Palazzo Reale rende omaggio al pittore italiano che in Ticino aveva molti legami e amicizie
Dall’8 ottobre nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano sarà esposta la «famigerata» opera di Enrico Baj I funerali dall’anarchico Pinelli. Palazzo Reale, infatti, per i cento anni dalla nascita renderà omaggio al pittore italiano con l’esposizione dal titolo Baj chez Baj. Prima di entrare nel merito e di raccontare il coinvolgimento di Baj (1924 − 2003) con il Ticino mi preme sottolineare che il titolo esatto sarebbe L’assassinio dell’anarchico Pinelli. È stato lui stesso a precisarlo agli organizzatori in occasione dell’esposizione dell’opera al Parco delle Cascine di Firenze nel 1975. Il responsabile dell’evento Graziano Cioni, comunista, ne chiese uno più neutro: i soliti «funerali», come sempre viene chiamata l’opera.
Nella sua «Automitobiografia» del 1983 scrive: «Più che dei suoi funerali si trattava di lui stesso, dell’anarchico, che precipita al suolo su un ipotetico selciato». Diversi dai Funerali dell’anarchico Galli, ora al MoMA di New York, il cui titolo sembra fare riferimento. Dipinto nel 1910-1911 da Carlo Carrà qui si vede, oltre al tumulto generale, una bara.
La storia è vecchia. La riassumiamo brevemente. Il 12 dicembre 1969 è esplosa a Milano una bomba dentro una banca. Sono morte 16 persone. Pensavano tutti alla pista anarchica (poi rivelatasi falsa; la matrice è neofascista). Vengono arrestati degli anarchici fra i quali Pino Pinelli. Dopo quattro giorni di interrogatorio, il 16 dicembre all’una di notte, precipitava dalla finestra della questura. Si trattava della finestra del commissario Luigi Calabresi. Dopo tanti anni e molti processi, fra accuse e contro accuse la verità non la sa nessuno. Da una parte si sostiene il malore attivo di Pinelli e dall’altra si accusa Calabresi di omicidio. Erano anni plumbei, dalle piazze ai giornali, al grido di «Calabresi assassino». Sia come sia, una cosa oggi per me è certa: Pinelli era sotto la «custodia» della polizia…
Il 17 maggio 1972 Luigi Calabresi è stato ucciso a Milano. Quella stessa sera doveva essere inaugurato nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano l’omaggio di Baj a Pinelli. La mostra è stata immediatamente sospesa. Il quadro ha iniziato una peregrinazione per varie città europee fra le quali appunto Locarno, precisamente alla Sopracenerina nel 1993-94, all’interno dell’antologica dedicata a Baj di Casa Rusca. L’esposizione era voluta dal direttore artistico della pinacoteca Pierre Casè (1944-2022) e da Riccardo Carazzetti (1953-2019), direttore del Dicastero musei e cultura, sempre di Locarno.
Ma com’è il quadro? Ce lo spiega l’artista nella riedizione del catalogo del 1972. «Un grande pannello di cm 305×1200 in paniforte di betulla finlandese suddiviso il 13 parti, simile alle tessere di un puzzle gigante. Le divisioni del pannello sono state tracciate seguendo la composizione dell’opera, cioè i contorni delle figure…». Si può suddividere in tre parti. Al centro Pinelli che cade a testa in giù; a destra i suoi amici e gli anarchici; a sinistra i truci poliziotti. Davanti e ai due lati le figlie Claudia e Silvia e la moglie Licia. Non sempre la composizione è uguale. Alcune volte, in alto entro una cornice, appaiono una luce, come in Guernica di Picasso, e delle mani. Baj inizia i bozzetti a casa di Licia alla quale alla fine ha deciso di regalare il lavoro. «Grazie, gli disse la vedova, ma dove lo metto, vivo in due locali». «Vendiamolo, rispose Baj, così ti restano i soldi per far studiare le bambine». Si rivolge quindi al gallerista Giorgio Marconi (1930-2024): «Giorgio non vuoi comprare il Pinelli che ti piace tanto?». Così è stato.
Al termine della mostra a Palazzo Reale, il 25 febbraio 2025, il dipinto verrà ospitato definitivamente a Palazzo Citterio.
Baj, Schwarze la Biennale di Venezia
Ma quali sono stati gli altri amici diBaj?
