Sudafrica, 25 anni di vini di qualità

by Claudia

Bacco giramondo - Dal Novecento a oggi: com’è cambiata l’industria vitivinicola di un paese che ha investito parecchio in questo settore – Seconda parte

L’inizio del XX secolo fu un periodo difficile per la viticoltura mondiale a causa della filossera e il Sudafrica fu uno dei Paesi che ne risentì maggiormente. Le esportazioni furono bloccate e, ironia della sorte, la produzione aumentò, visto che i vigneti di questo Pae-se si rimisero abbastanza rapidamente dall’attacco del micidiale parassita; tuttavia ciò non fece altro che deteriorare la situazione.
Nel 1918 fu creata da vignaioli, che pensavano di rimediare a questo stato di cose, la K.W.V. (Kooperatiewe Wijnbouwers Vereniging), un’associazione cooperativa che raggruppa ancora oggi i viticoltori. A suo tempo aveva lo scopo di controllare le leggi vitivinicole, ridurre la produzione attraverso un sistema di quote e creare prodotti in grado di trovare sbocchi commerciali. Oggi il ruolo di questa associazione si è evoluto, la K.W.V. non dipende più dal governo e non controlla la produzione, lasciando ai produttori libertà sulla scelta dei siti d’impianto, su vitigni e scelte commerciali.
Dopo l’abolizione dell’apartheid nel 1991, l’industria vitivinicola sudafricana si è dedicata a un’ampia riconversione; non più uve destinate all’acquavite di vino o alla produzione di vini sfusi, ma l’uso di vitigni nobili con i quali ottenere vini di qualità. In un comparto che negli ultimi anni è stato oggetto di investimenti di capitali provenienti anche dal settore minerario e che ha visto sorgere aziende realizzate senza badare a spese, oggi possiamo distinguere 3 categorie di produttori: le cantine cooperative, i privati e le aziende singole.
Le 300 cantine cooperative producono vini dal buon rapporto prezzo/qualità, i 330 produttori privati comprendono prestigiose società. Queste società utilizzano uve dei loro vigneti, ma anche uve di altre provenienze che vengono assemblate e commercializzate con il loro marchio. E infine le 33 aziende singole che producono vini unicamente da vigne di loro proprietà o da parcelle adiacenti.
Gli ultimi decenni hanno portato una notevole riconversione del vigneto sudafricano, come ad esempio l’adozione di sistemi d’allevamento delle viti su ampie superfici. Pertanto, ampie pareti verticali a controspalliera e impianti orizzontali come pergola e tendone, sono utilizzati dove il clima lo consente, mentre nelle zone più aride si impiegano sistemi d’impianto di minor superficie, come l’alberello. La vendemmia è spesso realizzata a mano, ma in alcune aziende ci si comincia a indirizzare verso la raccolta meccanica.
Una volta, al momento della vendemmia, le vigne sudafricane erano dominate da tutte le sfumature del giallo, oggi si sta assistendo a un rapido recupero dei vitigni a bacca nera, tanto che oggi rappresentano il 45 per cento della superficie vitata.
Nel 1973 è stato introdotto il sistema chiamato Wine of Origine (WO) che ha ripartito in diverse regioni, distretti, ward (zone) ed estate (aziende, tenute) in ordine decrescente di superficie.
La Coastal Region è una vasta WO, dove i vini prodotti provengono dai sette distretti più noti del Capo: Cape Point, Darling, Paarl, Tygerberg, Stellenbosch, Swartland, Tulbagh.
Constantia Ward è situata a sud-est della penisola del Capo, e qui si producono gradevoli Sauvignon e morbidi Chardonnay tra i bianchi, Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon per i rossi; ma Klein Constantia è anche l’emblema dei produttori del Sudafrica, il suo Vin de Constance prodotto da uve Moscato di Alessandria è il grande vino liquoroso che si dovrebbe almeno una volta provare con dei formaggi stagionati accompagnati da chutney agrodolci.
Situata sui versanti delle Dorstberg, troviamo Durbanville Ward: terreni granitici e piogge scarse contraddistinguono questa zona dove troviamo il Pinotage, vitigno nato all’Università di Stellenbosch nel 1925 da E. Perold. Il Pinotage è un incrocio tra il Pinot Nero e il Cinsault che qui viene chiamato Hermitage, il vino che se ne ricava è molto profumato, con un colore rosso intenso e sentori di ciliegia, prugna ed erbe aromatiche.
Nel Paarl District situato a 50 km nord-est del Capo, troviamo un clima mediterraneo, il distretto è specializzato nella produzione di vini stile Sherry, prodotto con lo Chenin Blanc, vitigno proveniente dalla Loira, ma ormai diventato una specialità tra i discendenti dei Boeri, che chiamano questo vitigno Steen. Troviamo pure ottimi Chardonnay e Sauvignon Blanc molto fruttati e con note floreali, con i quali si producono anche Spumanti Metodo Classico.
Stellenbosch District è certamente la zona più estesa e famosa del Sudafrica, qui il 65 per cento del totale è dominato dai vitigni a bacca rossa, che danno i migliori vini del Paese.
Oltre al Pinotage che qui ha saputo ritagliarsi un bello spazio, troviamo il Cabernet-Franc e Sauvignon, il Merlot e Syrah.
Lo Swartland District, gode di un clima caldo e secco che può richiedere l’irrigazione, la zona è famosa per i suoi vini fortificati prodotti con Hanepoot, ma non bisogna dimenticare i soliti vitigni rossi francesi.
Ci sono molti altri distretti di cui si potrebbe parlare, ma la mancanza di spazio ci porta a parlare del Klein Karoo Region: qui l’irrigazione è indispensabile visto il clima particolarmente secco e caldo, la zona è delimitata da altipiani montuosi che raggiungono i 1600 metri di altitudine, impedendo il flusso delle fresche correnti oceaniche.
Lo Chenin Blanc, i Colombard e l’Hanepoot vi fanno da padroni e danno vita a vini molto diversi tra loro, secchi, dolci o vendemmie tardive, ma anche a vini rossi liquorosi, per i quali la regione è famosa.

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