Il ritorno delle Memorie inutili di Carlo Gozzi

by Claudia

Alla Biblioteca Salita dei Frati si parlerà della fortuna editoriale di un intrigo settecentesco dal sapore avventuroso

La figura di Carlo Gozzi (Venezia, 1720-1806) viene spesso associata a Carlo Goldoni (Venezia, 1707, Parigi 1793) in riferimento a una polemica  fra i due drammaturghi e letterati veneziani sulla Riforma della Commedia dell’Arte con cui l’autore de La locandiera determinò la fine di una lunga tradizione, trasformando la struttura di base del teatro italiano popolare in commedie non più guidate da un canovaccio e all’improvviso bensì fissate da un copione per dei personaggi che via via abbandonano i caratteri tradizionali delle maschere della Commedia per assumere altri connotati.

Inizia così un processo che segna la nascita del dramma borghese. Una pagina di Storia del Teatro storico che ricordiamo in estrema sintesi evitando il luogo comune che vede nel Conte veneziano un rivale all’ombra di Goldoni ma con il fine di riconoscergli, al contrario, una grandezza che va oltre le sue commedie, oggi inspiegabilmente poco rappresentate, come Turandot, Re Cervo, L’augellin bel verde, L’amore delle tre melarance o La donna serpente, per citare almeno le più famose.

Opere considerate come la sua risposta alla Riforma goldoniana, con una riscrittura della Commedia dell’Arte inserita in un contesto fiabesco che conserva tuttavia le caratteristiche della tradizione, con maschere che animano la scena nello stile originale e l’uso di un dialetto veneziano e terrigno in contrapposizione all’italiano letterario degli altri personaggi.

L’occasione per rimettere al centro dell’attenzione il Conte Carlo Gozzi ci viene offerta dalla ripubblicazione delle sue Memorie inutili, la sua autobiografia, un’opera straordinariamente originale e articolata raccolta nell’edizione curata dallo studioso ticinese Fabio Soldini per i tipi di Marsilio editori. Due volumi indivisibili per un totale di 1360 pagine che si aggiungono all’edizione nazionale delle opere del Conte che, in particolare, sono state realizzate con il finanziamento della Fondazione del Centenario della Banca della Svizzera italiana di Lugano. Soldini, saggista e critico letterario, ha dedicato il suo interesse in particolare al Settecento veneziano e ai fratelli Gasparo e Carlo.

La sorprendente autobiografia settecentesca sarà presentata martedì 5 dicembre alle 18.00 alla Biblioteca Salita dei Frati

A differenza dell’autobiografia di Goldoni, scritta in esilio e alla fine della sua vita, le Memorie inutili nascono in condizioni diverse: Gozzi le scrive per difendersi. L’episodio accade quando ha cinquant’anni. Prima di allora non ha mai manifestato il desiderio di raccontare la sua vita. Ma succede un fatto clamoroso che lo situa al centro di uno scandalo, un fatto che lo scombussola, come persona e come professionista.

A quel tempo Gozzi aveva scritto Le droghe d’amore, una commedia in cui un personaggio secondario viene ridicolizzato. E il pubblico va a teatro perché in quel personaggio riconosce la figura di Pier Antonio Gratarol, allora Segretario del Senato della Repubblica di Venezia, una sorta di Cancelliere.

Noto per la sua spiccata mondanità, Gratarol ha un legame con Teodora Ricci, la giovane e principale attrice della compagnia di Antonio Sacchi. Gozzi, autore della commedia è assiduo frequentatore della compagnia e viene accusato di essere responsabile di quella caricatura.

La vicenda si fa tragica quando l’onorabilità di Gratarol è ai minimi storici. Ormai in odore di scandalo, decide di fuggire da Venezia, un atto considerato grave per la carica che ricopre e per la quale viene condannato a morte in contumacia. In esilio a Stoccolma scrive la Narrazione apologetica (1779), un’accusa contro i suoi nemici fra i quali mette anche il Conte Carlo Gozzi che descrive come un ipocrita quando in realtà lo considera come un rivale in amore. Il testo, seppur censurato come tutto ciò che sfiora la sacralità degli organismi veneziani, sarà comunque diffuso clandestinamente.

Finisce fra le mani di Gozzi che, in risposta alle accuse, inizia a scrivere le Memorie inutili (1780) un’autobiografia che a causa delle opposizioni del governo della Serenissima e in una prima stesura vede la luce solo dopo la caduta della vecchia Repubblica.

