«L’Occidente non riconosca Putin»

by Claudia

Esponenti dell’opposizione al Cremlino riuniti a Londra esprimono la loro rabbia dopo la morte di Aleksej Navalnye le loro speranze in vista delle Presidenziali del 15-17 marzo. «Yulia Navalnaya è il tipo di leader di cui il mondo ha bisogno»

«Se mi uccidono vuol dire che siamo incredibilmente forti. Non arrendetevi», aveva profeticamente dichiarato in uno dei suoi discorsi più celebri, Aleksej Navalny. E come del resto è apparso chiaro al suo commovente funerale a Mosca – dove decine migliaia di suoi compatrioti si sono messi diligentemente in coda per rendere un tributo floreale al feretro dell’attivista, sfidando il rischio di essere schedati o arrestati dalle forze dell’ordine – l’opposizione contro il regime di Vladimir Putin non è morta con il dissidente russo. Anzi. Il leader del Cremlino potrebbe avere fatto male i suoi conti. «Ha commesso un enorme errore strategico che non penso comprenda», ha dichiarato Ksenia Maximova, ex top model russa e fondatrice di Russian Democratic Society, associazione che da Londra aiuta gli oppositori di Putin a scappare da Mosca. «È molto importante tenere alta l’attenzione e non occuparsi di quanto è successo a Navalny solo per 3 o 4 giorni», ha aggiunto Marina Litvinenko, vedova dell’ex agente dei servizi segreti russi e critico del regime, Aleksandr Litvinenko, morto nella capitale britannica nel 2006 per avvelenamento causato da radiazioni da polonio.

«La moglie Yulia Navalnaya è stata la roccia sulla quale Navalny ha poggiato durante tutta la sua vita politica, anche se quando era vivo tentava di proteggerla dalle pressioni della vita pubblica», ha raccontato Vladimir Ashurkov, direttore esecutivo della Fondazione anti-corruzione creata dallo stesso Navalny. «Dopo la morte di Aleksej Yulia ha fatto un discorso con il quale ha preso l’impegno di continuare la battaglia del marito», ha aggiunto, preannunciando non la fine dell’opposizione russa, ma piuttosto un nuovo capitolo. «Penso che lei sia il tipo di leader di cui il mondo di oggi ha bisogno». Rabbia, determinazione e speranza. Sono i sentimenti emersi nel corso di una tavola rotonda sul futuro dell’opposizione russa organizzata a Londra dalla Foreign Press Association sulla scia della scomparsa del celebre dissidente russo. Maximova, Litvinenko e Ashurkov hanno raccontato non solo la loro esperienza di dissidenti russi all’estero, ma espresso soprattutto la loro irremovibile posizione innanzi all’ennesimo omicidio politico putiniano e l’auspicio che la perdita di Navalny unisca le opposizioni e le aiuti a fare fronte comune contro il tiranno del Cremlino.

«Non bastano le sanzioni. Ci vuole volontà politica». È quanto affermato da Tom Keatinge, fondatore e direttore del Centro sui Crimini Finanziari e Studi sulla Sicurezza del Royal United Services Institute, think tank leader nel Regno Unito in materia di difesa e sicurezza. Secondo l’esperto, anch’egli presente al dibattito, la via per colpire il regime moscovita passa per il sostegno a Kiev. «Ci sono circa 300 miliardi di euro di fondi russi fermi in Europa. Perché non li utilizziamo? Perché ci preoccupiamo tanto del rispetto della legge quando il nostro avversario non se ne cura affatto, uccide e avvelena individui nei nostri Paesi oltre che in Russia?», ha chiesto, sottolineando il bisogno di aiutare l’Ucraina a vincere e non solo a sopravvivere com’è stato fatto finora. Gli ostacoli relativi all’uso dei fondi russi detenuti da Euroclear in Belgio, e presso le altre banche centrali europee, non sarebbero tanto di natura legale, in quanto rimovibili. Semmai di natura politica. Il timore è che possa essere messa in discussione la fiducia nella Ue. Tuttavia, una siffatta iniziativa creerebbe un precedente dall’immensa efficacia deterrente. «Se Putin avesse saputo che l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 gli sarebbe costata 300 miliardi di euro, magari avrebbe agito diversamente», ha ipotizzato Keatinge, minimizzando il rischio di volatilità dei mercati che un’iniziativa del genere comporterebbe se solo il settore finanziario e bancario dichiarasse di sostenere i mercati con i propri bilanci in caso di tale evenienza, esattamente come avvenuto in occasione della crisi finanziaria del 2008.

