Badabum, arriva la musica!

by Claudia

La colonia multiculturale creata dall’Associazione Giullari di Gulliver coinvolge a suon di note ragazzi con passato migratorio e ticinesi

Cantare all’unisono lingue diverse, comunicare con le note e imparare a conoscere strumenti nuovi. Un accordo segue l’altro accordo, una melodia racconta chi sei, le parole dicono nella lingua del cuore. Insieme si suona, insieme si cresce, insieme si vive un’estate che racchiude il mondo. Queste sono le mie impressioni dopo aver ascoltato Francesco Rezzonico e Paula Leu, Cek e Poz, mentre mi raccontano di Badabum, una delle colonie dell’Associazione Giullari di Gulliver. Senza parlare troppo, loro l’inclusione la praticano, è accoglienza e cultura, è creare insieme brani originali da portare su un palco. Più di una colonia estiva residenziale, Badabum è un progetto multiculturale per una quindicina di partecipanti, ticinesi e rifugiati, dai 13 ai 16 anni. Un percorso di creazione musicale che prevede alla fine la presentazione dei brani in concerti sparsi per il Canton Ticino.

Cek è musicista, è il co-fondatore e co-responsabile della colonia insieme a Francesco Berta. Facendosi ispirare da «Emilio e una nota», un altro progetto molto simile sempre di casa Giullari, tre anni fa i due hanno lanciato Badabum, che sembra il naturale seguito, anche per quanto riguarda il tema dell’integrazione. All’idea aderisce immediatamente anche Poz, che dopo anni di colonie nell’ambito dell’handicap cercava un’esperienza legata alla musica, che andasse incontro anche alla sua formazione professionale – attualmente sta conseguendo un Master in musicologia. «Ma quello che ha acceso la mia curiosità è stato soprattutto l’aspetto integrativo: un’esperienza aperta a 8 adolescenti ticinesi e 8 adolescenti con passato migratorio».

Integrazione è una parola che viene usata spesso in questi anni, ma si tratta sempre di integrare qualcuno in qualcosa di pre-esistente. In questo caso, invece, tutto nasce insieme. «E questo funziona molto bene perché lo scambio che si crea durante la colonia poi dura anche dopo» mi racconta Cek. In realtà «l’aspetto dell’integrazione non viene tematizzato in maniera particolarmente attiva durante la colonia. Non viene affrontato o verbalizzato, è semplicemente parte della natura del progetto e questo penso che sia evidente per tutti. Accade in maniera spontanea e naturale». Per eccellenza linguaggio universale e non verbale, la musica aiuta sicuramente anche chi fa fatica con le parole. «Creare la propria musica, portarla in giro, è un aspetto al quale si somma poi il discorso integrativo. Le due cose vanno di pari passo senza essere collegate in maniera più teorica» continua il musicista.

I ragazzi scrivono nella loro lingua oppure decidono di farlo in italiano perché si vogliono far capire dal pubblico. «Il linguaggio della musica è il più idoneo a esprimere emozioni o vissuti difficili», aggiunge Poz, per la quale integrazione è proprio creare spazi di incontro sociale tra persone che hanno storie diverse alle spalle, «oggi ne abbiamo particolare bisogno, soprattutto in Ticino. Quello che caratterizza Badabum è il fatto di vivere due o tre settimane in residenza, confrontandosi tra pari, tra adolescenti. Noi siamo solo la cornice che contiene il processo».

Bisogna suonare già uno strumento o saper cantare? No – ci dicono gli animatori – per partecipare basta l’interesse verso un’esperienza del genere. Durante l’anno vengono proposti pomeriggi con ragazze e ragazzi per farsi conoscere (gli ultimi due si sono tenuti in questi mesi di aprile e maggio) e dove si possono portare strumenti, fare attività legate alla musica. C’è anche chi arriva senza aver mai toccato uno strumento. Insomma si sperimenta, si impara e alla fine si sale sul palco. Questo non vale solo per i partecipanti, anche i monitori non sono tutti professionisti in ambito musicale. Alcuni trasmettono tecnica e conoscenza, spiegano come impostare i brani. Ci spiega Poz: «I partecipanti portano i loro testi, le loro idee e noi li aiutiamo a capire come dar forma alla loro creatività». Alcuni invece hanno una formazione in ambito sociale, nella relazione con l’altro. Per Cek, «questo insieme di musica e pedagogia è una formula che funziona benissimo. Se fossimo tutti musicisti non sarebbe la stessa cosa, e viceversa. Si crea un equilibrio molto interessante, è stimolante, crea nuove occasioni».

Si sente l’emozione tra le parole, si immagina quella dei giorni estivi, prima di salire sul palco «quando dopo tutto il lavoro preparatorio si sente l’adrenalina del primo concerto, e si vedono i ragazzi carichi!» ricorda Poz. «Viviamo tantissimi momenti molto belli e intensi in modi diversi. Assistere ai percorsi, la crescita personale dei ragazzi anno dopo anno, ci coinvolge. Vederli sul palco con questa energia pazzesca, convinti del loro lavoro dopo tante insicurezze… Questa energia arriva e viene percepita dal pubblico, io ho avuto la pelle d’oca a più di un concerto», dice Cek.

Anche quest’anno la colonia Badabum si terrà al Luzzone, in Val di Blenio, dal 4 al 22 luglio. Ci sono ancora posti liberi, per informazioni badabum@giullari.ch. Tra il 18 e il 21 luglio invece si potranno ascoltare le creazioni 2024 in giro per il Canton Ticino. Mi lasciano con il racconto delle loro spedizioni serali alla diga del Luzzone, vicino a dove dormono, a guardare le stelle. E io acchiappo al volo questa immagine per appiccicarla alle parole sentite durante un loro concerto: «Che tanto ognuno è già un supereroe / Vorrei solo vedere una sfumatura di colore / Come fuochi d’artificio sulle stelle».

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