Il caffè delle mamme – Parlare con i figli adolescenti è davvero impossibile? E i genitori come devono comportarsi?
«I genitori devono sapere che la loro parola è significativa fino a 12 anni. Punto. Poi si interrompe la relazione verticale genitore-figlio e comincia quella orizzontale con gli amici». Qualche tempo fa un video rilanciato su Instagram mi sottopone un’intervista dello psicoanalista e filosofo Umberto Galimberti, 81 anni. Le sue parole diventano un tarlo nella mia testa: parlare con i figli adolescenti, argomento che peraltro alimenta un filone ultra-florido della saggistica per boomers, è una partita persa in partenza? Decido di portare la questione all’attenzione de Il caffè delle mamme: c’è davvero un’età del dialogo e poi il rischio di tenebre? Per rispondere all’interrogativo chiamo in causa Tomaso Vecchi, professore ordinario di Psicologia cognitiva e sperimentale e vicerettore dell’Università di Pavia, che ribadisce: «L’adolescenza rappresenta un passaggio di distacco dalla famiglia e di maggior importanza delle amicizie, ossia di legami tra pari. È un passaggio naturale e ovvio in cui giocoforza le parole dei genitori contano meno».
I motivi li sperimentiamo quotidianamente sulla nostra pelle: con l’adolescenza il ruolo dei genitori è messo in discussione e quegli occhi che ci guardavano con amore infinito ora rilanciano spesso uno sguardo critico. «Del modello genitoriale – sottolinea Vecchi – viene copiato ciò che piace o è ritenuto giusto; mentre ciò che non piace dei nostri comportamenti viene allontanato». Ed è inutile illudersi: di solito risaltano di più i nostri difetti che i nostri pregi. «Siamo ormai verso la fine del processo educativo e formativo primario – spiega Vecchi –. Da un lato c’è quello che la famiglia ha dato e dall’altro ciò che propone il mondo esterno. Senza dimenticare che l’adolescenza è un periodo di grande forza emotiva. È una sorta di “innamoramento” nei confronti della vita che, come ogni innamoramento, porta con sé una forte spinta verso il cambiamento».
Che cosa fare, allora? Come è meglio comportarsi?
La sfida a Il caffè delle mamme è di provare, per una volta, a rifletterci ribaltando la questione: non concentriamoci su come possiamo avere un buon dialogo con i figli adolescenti, ma su cosa possiamo fare prima. Nell’età in cui è più facile gettare le basi. Galimberti, sempre nel video L’importanza del dialogo e dell’esempio nell’educazione dei figli, dà un consiglio che consideriamo prezioso: «Bisogna parlare tanto con i figli fino a 12 anni, a iniziare da quando sono piccoli. Quando hai parlato tanto con i figli devi sapere che a 12 anni loro non parleranno più con te, però tu sarai il punto di riferimento di un dialogo possibile che ricomincerà dopo, intorno ai vent’anni». Leggere storie insieme, giocare insieme, passare del tempo insieme senza altre distrazioni. Un giorno Dante, protagonista del film di Alessandro Aronadio Era ora (2023), a cui una giornata non basta mai, che arriva sempre in ritardo e si barcamena a fatica tra i mille impegni quotidiani di lavoro e vita privata, chiede alla figlia Galadriel: «C’è qualcosa che io non faccio e che invece tu vorresti da me?». La 10enne risponde: «Più tempo». «Cioè – domanda il padre –, nel senso di passare più tempo insieme?». «No, è solo che quando stiamo insieme stai sempre con il computer o il telefono. Voglio stare con te, proprio con te». «A fare cosa?». «Niente, però insieme». Ragiona Galimberti in un’intervista per TgPoste: «Molti padri si annoiano a parlare con i figli piccoli, molte madri si concentrano troppo sul livello fisico, sulla salute e sul non farsi male. Non che sia sbagliato, ma ogni tanto bisognerebbe chiedere anche a un bambino “sei felice?”. Se non si fa da subito, quando i ragazzi diventano grandi le parole dei genitori diventano parole vane». E fin da quando sono piccoli è bene anche parlare di qualsiasi argomento. Ricordiamoci quanto discusso al Caffè nell’agosto 2022 sulle «Parole giuste»: piacere, sesso, eiaculazione, mestruazioni, baci, innamoramento e amore sono tutti temi che si possono affrontare senza tabù e che vanno affrontati sempre prima, altrimenti siamo battuti sul tempo da TikTok.
Dopo, quando arriva l’adolescenza, al Caffè ci siamo convinte che più che le parole a contare siano almeno due cose: l’esempio e la capacità di ascoltare. «Nell’adolescenza in quanto periodo di passaggio sicuramente critico in cui non è più solo il genitore a definire cosa è giusto, ma entra nella relazione anche il giudizio del giovane, più che le parole, diventa davvero importante l’esempio», conferma Vecchi. Sull’importanza della capacità di ascoltare mi ha fatto riflettere la moltitudine di WhatsApp audio che mi ha inviato Clotilde, la mia 14enne, mentre faceva la prima liceo in Baviera: il suo desiderio spesso non era sapere come la pensavo io, ma semplicemente essere ascoltata. Di qui, anche nella vita quotidiana, l’importanza di ascoltare i teen senza continuare a interromperli per dare giudizi o tempestarli di domande.
Resta, poi, forte la convinzione che per comprendere gli adolescenti sia necessario conoscere i loro stili di vita, cosa piace, le parole che usano di cui è utile sapere il significato. Per rispondere a questa esigenza, e autodenuncio subito il mio conflitto d’interessi, è nata la rubrica di «Azione» Le parole dei figli. Attenzione, però: «Non esistono ricette semplici né universali, ma capacità di adattarsi alle richieste e alle necessità dell’adolescente. Le differenze individuali sono fortissime e giocano un ruolo prioritario nel definire la “strada da seguire”. Non possono esistere regole universali, neanche all’interno della stessa famiglia: il processo educativo va rapportato allo stile relazionale e affettivo che l’adolescente ha sviluppato e che può essere diverso anche tra fratelli».
Rassicurazione consolatoria: con l’adolescenza non cambia la profondità della relazione, ma la sua modalità.