La ninfa Platée protagonista dell’opera barocca

by Claudia

Musica  ◆  All’Opernhaus di Zurigo fino al 16 gennaio va in scena il lavoro di Jean-Philippe Rameau

Sta avendo un enorme successo di pubblico all’Opernhaus di Zurigo Platée, opera lirica in un prologo e tre atti di Jean-Philippe Rameau, rappresentata per la prima volta a Versailles nel 1745, e su libretto di Adrien-Joseph Le Valois d’Orville e Balot de Sovot. Libretto tratto dal lavoro Platée ou Junon jalouse di Jacques Autreau che si riconduce a sua volta a uno scritto del geografo greco Pausania. Si tratta, per essere più precisi, di un ballet bouffon.

Oltre che di lavori teatrali di ogni genere, di opere strumentali, mottetti e cantate profane, Rameau si era infatti sempre interessato anche del genere opéra-ballet, comédie-ballet e balletto. E le coreografie occupano ovviamente anche in Platée una posizione di primo piano.

All’Opernhaus di Zurigo, dunque, si imbocca di nuovo la strada del barocco francese, e di nuovo con Rameau. Stavolta con una delle sue opere che segnano una tappa fondamentale nella storia del teatro in musica. Peraltro, con questo suo spettacolo epocale sotto ogni aspetto, il compositore francese diventa famoso anche fuori dei confini francesi. Intriso di una notevole verve drammatica e musicale, Platée ci offre tutte le caratteristiche dell’impagabile arte di Rameau, con quelle armonie e con quei ritmi, con quelle cantabilità, espressività e orchestrazione di una modernità senza precedenti. In una potente lettura che, come detto, sta entusiasmando il pubblico, quella dell’Opernhaus è una produzione che punta sull’eccellenza di interpreti e orchestra. Alla testa dell’ormai famosissima Orchestra La Scintilla (specializzata in esecuzioni con strumenti d’epoca) è questa volta una donna, la cembalista francese Emmanuelle Haim. Con grande pertinenza stilistica, la Haim si dimostra sempre perfettamente in grado di coinvolgere in un fantastico virtuosismo tutti i musicisti (e per il continuo: Benoît Hartoin al cembalo, Claudius Hartmann: violoncello, Dieter Lange: violone), i cantanti e il Chor der Oper Zürich come sempre mirabilmente preparato da Janko Kastelic.

Musicalmente, si può ben dire di assistere a un’esecuzione trascinante, a un’eloquente testimonianza delle tante finezze della partitura. Ottima anche la prestazione dei cantanti, soprattutto quella di Mathias Vidal che interpreta magnificamente quel personaggio bizzarro, ma di grande impatto che è Platée. Il tenore francese, specializzato nel repertorio barocco, dà impeccabilmente corpo e voce al personaggio della brutta e sgraziata ninfa di palude in tutte le sue sfaccettature: l’ingenuità, la dabbenaggine, l’incredibile sicurezza in sé stessa quando crede che Jupiter (e non solo lui) si possa innamorare perdutamente di lei e sposarla. Vidal, al suo debutto a Zurigo, è plausibile sia vocalmente sia scenicamente, destando sì ilarità – e non solo quando danza, o tenta di danzare, indossando il tutù bianco – , ma anche compassione per l’amara solitudine della povera ninfa di cui in fondo tutti si burlano. Del tutto a proprio agio anche Evan Hughes nei panni di uno Jupiter doverosamente regale e presuntuoso, Katia Ledoux in quelli della gelosissima Junon, Renato Dolcini nel doppio ruolo di Satyre e Cithéron e, soprattutto, la strepitosa Mary Bevan nel ruolo tutto suo della Folie. Bravi anche Alasdair Kent (Thespis), Nathan Haller (Mercure), Theo Hofmann (Momus), Anna El-Kashem (Clarine e Thalie), Tania Lorenzo che interpreta Amour e tutti gli altri componenti del cast.

La regista olandese Jetske Mijnssen trasporta Platée nel mondo contemporaneo, facendo molte allusioni alla Schadenfreude (ovvero alla gioia maligna, o al piacere per la sfortuna degli altri) che permea il carattere di quasi tutti i personaggi. Forse anche per poter superare meglio i non pochi ostacoli rappresentati dal Teatro nel Teatro (ricordiamo che il titolo del prologo è Nascita della Commedia), ne fa però poche ai fasti e agli eccessi dell’Olimpo. La regista rende omaggio alla spumeggiante composizione di Rameau, ma lo fa, più che muovendo da una precisa idea di base, avvalendosi della scenografia fatta di pochi elementi, quali conchiglie (lo è anche la buca della souffleuse, ovvero di Platée) e conchigliette, luci e lucine di Ben Baur, dei moderni costumi moderni di Hannah Clark, del Light Design di Bernd Purkrabek e, soprattutto, delle numerose trovate giocose e ironiche ravvisabili nella coreografia parodistica di Kinsun Chan. Provenienti da ogni ordine di posti gli scroscianti e interminabili battimani all’indirizzo di tutti i partecipanti e, soprattutto, del tenore Mathias Vidal nel ruolo in titolo. Inoltre, di Emmanuelle Haim e della smagliante Orchestra La Scintilla.

Le repliche di Platée di Jean-Philippe Rameau, in lingua francese e con sopratitoli in tedesco e inglese, si protrarranno all’Opernhaus di Zurigo fino al 16 gennaio e saranno riproposte nella prossima stagione.

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