La dieta di Arianna

by Claudia

Un viaggio a Creta, l’isola che ha tramandato storie mitologiche millenarie ma possiede anche il segreto della cucina mediterranea

Fu costruito a Creta, il primo, famoso, labirinto, in origine «dedalo», dal nome dell’architetto che lo progettò per contenere il terribile Minotauro. Qualcuno dice si trattasse di un tortuoso percorso a spirale, da percorrere fino al centro per poi tornare in senso inverso all’uscita, una volta superata una prova tremenda. Siamo di fronte all’emblema atavico dell’intrico da cui non si riesce ad evadere, del problema su cui ci si arrovella senza trovare una soluzione, del mostro che ci inghiotte al termine di un lungo corridoio buio.
Il mito, che nasce coi tratti della tragedia, si trasforma però in favola e trova un finale salvifico nel filo di Arianna, che aiuterà un ingrato Teseo a tornare indietro e uscire dal dedalo, trionfante sulla bestia. Memento: nessuno si salva da solo.
A Creta questa storia sembrano averla ben presente. Se la spirale negativa dell’economia ellenica somiglia tragicamente al labirinto mitologico, va detto infatti che questa sembra un’isola felice, in tutti i sensi.
La geografia ci parla di un territorio ampio e montuoso, fatto di profonde vallate e fonti di acqua dolce che sgorgano dalla roccia. Le coste cadono a tratti direttamente nel mare, ma non mancano spiagge bianche con acque dai colori caraibici. I fondali sono pescosi e i piccoli porti ben protetti. Si narra che l’apicoltura sia nata qui, sempre tra le pieghe del mito. Alcuni raccontano che furono Melissa (che significa ape) e Amaltea, figlie del re cretese Melisseo, a nutrire il piccolo, ma già famelico Zeus. Secondo altri il futuro re dell’Olimpo fu partorito dalla madre Rea proprio in una grotta sacra di api, sempre a Creta.
Non sembra dunque un caso che le origini della Dieta Mediterranea, Patrimonio Impalpabile dell’UNESCO dal 2010, siano state rintracciate qui. A partire dalla metà degli anni 90, infatti, il dottor Walter Willett della Scuola di Salute Pubblica, presso l’Università di Harvard, individuò le basi di questo regime alimentare nelle tradizioni enogastronomiche tipiche, negli anni 60, di Creta in particolare, della Grecia in generale, e del Sud Italia. Oggi le cose sono un po’ cambiate, ma basta fare un salto a casa di Ioannis per rendersi conto di come si viveva 50, 100 anni fa.
Ioannis: una testa di ricci bianchi, occhi azzurri, una parlata quasi incomprensibile per i primi 20 minuti che passi con lui. Sembra un personaggio mitologico, a metà tra Dioniso e i fauni. Vive in fondo a una valle, in una capanna senza corrente, con l’acqua che arriva da una cisterna strategicamente nera e posta in posizione elevata: ergo docce calde di giorno e irrigazione costante per le piante che coltiva. Filari perfetti di fagioli e fagiolini, pannocchie, carciofi e ocra. L’acqua fresca da bere, va a prenderla direttamente alla fonte. Unica compagnia: 4 cani e una dozzina di pecore che lo ascoltano e gli rispondono quando lui le chiama.
Come prima dell’avvento di frigoriferi ed elettrodomestici vari, Ioannis consuma solo prodotti stagionali, pochissima carne, miele, molto olio di oliva che usa per cucinare qualsiasi cosa, il pesce solo quando va alle feste in paese. Vive vendendo ai ristoranti della costa i vegetali che coltiva rigorosamente senza uso di pesticidi e fertilizzanti, che lui chiama «katastròfa». Ha anche un paio di piccoli peschi che crescono tra piante di rose che ama moltissimo, una vite, frutta di stagione come angurie e meloni. Di fronte alla sua capanna una macchia spontanea di erbe officinali e piante aromatiche. Secca e vende un origano dai fiori giganti. Dice che in pae- se, dall’avvocato al dottore, tutti comprano il suo tè portentoso: una miscela di 12 erbe, messa a punto da lui, su cui spiccano salvia selvatica, rosa canina e menta. Ioannis è l’esempio vivente della cucina cretese di un secolo fa: prodotti freschi raccolti e consumati in giornata, sottoposti a cottura minima e senza troppi processi di conservazione.
Nonostante, o forse proprio a causa dell’assedio della crisi, a Creta anche il turismo si fa più sostenibile, seguendo di pari passo i ritmi delle attività agricole stagione per stagione: la vendemmia, la raccolta delle olive, la produzione del miele. Sono tutti momenti che, trasformati in appuntamenti enogastronomici, formano un calendario interessante e di richiamo per i visitatori che arrivano senza sosta da aprile a novembre. Il flusso cala nei mesi restanti, complice l’interruzione dei voli diretti. Anche se gli aficionados arrivano lo stesso anche in traghetto o con scali ad Atene.
Ci sono diverse realtà a Creta impegnate a promuovere e mantenere queste tradizioni. Una è il CCS, Crete’s Culinary Sanctuaries  (www.cookingincrete.com), un programma di buone pratiche per il turismo sostenibile. Fondato nel 1997 da Nikki Rose, chef professionista americana di origine greca, divulgatrice entusiasta, si propone di organizzare seminari e viaggi per stimolare i turisti alla conoscenza e al consumo responsabile, oltre a sostenere in modo concreto i produttori locali che si dedicano a programmi di protezione del patrimonio culturale e naturale. 
In molti contesti, dal privato al pubblico, sull’isola si parla di Soil Health, ovvero tutela della qualità del suolo. E per suolo di qualità si intende un ecosistema in grado di garantire la produttività e biodiversità di piante e animali, mantenere se non addirittura migliorare la qualità dell’acqua e dell’aria, sostenere la presenza e la prosperità di insediamenti umani. Principi di sussistenza e autonomia alimentare che andrebbero rivalutati e sostenuti in una società cosiddetta civile che ha nello spreco una delle sue peggiori contraddizioni. 
Una filosofia, quella di Creta, molto vicina ai principi di attenzione al benessere degli animali, domestici ma anche selvatici, e all’utilizzo di metodi di coltivazione rispettosi dell’ambiente che ispirano anche aziende di contadini svizzeri, fatta di connessioni tra le persone e le generazioni. Un filo di saggezza ritrovata, che si sta ispessendo e che si spera ci aiuterà ad uscire dal labirinto pernicioso degli interessi miopi e delle strategie a breve termine di un mondo che guarda solo al profitto immediato, senza vedere il rischio di una strada senza uscita.

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