiene questa storia: una bimbetta col pigiamino giallo è seduta insieme a Babbo Natale su una nuvola, in un cielo notturno punteggiato di stelle e di fiocchi di neve, tra pacchetti, bastoncini di zucchero e un orsacchiotto di peluche. Gli elementi più teneri del Natale ci sono tutti, e c’è anche la complicità di sguardi tra gli occhi curiosi della bambina e quelli gentili, dietro gli occhiali, del suo vecchio interlocutore dal cappuccio rosso e dalla barba bianca. Perché di un dialogo tra i due si tratta, immerso in un’atmosfera magica tra sogno e realtà, suggerita anche dal Babbo Natale nella boule-de-neige del frontespizio, che ritroviamo poi, su un tavolino, nella prima scena di questa storia, quando, dal suo lettino, la notte di Natale, la bimba lo coglie (è il caso di dirlo) con le mani nel sacco. «Babbo Natale? Sei proprio tu?». Da qui comincia il fuoco di fila di domande che la piccola rivolge a Babbo Natale, e che costituiscono il filo conduttore dell’albo. Domande che passano dalla quotidianità della protagonista (Vuoi vedere i miei pesci? Vuoi sentire come suono il flauto? Sei più vecchio tu o nonno Aldo?) alla vita magica di Babbo Natale (Ma tu conosci tutti i pupazzi di neve? Posso diventare uno dei tuoi elfi?). Domande che ogni bimbo si potrebbe porre, e che non hanno risposta da Babbo Natale, perché il loro è uno di quei dialoghi silenziosi e meravigliosi in cui l’infanzia si pone in ascolto (come accade nella preghiera), della trascendenza e dell’altrove.

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