Holi, quando il mondo si rovescia

by Claudia

Fili di seta, in India si celebra la festa della primavera spruzzandosi addosso polveri colorate e facendo più baccano possibile

È forse la più famosa delle feste indiane: Holi, la festa dei colori. La più scenografica di tutte le feste induiste che somiglia, sotto certi aspetti, al nostro Carnevale. Si tiene ogni anno alla prima luna nuova di marzo, ed è una vera e propria festa nazionale che ricorda, almeno per il numero di morti e feriti lasciati a terra e per il coinvolgimento popolare, il Carnevale di Rio. La gente si riversa nelle strade spruzzandosi addosso acqua e polveri colorate, facendo più baccano e confusione possibile: non esistono più differenze di ceto, di cultura, di casta o di sesso. Tanto che Holi viene celebrata ormai spesso anche in Occidente con rave gioiosi e più o meno estemporanei del tutto slegati dal calendario religioso induista o dal significato della festa. Che, non tutti lo sanno, comincia in realtà la sera prima intorno a mezzanotte. Quando si accendono i falò accuratamente predisposti da giorni da ragazzi e bambini del quartiere che, nelle settimane precedenti, strategicamente piazzati nei luoghi più frequentati della città, chiedono soldi ai passanti per comprare la legna e le statue. In mezzo alla catasta di legna difatti troneggiano statue di cartapesta più o meno grandi della cattiva strega Holika che tiene tra le braccia il piccolo Prahlad: incarnazione del dio Vishnu, che incenerisce la strega rimanendo illeso tra le fiamme.

Quando i falò cominciano a bruciare, tutti cominciano a danzare e correre intorno al fuoco. In casa, nei posti più tradizionali, le signore fanno uno scrub con un miscuglio di semi di senape pestati e olio: ciò che rimane dovrebbe essere in teoria gettato tra le fiamme. Perché Holi è essenzialmente una festa della primavera legata all’antico calendario agricolo, e il falò di Holika, la vecchia strega che muore tra le fiamme, rappresenta simbolicamente l’inverno che muore e la successiva rinascita dei campi. Un’altra teoria vuole infatti che il Carnevale, come anche Holi, non siano altro che lo sbiadito ricordo di una vera e propria festa di capodanno che, nel mondo antico, celebrava la morte dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo: la fine dell’inverno cioè e l’arrivo della primavera. Ma qui vige ancora, come un tempo da noi, il vecchio «ogni scherzo vale», ricordo di quando i giorni della festa erano un vero e proprio «tempo alla rovescia»: ogni comportamento era diametralmente opposto a quello normale, i padroni dovevano servire gli schiavi, venivano abbandonate le normali regole della legge, della morale e tutti si abbandonavano a stravaganti manifestazioni di gioia e di allegria. Come lanciare palloncini pieni di acqua colorata dai balconi, ad esempio, su passanti e macchine. O spruzzare acqua colorata (o peggio) dai «pichkari» (pompe che spruzzano acqua) su chiunque.

A Holi, vera e propria saga della trasgressione, tutto è permesso. Motivo per cui viene in genere vivamente sconsigliato a chiunque, e specialmente ai turisti, di scendere a celebrare Holi per strada in mezzo a sconosciuti: non si sa mai. La mattina di Holi le strade sono piene di uomini, ragazzi e bambini che rovesciano secchi d’acqua colorata e polveri multicolori su chiunque capiti a tiro. E siccome non tutti sono in pieno possesso delle loro facoltà mentali, può capitare anche di trovarsi ricoperti di vernice o liquami, oppure di essere vittima di qualche «scherzo» che passa il segno. Nei posti più tradizionali si prende il bhang, estratto dalla cannabis, nei posti meno rispettosi della tradizione birra e whisky scorrono a fiumi. Nel «tempo alla rovescia» è ammesso tutto ciò che in altri momenti è considerato socialmente riprovevole. Noi celebriamo in casa, con amici e parenti. «Open house», dalla mattina presto fino a notte inoltrata. Perché la mattina di Holi chiunque, ma proprio chiunque, sveglia amici, vicini e parenti con manciate di polveri colorate. Da giorni difatti per strada bancarelle e negozi sono pieni di pompe di pichkari, alcuni enormi con doppio serbatoio, da portare sulle spalle a mo’ di zaino. Altri negozi e altre bancarelle espongono montagne di polveri colorate in tutte le sfumature dell’arcobaleno, in certi casi addirittura arricchite con pagliuzze scintillanti.

I più intellettuali e politicamente corretti comprano a caro prezzo nei negozi di lusso, i soli rimasti ormai a vendere questo tipo di merce, le polveri tradizionali: meno brillanti ma fatte con pigmenti naturali. La mattina di Holi dappertutto si scatenano vere e proprie battaglie, che finiscono nel primo pomeriggio quando tutti, stremati e senza più un centimetro di pelle del colore abituale, si affollano intorno a docce, vasche da bagno e fontane per cancellare le tracce della battaglia mattutina. Nel tardo pomeriggio, dopo avere indossato per l’occasione nuovi abiti, si va in visita da parenti e amici, e si coglie anche l’occasione per cercare di ricomporre eventuali liti che possono essere accadute durante l’anno passato. Tutti sono rilassati, sorridenti e anche un po’ sofferenti da più o meno clamorosi postumi da sbornia. La festa è finita, e tra pochi giorni sarà finita anche la brevissima primavera indiana: le temperature cominceranno presto a salire e tutti torneranno alle loro occupazioni. Ma per molti giorni ancora per strada si vedranno persone e anche animali che recano le tracce colorate, dure a scomparire, dell’allegra battaglia di Holi.

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