È l’ora del tè? Sì, è tempo di pettegolezzi

by Claudia

«It’s tea time!». No, nelle Parole dei figli non vuol dire che «è l’ora del tè», bensì che «è l’ora del gossip». Tea è un termine molto utilizzato dagli Gen Z ed è tra quelli che più possono trarci in inganno, perché il suo significato originale lo conosciamo tutti, ma viene usato per indicare un’altra cosa. Così, credere che il riferimento sia alla bevanda inglese è un errore che, come mostrano i video su TikTok, per gli adolescenti è imperdonabile. Marchio d’infamia, risate a crepapelle. Nelle Parole dei figli dello scorso maggio, abbiamo raccontato che è proprio uno dei vocaboli utilizzati per fare boomer-stumping, ossia «mettere in imbarazzo il boomer». Per dire, il «New York Post» racconta di Kiana Sinaki, 21 anni, desiderosa di condividere dei pettegolezzi con un collega più anziano in una palestra a Santa Barbara, in California: «Ho del tea (tè) – gli dice – per te». Il collega senior risponde: «Oh, no, grazie. Ho abbastanza bustine per conto mio». L’espressione più popolare tra i giovani è «spill the tea» che tradotto letteralmente vuol dire «versa il tè».

Mi viene in mente subito il tè pomeridiano londinese, vero e proprio evento destinato alle classi sociali più elevate nell’Inghilterra ottocentesca, dove il pettegolezzo è di casa. Pensiamo alla popolarissima serie tv Netflix Bridgerton, tratta dai romanzi d’amore di Julia Quinn, e ambientata a inizio Ottocento: gli otto fratelli Anthony, Benedict, Colin, Daphne, Eloise, Francesca, Gregory e Hyacinth cercano la loro strada e l’amore sotto lo sguardo vigile di mamma Violet, vedova di lord Bridgerton. Le loro vicissitudini sono scandite dai pettegolezzi che scorrono insieme ai fiumi di tè. Sono i momenti durante i quali è consuetudine darsi alla lettura del Society papers, le cronache scandalistiche sull’alta società di Lady Whistledown. L’autrice è sotto pseudonimo ma è una penna informatissima sugli intrallazzi di corte, soprattutto delle giovani dame in cerca di marito che fa rima con buon partito: «Non mi conoscete e vi assicuro che non mi conoscerete mai», dice di sé stessa. «Ma vi avverto, gentili lettori, io di certo conosco voi». Insomma, non è difficile capire perché «spill the tea» da «versa il tè» assuma il significato di «raccontami!». Dove il sottinteso è il pettegolezzo. L’espressione oggi si è diffusa tra i giovanissimi, ma è tutt’altro che nuova.

Come riporta «Urban Dictionary» probabilmente all’inizio il motto è «spill the T», in cui la T sta per «truth» ossia «verità». Dimmi la verità! Così utilizza la T, per dire, lo scrittore John Berendt nel libro best-seller del 1994 Mezzanotte nel giardino del bene e del male, poi diventato film nel 1997 diretto da Clint Eastwood. Lady Chablis, nome d’arte di Brenda Dale Knox, nata a Quincy nel 1957 e scomparsa a Savannah nel 2016, è una drag queen statunitense che sia nel libro sia nel film interpreta sé stessa, e dice la frase cult: «Il fatto che io sia una bella donna è chiaro… ma il fatto che io abbia un pene, beh, questa è la mia T, questa è la mia Verità». Per «Urban Dictionary» infatti nella cultura drag la T indica da sempre la parola «verità». Insomma, racconta e dimmi la verità preferibilmente su qualcosa di succoso o scandaloso! I modi di dire poi sono i più svariati come «Ho del tea» oppure «momento tea». Gossip, chiacchiere, pettegolezzi: anche per gli Gen Z ogni momento è buono per il gossip che loro non intendono però come «parlare male degli altri», ma come raccontare una notizia su qualche amico che abbia prevalentemente a che fare con relazioni amorose, presunti tradimenti, eccetera.

I pettegolezzi che piacciono di più sono quelli dopo una festa, quando un amico va a casa dell’altro e si tira (troppo) tardi a commentare chi ha fatto cosa tra una canzone e un drink. Ma il «momento tea» può essere anche durante la pausa a scuola e, per i più indisciplinati, persino durante le lezioni. Del resto, fare gossip è sempre piaciuto e sempre piacerà. Dice Oscar Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray: «Amo gli scandali che riguardano gli altri, ma quelli che riguardano me non mi interessano. Non hanno il fascino della novità». C’è poi il tè in bustine e quello in foglie, ossia senza filtri. Adesso che sapete il significato, voi quale preferite?