L’impegno della divulgazione

by Claudia

Tra i molti servizi offerti al pubblico dal centro culturale-ricreativo La Filanda di Mendrisio c’è da qualche anno anche lo spazio dedicato alla «alfabetizzazione informatica», un appuntamento settimanale curato da Daniele Raffa, informatico di professione che da anni gestisce una propria azienda nel settore assisitive technology (tutto quello che la tecnologia può fare per migliorare la qualità di vita delle persone più fragili).

La sua attività professionale è, però, affiancata da un regolare impegno di volontariato, che si concretizza appunto in momenti di consulenza rivolti sia ai frequentatori del suo corso, sia in altre attività dove Daniele mette a disposizione del bene comune il suo tempo.

«La grande soddisfazione per me è stabilire un contatto positivo, costruttivo con tutte le persone. Nel caso di quelle che hanno grosse difficoltà, le soddisfazioni maggiori si provano quando, magari nel caso di qualcuno che non può più parlare o esprimersi in altro modo, si riesce a trovare una modalità per ristabilire una comunicazione con i propri cari. In quel caso si tratta di individuare le risorse della persona e confrontarle con le possibilità offerte dalla tecnica. Quando l’intervento funziona, magari grazie a un computer da comandare con lo sguardo, per me è un grande successo».

Raffa ci racconta ad esempio come la fantasia sia una componente fondamentale per risolvere con poco problemi che, per chi ci si trova confrontato, sono vere e proprie montagne da scalare. A tal proposito ci racconta come con una semplice modifica a un campanello wireless (di quelli che si trovano normalmente in un «fai da te») sia riuscito a far azionare la chiamata del personale infermieristico in ospedale, a una persona ferma a letto e incapace di muovere le braccia.

La sensibilità a questo tipo di problemi arriva sicuramente anche dal fatto che Daniele è egli stesso paraplegico ed è quindi abituato a confrontarsi con simili difficoltà. Discutiamo con lui di quanto ancora ci sia da fare per far sì che «inclusione» non sia una semplice parola da usare qua e là nei discorsi più disparati come a volersi lavare la coscienza, ma un impegno concreto al voler offrire una vita dignitosa ad ognuno di noi, a prescindere dalle sue difficoltà. «Mi sono sempre chiesto, ad esempio, perché i distributori di benzina hanno le pompe piazzate sopra uno scalino… questo infatti rende l’utilizzo più complicato per esempio a chi, come me, si sposta con una sedia a rotelle. Non parliamo poi di leggere il display per interagire con la tastiera della cassa automatica, anche questa posizionata sul medesimo scalino. In questi casi sono spesso costretto a chiedere aiuto a qualcuno, e questo va a scapito della mia indipendenza».

Per tornare ai suoi momenti di formazione alla Filanda (Daniele non le chiama lezioni in quanto non si definisce né un maestro né tanto meno un professore) il nostro interlocutore nota come simili difficoltà di accesso ai servizi si ritrovino oggi anche nell’uso di molte applicazioni informatiche. «Esistono scelte grafiche e tecniche che rendono difficile, non intuitivo, l’uso dei programmi da parte di molti utenti. In questo caso “l’inclusione” potrebbe avvenire coinvolgendo le persone con difficoltà nella fase di progettazione, così da rendere i servizi subito fruibili a tutti gli utenti».

Il tema è già stato discusso in altre occasioni su queste pagine e ci fa particolarmente piacere trovare un interlocutore che esprima la stessa nostra opinione. Tanto più che Daniele, come noi, tiene una rubrica regolare sul settimanale «L’Informatore», in cui di volta in volta propone articoli divulgativi sull’argomento tecnologia. «Penso sia importante far conoscere vari aspetti che riguardano i temi tecnologici che caratterizzano la nostra vita. Fanno parte di una cultura di cui tutti dovrebbero appropriarsi. E cerco di farlo prendendo una posizione positiva, senza pregiudizi. Mi sembra importante ad esempio parlare anche degli aspetti utili dell’Intelligenza Artificiale, che oggi invece è demonizzata da più parti. Questo non aiuta la discussione né la comprensione. Nei miei momenti di formazione mostro per esempio ai partecipanti l’uso divertente di sistemi come ChatGPT nel farsi consigliare ricette, nell’inventare storie per i nipotini, ribadendo che l’intelligenza del computer è artificiale, sta a noi quindi giudicare se le notizie ricevute siano vere o inventate, usando la nostra di intelligenza che è un bene assolutamente da proteggere e preservare».