Vacanze californiane

by Claudia

Viaggiatori d’Occidente - In Vespa lungo strade poco battute di un’America molto nota

Alla University of California, San Diego, è sabato mattina ma l’aula conferenze del campus è piena. Nessun convegno sui microchip o su una nuova molecola però, qui si tratta di roba seria: il torneo di Super Smash Bros, versione 1 (1999), rigorosamente su televisioni a tubo catodico, con coppie di giocatori non più che ventenni, stretti fra bottiglioni di Pepsi Cola semivuoti e la necessità di picchiare duro sull’avversario. Saranno i geni di domani.
Fuori il cielo è di un blu… California, a dicembre sembra ancora più terso. In mare i surfisti proni sulle tavole aspettano l’onda; in spiaggia famiglie con i cani, fisici palestrati, corridori in tenute perfette, qualche fuoristrada dei bagnini che controllano. Nel tardo pomeriggio i bar lungo la via si riempiranno di ragazzi e birre, di fronte a uno dei tramonti che hanno reso famosa questa costa.
Viaggiare in California è come viaggiare in un film, fra i videoclip di YouTube o gli articoli delle riviste: i luoghi e i nomi ti suonano tutti familiari, da Bel Air ad Alcatraz, dalla Death Valley alla Silicon Valley.
Qui tutti vanno a gran velocità, salvo che sulle strade, dove il rispetto delle regole è ferreo a causa della severità delle pene. Questa è la locomotiva degli Stati Uniti e se vuoi vivere qui, devi correre. Non ci sono mezze misure, almeno in apparenza: molti senzatetto e molti ricchi, pochissimi obesi, a differenza del resto degli USA, e dedizione a sport, lavoro e famiglia. I messicani fanno i lavori più pesanti, gli altri si occupano di tenere alto il nome della California e producono redditi sostanziosi.
Tutto ciò in apparenza, dicevo. Poi c’è l’interno, la cosiddetta farm land, la terra delle fattorie, dei piccoli paesi sperduti dove la working class è dominante, con gli enormi pick-up parcheggiati davanti alle villette di legno, i tatuaggi, la voglia di farsi due risate con uno straniero.
Ancora una volta è divertente viaggiare contromano, per così dire: una vecchia Vespa del 1981, cilindrata 125, alta quanto la ruota di un furgoncino medio da queste parti, messa sulle strade della California in una versione inusuale del mito on the road. Devi essere ottimista, non avere troppa fretta, stare attento alla miscela di olio e benzina, coprirti bene la mattina, ogni tanto sgranchirti le gambe e tutto il resto. Soprattutto se si viaggia in due, su una sella originale a molle.
«Da San Diego a San Francisco? Con quella? Unbelievable! Da non credere». Tutti scherzano sul mezzo di trasporto, un poliziotto perfino chiede: «Ma perché non affittate una macchina?». Ha le sue ragioni, perché qui non è facile viaggiare fuori dalle autostrade e dalle superstrade, vietate alle moto di piccola cilindrata e dunque anche alla nostra Vespa. Ma è anche l’occasione per deviare dalla costa, dalla mitica Highway California 1, che va dal Messico al Canada, e muoversi invece tra i campi perfettamente arati, i paesi sperduti e i motel con la moquette, che tutti abbiamo visto almeno una volta in televisione.
Quando ti lasci alle spalle Los Angeles, lungo la spiaggia di Malibu che in questo tardo autunno, durante la settimana, è popolata dai giardinieri e dai restauratori di mega ville, cominci a respirare l’aria dell’altra California. Ma questa volta l’aria è irrespirabile, perché il vento secco che viene dal deserto si è portato in giro troppi incendi. Le colline vanno a fuoco, la luce sembra quella di un vecchio film di fantascienza, il sole velato riflette un giallo ocra sulla strada e sulle palme della città di Ventura. Evacuazione in corso: i negozi di arti grafiche, di pittura e le librerie sono tutti chiusi. Città di intellettuali, pare. «Città di artisti, città strana. È perché le montagne alle sue spalle le hanno impedito di allargarsi troppo, così ha trovato la sua identità» dice Royce, biker con baffoni e occhiali a goccia, Harley Davidson di ordinanza bianca e azzurra. Nel bauletto di pelle conserva il drappo del suo gruppo di motociclisti californiani. Osserva le fiamme. «Si fermeranno quando arriveranno al mare» dice.
Sulla via verso Santa Barbara le strade sono bloccate e le autopompe sfrecciano per rimediare all’irrimediabile. Alla sera, quando la cenere si posa sull’asfalto e sulle auto come fosse neve, nei motel o nei piccoli fast food, è il momento di riguardare la giornata, di prendere due appunti e di disegnare sul taccuino. La Vespa, la California, i grandi Suv, il mito degli hippie… E poi c’è il West silenzioso e lungo, con le staccionate bianche dei ranch, gli scoiattoli al bordo della via, le cassette della posta sulla strada principale, i vigneti e le cantine dai nomi italiani.
Sulla mappa e sotto le ruote della Vespa sfilano cittadine dai nomi evocativi: Guadalupe, Arroyo Grande, San Ardo… Un’infilata di case polverose e un po’ fatiscenti, una stazione di servizio ferma al 1950 e un ristorante messicano, perfetto per una birra Pacifico con una enchilada, per disegnare e scrivere. Per pagare con carta di credito invece si chiede un favore al distributore di fronte. La Silicon Valley è lontana da qui.

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