È il 1797 e la Narrazione apologetica torna a galla e viene indicata come esempio della cattiva amministrazione repubblicana al punto che viene creata una commissione per studiare il caso. Viene riabilitato Gratarol e pubblicato il rapporto in cui sono indicati i responsabili, i potenti di allora, fra cui appare anche il nome del Gozzi. Verranno riprese e pubblicate addirittura due edizioni della Narrazione che andranno letteralmente a ruba.

Il Conte subisce un duro colpo: mai avrebbe pensato di ritrovarsi al centro di uno scandalo. A 78 anni riprende le carte della prima stesura delle Memorie inutili (circa 500 pagine) e nel giro di alcuni mesi le riscrive completamente annunciando l’intenzione di pubblicare l’autodifesa. I primi due volumi escono entro la fine dell’anno e il terzo all’inizio di marzo del 1798.

Ma veniamo all’edizione curata da Soldini per la quale bisogna risalire al novembre del 2000 quando, per iniziativa della Società Filologica Friulana, vengono presentate le Lettere di Gasparo Gozzi. «Al termine dell’incontro, racconta Fabio Soldini, mi si avvicinò una persona del pubblico e si annunciò come l’ultima discendente di Almorò Gozzi (l’ultimo fratello maschio sopravvissuto, ndr): la contessa Loredana Marcello Fiorio di San Cassiano. Desiderosa di conoscere chi si fosse occupato così da vicino dell’illustre avo, m’invitò ad andarla a trovare». Così, visitando la biblioteca della cinquecentesca Villa Gozzi di Visinale, lo studioso si imbatte in una decina di vecchie scatole d’archivio, un fondo da cui emergono manoscritti dei Gozzi e sui Gozzi dal Seicento al Settecento di cui seicento pagine di un’ignota prima stesura delle Memorie inutili in cui prevale un iniziale sentimento di sdegno, una sorta di attacco retorico incentrato nella figura di Teodora Ricci, la giovane e talentuosa attrice della compagnia Sacchi, fra le protagoniste assolute del teatro veneziano dell’epoca in grado di mettere in ombra persino le attrici di Goldoni. Per lei Gozzi scrive su misura diverse commedie di successo, è una sua pupilla. A quel tempo l’autore è parte attiva di un allestimento. Come Goldoni d’altronde. Non solo scrive i testi ma segue tutto, dal tavolino al palcoscenico, prove e rappresentazioni comprese.

Ma per Gozzi il rapporto con l’attrice diventa talmente assiduo da far nascere dubbi e speculazioni… fino all’entrata in scena del giovane Gratarol che inizia a frequentare l’attrice con regolarità suscitando la gelosia del Conte che, considerando quel comportamento non consono a un’attrice, la sollecita invano a interrompere quella relazione. Tornando al 1797, quando Gozzi decide di riscrivere le sue Memorie ne modifica l’impianto retorico dando al suo iniziale sdegno una veste più filosofica con cui, di fronte alle contrarietà della vita, risponde con una nuova prospettiva, ponendosi con distacco e parlando di sé come per liberarsi da una condizione emotiva di sofferenza. E introduce due categorie narrative: una letteraria, ispirata ad alcuni modelli come quello di Cervantes alludendo a un atteggiamento donchisciottesco nei confronti delle avversità, e uno teatrale sulle orme di Tirso de Molina dove ciò che merita di essere descritto deve contenere una forza scenica.

Ne risulta un’autobiografia piacevolmente scorrevole. Ma perché definirle memorie inutili? «È un gioco retorico», spiega Soldini. Sono inutili perché, dice Gozzi, «sono una persona umile, mi contrassegna l’umiltà. Il mio avversario (Gratarol) nelle sue memorie esibisce continuamente l’opposto per demolire la mia immagine e sostenere la sua partendo da un principio di presunzione. Con le mie memorie vi contrappongo la mia modestia e l’orgoglio. Quindi penso che siano inutili». In realtà, puntualizza Soldini, «Gozzi crea una distinzione fra lettori nemici e amici. Gli preme che siano inutili ai lettori nemici e utili a quelli amici».

La sorprendente autobiografia sarà presentata domani 5 dicembre alle 18:00 alla Biblioteca Salita dei Frati con una conferenza di Fabio Soldini e Piermario Vescovo, segretario e membro del Comitato scientifico per l’edizione nazionale delle opere di Carlo Gozzi presieduto dallo stesso Soldini. Un’occasione per conoscere il prezioso lavoro e considerare le Memorie inutili alla pari di un avvincente romanzo.

ABBONAMENTI
INSERZIONI PUBBLICITARIE
REDAZIONE
IMPRESSUM
UGC
INFORMAZIONI LEGALI

MIGROS TICINO
MIGROS
SCUOLA CLUB
PERCENTO CULTURALE
MIGROS TICINO
ACTIV FITNESS TICINO