In casa – Riflessioni durante la pandemia
Per rappresentare il tempo che stiamo vivendo, sospeso tra un prima e un poi, si fa spesso ricorso alla metafora del tunnel. L’immagine evoca il viaggio ma anche il timore che non vi sia uscita e l’ansia di non sapere che cosa ci attende dall’altra parte. Imboccando una galleria capita infatti di lasciare alle spalle l’inverno e trovare la primavera ma anche viceversa. Di fronte all’ignoto la mente umana è indotta a evocare il passato e analizzare il presente per prefigurare il futuro. Ci lasciamo alle spalle un’epoca di benessere senza precedenti, il periodo storico più lungo senza guerre, una speranza di vita sempre più avanzata. Ma l’irruzione di un Virus sconosciuto ha sconvolto la quotidianità e una quarantena pesante ha imposto di fare le stesse cose in modo diverso. L’obbligo di mantenere in pubblico la distanza sociale e di contrarre in privato la prossimità familiare ha cambiato le relazioni sociali, i legami affettivi e il rapporto che intratteniamo con noi stessi. Ci siamo finalmente accorti che, nonostante continui avvertimenti, avevamo sottovalutato la crisi ambientale.
Fenomeni globali come l’inquinamento del mare, lo scioglimento dei ghiacci, la deforestazione, la desertificazione, le carestie, benché ampiamente illustrate, erano rimaste informazioni senza diventare emozioni. Il Covid invece, colpendoci direttamente, ha coinvolto la nostra anima e non solo la nostra mente. Riconoscerci fragili e indifesi aiuta a riflettere sul «prima» per programmare meglio il «dopo» senza commettere gli stessi errori. L’emergenza climatica chiede di contenere gli eccessi della società dei consumi e di assumerci la responsabilità di un mondo globale riconoscendoci parte di un’unica famiglia, quella umana. Nell’isolamento obbligato stiamo sperimentando in prima persona che cosa significhi essere una comunità unita e solidale. Eravamo convinti di bastare a noi stessi, abbiamo compreso che ciascuno ha bisogno degli altri e che la libertà è di tutti o di nessuno. I bambini, esaurita l’euforia della vacanza, rimpiangono la scuola, la maestra, i compagni. Persino gli adolescenti, eterni scontenti, non vedono l’ora di tornare nella loro comunità.
Questa pandemia è stata segnata dall’elevata mortalità degli anziani che, con la loro «presenza assente», hanno evidenziato l’importanza dei nonni, da tempo figure centrali nella famiglia eppure poco ascoltati come testimoni di un’epoca e come maestri di esperienza.Tra gli effetti dell’isolamento è fondamentale il mutamento interiore. Il dialogo con noi stessi è divenuto più profondo e il rapporto con gli altri meno strumentale e più selettivo. L’importante è non illudersi che la necessità ci renda automaticamente migliori. Quando chiesero a Italo Calvino «che cosa troveremo nel nuovo secolo?» lo scrittore rispose: «ciò che vi porteremo». Speriamo di portare, al di là del tunnel, il meglio di noi.