Migliora lo stato della letteratura italiana all’estero

by Claudia

Alla Buchmesse di Francoforte è emerso che negli ultimi vent’anni il numero delle opere italofone tradotte è quadruplicato

Per arrivare in America c’è ancora molto da fare, ma in Europa la traduzione della letteratura italiana va molto meglio: più verso la Spagna che non verso la Germania, dove per ora arrivano solo opere che mettono in pagina l’Italia stereotipata.

Si è conclusa ieri, domenica, la Buchmesse di Francoforte, ovvero la fiera del libro più grande al mondo: un incontro fondamentale per gli addetti ai lavori, un’occasione per favorire l’interscambio letterario tra Paesi e anche un’importante vetrina per la letteratura italiana all’estero. Soprattutto perché l’Italia è tornata ospite d’onore, questa volta con il motto «Radici nel futuro». Non accadeva dall’edizione del 1988.

In un calendario fitto di eventi, la diffusione internazionale della letteratura italiana è stata uno dei temi centrali della programmazione ad essa dedicata. A partire dai dati presentati dall’Associazione italiana editori: nel 2023 i diritti di 7838 titoli italiani sono stati venduti a editori stranieri, una cifra quadruplicata rispetto al 2001 (quando erano solo 1800), e che cresce più velocemente rispetto ai libri stranieri acquisiti dagli editori italiani. Si tratta soprattutto di saggistica (31%), libri per bambini e ragazzi (30%) e narrativa (25%). Seguono religione, manualistica, fumetti e libri d’arte.

Quali sono le caratteristiche che rendono un libro italiano più facilmente «esportabile» o che ne determinano il successo all’estero? «L’enfasi sull’italianità rende un titolo internazionale dal punto di vista del mercato. Interessano le storie radicate nel territorio italiano o addirittura regionale», afferma Beatrice Masini, scrittrice ed editor Bompiani. «È una tendenza particolarmente pronunciata nella narrativa per adulti, meno per bambini e ragazzi, i cui titoli sono molto apprezzati fuori dai confini, a volte ancora prima (o di più) che in Italia».

La letteratura italiana tradotta all’estero tradizionalmente appartiene al genere dei gialli o delle saghe familiari, con storie fortemente legate al contesto locale. Non a caso gli esempi citati più spesso nel corso della fiera sono Camilleri e Ferrante, che con l’Amica Geniale ha raggiunto un successo planetario sia di pubblico sia di critica, tanto che – com’è noto – il «New York Times» ha eletto il primo volume della tetralogia a miglior libro del XXI secolo finora.

Stefano Mauri, del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, ha notato come alcuni titoli possano addirittura funzionare meglio all’estero che in Italia, proprio perché permettono di immergersi nell’atmosfera e nella cultura italiana. Concorda, Linus Guggenberger, della casa editrice tedesca Wagenbach: «I titoli che soddisfano un “desiderio di Sud”, abbastanza diffuso in Germania, hanno successo», afferma. «I lettori sono attratti da libri che ripropongono un’immagine dell’Italia un po’ stereotipata, arcaica e neorealista, in linea con le loro aspettative».

«Lo stereotipo non è per forza negativo», commenta Michael Reynolds della statunitense Europa Editions. «Si può assecondare l’interesse iniziale, come un punto di partenza, una base su cui poi costruire un interesse più vasto nella letteratura italiana». Il successo di Ferrante, ad esempio, ha permesso di riscoprire anche autrici del passato come Elsa Morante e Alba de Céspedes.

Traduttori e traduttrici in questo hanno un ruolo fondamentale, contribuendo a far sì che a raggiungere il mercato estero siano anche libri appartenenti a generi di nicchia, che difficilmente arrivano ai canali tradizionali. «Chi traduce letteratura svolge sempre di più anche le funzioni di agente e scout», racconta Monica Malatesta, della MalaTesta Agency. «I traduttori spesso inviano proposte alle case editrici della lingua di destinazione, fornendo una scheda di valutazione e un estratto già tradotto. È un investimento personale senza garanzia, ma se la proposta viene accettata di solito si ottiene l’incarico».

Il Convegno annuale «Dall’italiano al mondo» è stato istituito proprio per facilitare questo tipo di interscambio, e oggi conta una rete di 400 traduttori e traduttrici in una quarantina di Paesi. Alcuni di loro erano presenti a Francoforte, dove è stata presentata una selezione di titoli italiani non ancora pubblicati all’estero.

L’Italia poi promuove le traduzioni dall’italiano con due programmi di contributi erogati dal Ministero degli Affari Esteri e dal Centro per il libro e la lettura (CEPELL), un ente autonomo del Ministero della Cultura. La promozione, soprattutto nel caso del CEPELL, si concentra su lingue meno diffuse, per permettere alla letteratura italiana di raggiungere nuovi Paesi. Oggi la destinazione principale dei titoli italiani è l’Europa (66% nel 2023), seguita dall’Asia (15%), mentre solo il 4% arriva nel grande mercato del Nord America, non per una mancanza di interesse dei lettori, commenta Porter Anderson di Publishing Perspectives, ma perché pochi editori statunitensi sanno leggere in italiano, e di conseguenza pubblicano pochi titoli. I libri sono tradotti maggiormente in spagnolo (13%), cinese (1o%), francese (8%) e inglese (7%).

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