Anche per Marina Litvinenko la vittoria dell’opposizione russa in Russia passa dalla sconfitta di Mosca in Ucraina. Ma non basta. Le democrazie occidentali devono inviare un segnale forte a Putin in vista delle elezioni presidenziali il 15-17 marzo prossimi, il cui esito è già del tutto scontato. «Putin non può essere riconosciuto come presidente legittimamente eletto. Anche Lukashenko non è stato riconosciuto per gli stessi motivi come presidente della Bielorussia. Pertanto perché non fare lo stesso con Putin?». Maximova è concorde: «Ci sono molti russi all’estero contrari alla guerra e tanti gruppi dissidenti sono sorti dopo che Navalny era stato avvelenato la prima volta e poi incarcerato. Abbiamo davvero bisogno di un processo democratico e il primo passo in questa direzione consiste nel constatare che le imminenti elezioni non saranno reali o giuste e dunque Putin non può essere riconosciuto come legittimo capo dello Stato», ha ribadito, puntualizzando come senza questa premessa l’avvio di un processo democratico sia impossibile e il popolo russo, in Russia e all’estero, non possa essere riconosciuto come oppresso qual è.

Navalny ha sacrificato con la vita la sua battaglia per la democrazia in Russia. Autore di indagini da milioni di visualizzazioni sulla corruzione del regime moscovita; oppositore più temuto da Vladimir Putin, tanto da non essere mai menzionato per nome da quest’ultimo; protagonista dell’eponimo documentario Navalny, vincitore di un premio Oscar. Scampato a un tentato omicidio per avvelenamento con l’agente nervino Novichok e infine imprigionato in un carcere di massima sicurezza oltre il circolo polare artico e morto in circostanze sospette all’età di 47 anni. «Siamo sicuri che la sua morte non sia stata naturale in base a varie prove», ha commentato Ashukov, rifugiato politico dal 2014 nel Regno Unito, da cui opera coordinando gli attivisti della Fondazione anti-corruzione a Vilnius in Lituania, dove dal 2021 l’organizzazione ha sede dopo essere stata messa all’indice dal Cremlino come estremista. «Le autorità russe hanno giocato in modo vergognoso con il corpo di Navalny, consegnandolo alla madre più di una settimana dopo il decesso», ha proseguito il collaboratore e amico del dissidente. «Sospettiamo che sia stato avvelenato e volessero assicurarsi che non vi fosse più alcuna traccia di veleno sulle sue spoglie», ha aggiunto, ricordando le difficoltà incontrate nella ricerca di un luogo per la celebrazione delle esequie, ostacolata dal rifiuto di molte chiese e strutture funebri.

«Il regime di Putin può apparire stabile ma in realtà sta diventando sempre più fragile e il nostro ruolo come organizzazione politica è quello di essere la forza più preparata a subentrare quando le cose in Russia cominceranno a cambiare», ha concluso il direttore della Fondazione anti-corruzione. Che ha lanciato un monito: l’Occidente sta sottovalutando Putin. Non è solo un pericolo per l’Ucraina, vittima di una brutale aggressione cominciata due anni fa. Non è solo un pericolo per la stabilità dell’est Europa. «È un pericolo globale che mina l’ordine internazionale e mette a repentaglio l’umanità intera».

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