Kart Endurance, emozioni a oltre cento km/h

by Claudia

Adrenalina - Sono parecchie le gare di resistenza a cui ha partecipato il ticinese Daniel Manetti

Dici 24 Ore e, quasi scontato per i più, subito il pensiero va a quei bolidi che sfrecciano per un giorno intero nel nord della Francia, e più precisamente sul circuito di Le Mans. Sorta di «tempio sacro» per le gare di resistenza (o «Endurance» per dirla appunto con la terminologia corretta). Perché è qui che, un secolo fa, tutto ebbe inizio: la prima edizione della 24 Ore di Le Mans, gara di Endurance più antica in assoluto, si corse dal 26 al 27 maggio 1923. Poi, oltre mezzo secolo più tardi, su quella stessa striscia d’asfalto di 4185 km nel Dipartimento della Sarthe anche le moto hanno cominciato a misurarsi sull’arco di un intero giorno.

Oggi di 24 Ore, automobilistiche e motociclistiche, se ne disputano in diversi Paesi, con tanto di Campionati mondiali specifici.

Ma auto e moto non sono tuttavia i soli sport motoristici a misurarsi in queste prove di resistenza. Da qualche anno su questa scena, ovviamente in altri tipi di circuito, si sono affacciati pure i kart, ribalta che calca regolarmente il ticinese Daniel Manetti. Ed è dunque a lui che chiediamo di presentarci questa particolare disciplina, sconosciuta ai più.

«Nelle gare di Kart Endurance, come avviene per le prove delle “sorelle maggiori”, ogni squadra comprende più piloti. Tre per i team professionistici, fino a sei per una 24 Ore per chi partecipa alle prove “amatoriali”, dove i costi sono spesso a carico dei piloti, per cui più si è, meno è l’onere per il singolo. Le gare più classiche sono ovviamente le 24 Ore, seguite dalle 12 Ore e dalle 8 Ore, anche se talvolta ne vengono proposte anche di durata minore, come le 6 e le 4 Ore. Le gare di Endurance, nel kart, hanno fatto la loro apparizione circa una ventina d’anni fa, con una notevole crescita di popolarità nell’ultima dozzina d’anni».

Parecchie le 24 Ore a cui ha già preso il via Daniel Manetti: «Sono vicinissimo alle cento gare, traguardo che conto di superare a inizio 2024. Quest’anno avrò partecipato in totale a una decina di Endurance». Sebbene di km ne abbia macinati parecchi dalla sua prima volta in un contesto simile, il ricordo del suo debutto in questo genere di gare è ancora ben presente nel 34enne di Cademario: «È stato alla 24 Ore di Lignano, nel 2014, gara che all’epoca si disputava col nome di 24 Ore d’Italia. L’emozione che ho provato nel partecipare per la prima volta a un evento simile, di una tale durata, non l’ho mai dimenticata. Come non scordo le emozioni provate, soprattutto le prime volte, nel passaggio dal giorno alla notte e viceversa. O, ancora, al cospetto dello scenario quasi surreale che ti si presenta davanti agli occhi correndo di notte, su un circuito illuminato da fari meno potenti di uno stadio di calcio, per rendere l’idea. Poi, col passare del tempo, un po’ ti ci abitui, e allora a farti provare i brividi sono altre cose, come il fatto di trovarti su una pista che di norma misura 1000-1500 metri a battagliare gomito a gomito con una cinquantina di altri kartisti, come spesso accade nelle corse più popolari».

Le dimensioni ridotte del circuito condizionano ovviamente anche i giri che si compiono in 24 ore: «A dipendenza della lunghezza del tracciato si può arrivare anche a 1400-1500 giri: di certo, quando finisci la gara, il giro di pista lo conosci a menadito!».

Per ora, un campionato ufficiale Endurance, nella categoria in cui compete Manetti, non c’è. «C’è tuttavia una sorta di ranking mondiale che viene stilato in base ai punti raccolti nelle gare a cui uno sceglie di prendere parte: a fare stato sono i dieci migliori risultati conseguiti nella stagione. I migliori ricevono poi l’invito per partecipare al gran finale della stagione: l’anno scorso per la Play Kart, (ndr. fondata dallo stesso Manetti), abbiamo qualificato a questa finale ben due squadre. E in più mia moglie Alice, kartista pure lei, si è qualificata per la finale femminile».

Una coppia a tutto gas, par di capire: «Ci siamo conosciuti lontano dalle piste, ma dopo due-tre anni che ci frequentavamo l’ho… spinta verso il kart e questa specialità, che le è subito piaciuta molto».

Benché di 24 Ore Daniel Manetti ne abbia già alle spalle un centinaio, le sue gare predilette restano altre: «Apprezzo di più le competizioni sull’arco di “sole” 12 Ore, decisamente meno sfiancanti e che ti permettono una miglior gestione delle energie. È vero che, a turno alla guida terminato, in una 24 Ore puoi concederti un pisolino, ma non è mai un riposo veramente rigenerante».

Una passione, la sua, che ha radice nel passato: «Fin da quando ero piccolo il mondo dei motori, e in particolare la Formula 1, mi affascinavano. Sognavo di diventare a mia volta un pilota. Poi, crescendo, ci si scontra con la realtà, e dunque le mie mire si sono di fatto ridimensionate. Non la vedo però come una scelta di ripiego: dal kart sono passati parecchi piloti  che poi si sono fatti un nome in F1, e nella mia categoria si ritrovano spesso persone che hanno gravitato nell’orbita del Circus più famoso».

Parliamo della squadra Play Kart. «La sede, per praticità, è in Italia, ma i piloti che la compongono sono elvetici, 14 in totale (di cui 4 ticinesi e due romandi), con un’età compresa tra i 20 e i 56 anni».

Adrenalina a tutta velocità: «Sì, si possono raggiungere anche i 110 km/h: posso assicurare che di adrenalina, a quelle velocità se ne prova parecchia!». In gara, tutti i mezzi presentano le medesime caratteristiche: «Nella nostra categoria vengono impiegati i kart a noleggio messi a disposizione dall’organizzazione, cosa che garantisce le medesime condizioni a tutti i partecipanti. Qui la differenza la fa davvero il pilota… In più, il fatto di poter fare capo ai mezzi messi a disposizione sul posto facilita e non di poco tutto quanto concerne la logistica dei partecipanti. E meno cose da spostare significa anche meno costi!».