In casa – Riflessioni durante la pandemia
All’inizio della quarantena che ci ha chiusi in casa per due mesi, la possibilità d’interrompere il ritmo frenetico degli impegni ci aveva resi euforici. Quella condanna si stava trasformando in una risorsa: era un’occasione per prender fiato, conoscerci meglio, sistemare la casa, per fare ciò che avevamo sempre rimandato in mancanza di tempo.
Mentre cambiava la vita privata, anche la vita pubblica si rimodellava: veniva voglia di salutare i vicini di casa, di chiedere all’anziana che vive sola se aveva bisogno di qualcosa, di occuparci dei problemi della scuola e del quartiere, di partecipare alla raccolta di fondi per la sanità. Individui chiusi nell’egoismo narcisista, si sono dimostrati pronti alla condivisione, disposti alla solidarietà.
E ora che quella fase è finita e le porte di casa si sono riaperte, ci chiediamo se saremo capaci di non tornare, per inerzia, a un «prima» non certo esemplare.
Oppure se sapremo far tesoro dell’esperienza e, riconoscendoci fragili e interconnessi, diventare soggetti più critici e responsabili. In fondo l’Homo sapiens ha approfittato di ogni difficoltà per evolvere.
Mi è già accaduto, nel dopoguerra, di assistere a una ripresa sorprendente, al cosiddetto «miracolo economico», che non è stato solo italiano. In breve tempo si sono radicalmente trasformati gli spazi, i tempi, i modi di abitare e interagire, è cambiata la mentalità, cancellando credenze e stereotipi che sembravano eterni.
In quella rivoluzioni furono importanti le donne, non tanto direttamente, in quanto poche lavoravano e ancor meno occupavano posti di responsabilità, ma indirettamente motivando i loro uomini a creare posti di lavoro, incoraggiando i figli a studiare, reclamando beni di consumo utili e accessibili, adattandosi a radicali spostamenti geografici, ispirando storie di amori liberi e felici. Ora che molte cose sono cambiate, nuovi diritti acquisiti e pari opportunità raggiunte (o quasi), siamo pienamente in grado di partecipare da protagoniste al dopo-pandemia. Ilaria Capua, scienziata di fama internazionale nell’ambito delle biotecnologie, nel suo libro Il dopo, ci invita ad assumere un ruolo propositivo nella riprogettazione del mondo, forti della nostra specificità materna. Le donne, in quanto madri potenziali e reali, possiedono infatti le risorse più idonee a riequilibrare le nostre vite e le sorti del pianeta.
L’importante è aver stima di noi, sentirci solidali e pronte ad aiutare le nuove generazioni a superare gli ostacoli, anche interiori, che spesso ostacolano il riconoscimento dei nostri meriti.