Il surrealismo al Monte Verità tra funghi e poesia

by Claudia

Con il direttore artistico Stefan Zweifel ci tuffiamo nei mondi surreali di questa edizione degli Eventi letterari

«Michael Lentz che ha appena scritto un libro di poesie dalle liriche complesse e anagrammatiche, in parte caratterizzate da una grande potenza ottica, è uno dei maggiori specialisti della poesia fonetica in pieno stile surrealista e dadaista». Artista della parola e del suono, sassofonista originario di Düren, un paesino del Nordreno-Vestfalia, Michael Lentz – cosi ci dice Stefan Zweifel, direttore artistico degli Eventi Letterari (nella foto a lato) – sarà tra gli ospiti della prossima edizione in programma dal 21 al 24 marzo 2024 al Monte Verità. Un’edizione che ha una chiara impronta surrealista e che promette – basta dare uno sguardo al cartellone – di non essere come le altre o meglio, come dice Zweifel, «di non seguire la classica impronta del festival letterario che ci ha abituati ad ospitare solo quegli autori che hanno delle novità editoriali da presentare. Mondi Surreali – Campi magnetici, questo il titolo che abbiamo scelto per quest’anno, sarà invece l’occasione per riunire tanti autori che non hanno necessariamente nuove uscite da promuovere e vederli discutere attorno a questioni legate all’attualità culturale, sociale e politica». Tutto questo lasciandosi ispirare dalle atmosfere irrazionali e oniriche di quel movimento artistico e letterario d’avanguardia nato a Parigi negli anni Venti per il quale l’arte deve suscitare emozioni ma deve anche influenzare e modificare la realtà politica. L’arte nella sua manifestazione più alta modifica la consapevolezza, lo sguardo dello spettatore e anche la coscienza della società.

Se di primo acchito la scelta del tema e lo sguardo rivolto al passato – come a dire che oggi non abbiamo lo stesso grado di sostanza, spirito, vivacità e intraprendenza culturale – possono suscitare qualche perplessità, è vero anche che tanti sono i parallelismi e di riflesso gli spunti di riflessione che possono nascere dall’incontro di due epoche diverse. «Quando nell’autunno del 1924 uscì il manifesto surrealista scritto da André Breton, il mondo aveva già conosciuto la Prima guerra mondiale e altri conflitti erano in corso. L’arte come deve rispondere alla guerra? Si chiedevano i surrealisti. Per gli esponenti del dadaismo zurighese la risposta era chiara: bisognava distanziarsi da quella cultura che non aveva saputo evitare la guerra – la cultura di Goethe e di Voltaire per intenderci – che aveva sulla coscienza tutti quei soldati morti sul campo».

Un primo importante elemento di rottura con il passato per accogliere il nuovo mondo che i surrealisti volevano plasmare e abitare è rappresentato dalla lingua. «I surrealisti ritenevano la parola e la lingua corresponsabili di quel mondo che ragionava secondo criteri razionalistici, economici e bellicosi. Bisognava dunque scardinare, rompere con la lingua del passato e trovare parole nuove, nuove forme di espressione nella poesia fonetica».

Ecco allora che nel solco del gioco lessicale e onomatopeico accostato alla forza del’immagine e del visivo, nel confluire di generi e nell’erosione di barriere, in un programma che guarda più a nord che a sud, in questa edizione c’è molto spazio per la poesia. A partire dall’austriaco Raoul Schrott, classe 1964, scrittore e poeta che ha la particolarità di essere stato il segretario di Philippe Soupault, ultimo surrealista vivente e autore del testo di riferimento sul dadaismo, fino ad Ann Cotten, classe 1982, nata in Iowa, oggi in movimento tra Vienna e Berlino, conosciuta per la sua lirica sperimentale che confluisce nella prosa – e viceversa – che sabato 23 marzo alle ore 18:30 sarà ospite dell’incontro S-Confinata! E poi, ancora, parteciperà alla tavola rotonda di domenica 24 marzo alle ore 15:00 dal titolo Il no radicale. Un incontro che vedrà protagonisti anche Tom McCarthy, nato a Londra, di casa a Berlino, considerato uno scrittore post-postmodernista, membro di un collettivo di avanguardie artistiche; Yvan Sagnet – attivista e scrittore camerunense – e Milo Rau – drammaturgo, autore e regista cinematografico – autore del film Il nuovo Vangelo che sarà proiettato il 13 marzo alle 20:30 al Cinema Otello negli appuntamenti del pre-festival. Cimentandosi in generi diversi – McCarthy nella narrativa, Rau nel teatro – entrambi utilizzano la tecnica del reenactment ossia della riproduzione di fatti storici con attori non professionisti che recitano nei luoghi storici dell’accaduto. «Ci sono fatti, accadimenti del passato – dice Stefan Zweifel – che riteniamo importanti e per questo vogliamo riportare in vita, ri-raccontare, rimettere in scena. Non si tratta però di una semplice replica ma di una presa di posizione nei confronti di eventi o catastrofi politiche resa possibile dal linguaggio e dalle tecniche del teatro con l’intento di riportare un fatto particolare all’attenzione del pubblico». McCarthy in Déjà-vu. Il romanzo dei ricordi perduti (I Libri di Isbn/Guidemoizzi, 2008) racconta di un uomo senza nome che perde la memoria e non se ne cura finché non vive un intenso Déjà-vu. Da lì in poi – per riuscire a ricordarsi – come in un grande teatro dell’assurdo – inizia a mettere in scena le sue visioni ricostruendo vie, case e impiegando diversi attori.

Classe 1967, zurighese, traduttore e critico letterario, curatore di mostre sul dadaismo e sul surrealismo, con il tema scelto quest’anno si può dire che Stefan Zweifel giochi in casa. La sua direzione artistica appare chiara anche per l’attenzione ai mondi germanofoni e francofoni in particolare ma anche anglofoni. Ad iniziare da Merlin Sheldrake che aprirà le danze giovedì 21 marzo alle 19:00 al Palacinema di Locarno. Biologo, studioso delle reti fungine sotterranee nelle foreste panamensi per lo Smithsonian Tropical Research Institute, ha scritto L’ordine nascosto. La vita segreta dei funghi (Marsilio, 2020) da cui citiamo questo breve passaggio: «I funghi sono ovunque, ma è facile non notarli. Sono dentro e fuori di noi. Anche mentre leggete questo libro, stanno modificando il flusso della vita, come fanno da milioni di anni».

Se la difficoltà dei festival letterari è quella di avere una propria coerenza tra titolo, appuntamenti e ospiti, nel caso dei funghi di Merlin Sheldrake l’associazione e il gioco di rimandi alla dimensione onirica e folle dei surrealisti conquistata con le droghe pare esplicita. E Zweifel cita Arthur Rimbaud: «Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi».

Abbiamo presentato solo alcune delle voci che saranno protagoniste al Monte Verità, non mancheranno anche gli autori e le autrici di lingua italiana come Claudia Durastanti che venerdi 22 marzo parlerà de La forza ammaliante del futuro riflettendo sul nostro tempo a partire dal suo recente lavoro Missitalia (La Nave di Teseo, 2024), un’opera di fantasia in cui le donne sono protagoniste.

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