Durante il 1986 assieme a Ugo Fortini abbiamo progettato una nuova rivista. Si chiamerà Imago e paradossalmente non conterrà immagini. A parte l’aspetto grafico, curato da Daniele Garbarino, si trattava di cercare i primi collaboratori fra conoscenti. Quell’anno si stava tenendo a Venezia una Biennale curata da Maurizio Calvesi. Il titolo era Arte e scienza. Una doppia pagina de «laRepubbblica» del 29 giugno conteneva tre articoli. Il primo di Enrico Filippini si intitolava «Ma che brutta sorpresa», il secondo di Fabrizio d’Amico era neutro e l’ultimo di Roberto Tassi sosteneva al contrario che «Invece è un’emozione».
All’interno una sezione dedicata ad Arte e alchimia e curata da Arturo Schwarz (1924-2021) che si autodefiniva ebreo, ateo, anarchico e alchimista. Baj il 30 settembre 1986 mi aveva scritto: «Che ne è del progetto Imago? Se la cosa vi interessa posso mandarvi un testo». L’articolo pubblicato si intitolava «Confusionismo alchemico alla Biennale» e irrideva lo squinternato Schwarz con ironia e leggerezza. Ho telefonato a Schwarz per chiedere un suo testo in proposito e lui mi ha risposto con arroganza, che faceva parte del suo carattere, che prima la redazione doveva sconfessare il testo di Baj e poi… Non se n’è fatto più nulla.
Che cos’è la Patafisica
Fiorenzo Lafranchi (1957-1995) è stato un uomo particolare. Creatore delle edizioni l’Affranchi ha pubblicato autori quali Oskar Panizza, Erich Mühsam, Benjamin Péret, con l’innovativa formula di farli illustrare da artisti ticinesi. Nel 1994 si è recato diverse volte a casa di Baj a Vergiate per realizzare un libro-intervista dedicato alla Patafisica. Ne è scaturito un testo brillante, fatto di rimandi, allusioni, contraddizioni; il tutto per cercare di spiegare Che cos’è la Patafisica. Il suo inventore Alfred Jarry sosteneva che essa fosse la “scienza delle soluzioni immaginarie per la quale non esistono verità assolute ma solo relative e mutevoli”. Baj, patapittore, riassumeva il concetto con la frase «Imago, ergo sum». Il volumetto è stato tagliato di sghembo per dargli risalto sugli scaffali.
Baj-Bakunin
Il primo monumento a Bakunin è stato realizzato da Baj a Berlino nel 1996 ed esposto nei locali della Neue Gesellschaft für Bildende Kunst. Si trattava di una foto di Michail Aleksandrovič Bakunin appoggiata sopra un cavalletto posto su di un cubo con la A di anarchia. Alto 330 centimetri prevedeva l’aggiunta di ulteriori modelli più piccoli. Uno di questi è tuttora presente nel Museo Onsernonese di Loco al quale è stato donato in ricordo dell’ospitalità della valle nei confronti di Bakunin. Ma Baj pensava in grande e ha telefonato a Casè per proporgli un’opera meno effimera. E così Baj, Casè, Carazzetti e il critico Luciano Caprile hanno passeggiato prima in Onsernone poi sotto la Baronata infine sono approdati a Carrara. Qui Alfredo Mazzucchelli ha offerto loro un blocco di marmo di 3 metri per 190 centimetri. Grezzo con una fenditura. È arrivato a Locarno il 30 settembre 1996. Si era pensato di poggiarlo in riva al lago, a Minusio. Ma, tempo dopo, fra difficoltà di trasporto e dinieghi vari è finito alla Cava Pollini di Riveo dove vien distrutto per farne della ghiaia. Prima però, il 5 ottobre 1996, ad Ascona si era tenuto un Convegno per dibattere su Bakunin e il monumento.
Agli incontri preparatori parteciparono alcuni degli anarchici storici ticinesi fra i quali Gianpiero Bottinelli, Peter Schrembs ed Edy Zarro. Gli Atti del convegno vennero poi pubblicati dalle edizioni La Baronata nel 2000.
Artisti per la pace
L’ultima volta che ho sentito Baj è stato in occasione dell’iniziativa Artisti per la pace contro la guerra in Iraq nel 2002. Lui, assieme a Harald Szeemann e altri, è stato uno dei primi firmatari dell’appello. Fra le varie presentazioni del manifesto vi è stata quella al Centro culturale svizzero di Milano il 13 dicembre 2002. Per l’occasione mi premurai di chiamarlo per verificare se volesse prendere la parola. Mi rispose una voce flebile, lontana… Qualche mese dopo ci lasciò.
Per approfondire la sua storia artistica, i generali, le madamine…, il riferimento principale sono i tre volumi del Catalogo generale Bolaffi dell’opera di E. B.
Dove e quando
Baj chez Baj, Palazzo Reale di Milano, dall’8 ottobre al 25 gennaio. www.palazzoreale.it