Alessandro Barbero in autunno su LA7 con un nuovo programma
Alessandro Barbero è una sorta di enigma mediatico, di paradosso. Medievista illustre, saggista insigne, divulgatore acuto e ironico, narratore di talento, presenza costante su social, televisione e quotidiani, conferenziere di efficacia e impatto ben fuori dal comune. Tutto bene, si dirà; ma, allora, perché «enigma»? In un mondo normale (meglio: di antica normalità) il successo mediatico di Barbero sarebbe banale, dovuto e platealmente riconosciuto; diventa invece curiosa eccezione (anzi: eresia) nel panorama attuale di media, stampa e politica, in cui l’ignoranza orgogliosamente squadernata e rivendicata sta diventando un valore, «il» valore, in cui storia e memoria sono finite dal robivecchi (o in qualche inferno dei colti, dei professoroni e di sbertucciate élites), in cui spiegazione e contestualizzazione sono visti con sospetto; e in cui tutto viaggia a vele spiegate sul carro sgangherato degli anatemi ciechi e delle feroci condanne senza appello, tanto più forti e urlati quanto meno sostenuti da prova.
Quindi, la presenza di un alfiere del pensiero libero e laterale ha un sapore di antiche cose, di valori ormai decaduti e ferocemente rottamati; non solo, si accampa (con il sorriso, ma con quel rigore un po’ sabaudo che tanto piace) come prova in atto della pochezza di quelli che occupano manu militari i media più seguiti.
Barbero è un’icona, ma davvero; icona della sinistra certamente, ma soprattutto di coloro che guardano con delusione alle derive mediatiche del pensiero, trovando in Barbero una sorta di porto protetto, di spazio per una riflessione che abbia un respiro autentico, non di minima banalità. E gli altri, i trionfatori della compagnia di giro? Gli altri lo ignorano, fuggono il confronto. Eppure Barbero non teme di manifestare opinioni forti, di operare chiare scelte di campo, dall’Ucraina a Gaza, al ruolo degli Stati Uniti, alla crisi del modello occidentale; a differenza di quanto accade ad alcuni, che navigano su analoghe procellose acque, contro di lui non si scatena però la solita canèa degli opinionisti da un tanto al chilo, e i giornalai travestiti da pensosi esperti non sparano contro di lui a palle incatenate. Sperano che il loro silenzio spenga la voce del «nemico», più probabilmente temono che il professore piemontese li rimetta, con modi urbani ma senza sconti, nel sottoscala per lazzaroni in cui meriterebbero di stare.
Accanto al suo magistero in storia medievale e militare all’Università degli Studi del Piemonte orientale, Alessandro Barbero ha svolto opera di divulgazione storica prima in radio, poi nella tv pubblica e ora, forse a causa degli sviluppi recenti nel servizio pubblico, nella tv privata (LA7). In quelle sedi, si è soprattutto goduto dello storico – che magari un po’ sdogana qualche astuto ammiccamento al presente (historia magistra vitae, ricordate Cicerone?) – e del suo rigoroso rispetto dei fatti; il suo impegno civile e la sua tensione etica si ritrovano invece soprattutto nelle attività di conferenziere e su internet.
LA7 ha deciso, dopo il successo inatteso del programma In viaggio con Barbero, di dare uno spazio (mezz’ora in seconda serata, 26 puntate, dall’autunno) in cui Barbero risponderà a domande del pubblico su storia e attualità. I «vassalli di Barbero», cioè i membri della community www.vassallidibarbero.it, ma non solo loro, si attendono che questo spazio possa diventare un punto di riferimento, una sorta di nucleo di resistenza; qualcosa di profondamente nuovo, anzi di fecondamente antico.