Pochi bambini nelle scuole

by Claudia

Spopolamento delle valli – I comuni di Lavizzara e Onsernone hanno deciso di tenere aperte le loro sezioni di scuola dell’infanzia nonostante non raggiungano il numero minimo di allievi rinunciando così al contributo cantonale, una situazione anomala che non potrà durare

Bambini cercansi per completare il numero minimo di iscritti indispensabile a mantenere la presenza delle Scuole dell’infanzia a una ragionevole distanza da casa. Nelle periferie del canton Ticino il campanello d’allarme si è già acceso. E il nuovo anno scolastico, iniziato da poco, registra due realtà – Lavizzara e Onsernone – che per garantire alle famiglie la possibilità di portare i propri figli all’asilo, risparmiando loro una lunga e faticosa trasferta in strutture di altri villaggi, vede i due Municipi pagare lo stipendio delle maestre con le tasse dei cittadini. Già, perché la legge scolastica, salvo deroghe, non prevede nessun contributo cantonale per quei Comuni che non raggiungono la soglia minima di 13 bambini per sede. Gabriele Dazio, sindaco di Lavizzara: «Noi abbiamo deciso di pagare il mancato introito che ci viene dal Cantone. A settembre siamo arrivati a 7 iscritti. Fino all’anno scorso ci veniva concessa una deroga, che da quest’anno non ci è più stata riconosciuta. Il problema sussiste ormai da alcuni anni. Per mantenere la sede a Prato-Sornico, che contempla anche le Elementari, quest’anno abbiamo deciso di sobbarcarci la totalità dei costi, ma per l’anno prossimo stiamo pensando ad altre soluzioni. Pensiamo in particolare alla possibile collaborazione con il vicino Comune di Cevio, magari nella forma dello scambio, ancora tuttavia da approfondire».
Cosa comporterebbe l’eventuale trasferta dei bambini dalla sede di Prato-Sornico a quella di Cevio? «Si tratterebbe di una trasferta di 15-20 minuti, che vorremmo evitare. Abbiamo infatti una scuola nuova, costruita dopo l’aggregazione, e vorremmo tenerla aperta». Quali sono le cause dell’insufficiente numero di bambini? Si può parlare di calo nelle nascite? «In parte il problema è da ricondurre alla denatalità, ma la causa principale è lo spopolamento delle valli, dei giovani che se ne vanno. Questo è il problema più grande per il nostro Comune e al contempo giovani famiglie faticano ad insediarsi a Lavizzara, proprio perché zona periferica e discosta, e per la mancanza di posti di lavoro attrattivi». Quali soluzioni sono possibili per invertire questa tendenza? Il moltiplicatore d’imposta può essere una via? «Fino a un certo punto. Attualmente siamo al 90% e diventa difficile abbassarlo. Siamo 510 abitanti e una buona fetta della popolazione è costituita da persone anziane. Per trattenere e attrarre le famiglie giovani abbiamo introdotto degli incentivi dedicati a questo target per la costruzione o la riattazione di abitazioni nei nuclei. Qualche riscontro lo abbiamo avuto. Il nostro contesto paesaggistico si presta molto bene alle famiglie, offre la possibilità di crescere i figli in mezzo alla natura e in libertà, un fattore oggi molto importante e che molte persone per fortuna prendono ancora in seria considerazione».
Anche il comune di Onsernone paga la scuola dell’infanzia, attingendo completamente alle proprie risorse finanziarie, in quanto escluso per legge dal sussidio cantonale. Il sindaco, Stephan Chiesa: «Paghiamo noi i costi della scuola dell’infanzia della sede di Loco, come l’anno scorso. Questo per salvaguardare la scuola dell’infanzia ed elementare in valle e per consentire a Onsernone di vivere: diventerebbe sempre più un’utopia sperare e pretendere che altre famiglie s’insedino nel nostro Comune se perdessimo la scuola. Siamo disposti a pagare anche l’anno prossimo. Non molleremo, pur di mantenere la nostra scuola. Per noi sarebbe impensabile immaginare che i nostri bambini tra i 4 e i 6 anni fossero costretti a percorrere 45 minuti di bus alla mattina per scendere nella sede di Intragna e 45 minuti alla sera per rincasare, quando il nostro Comune possiede una propria sede scolastica». Spiega ancora il sindaco: «Da settembre i bambini dell’asilo sono 6. Alle Elementari, quest’anno non abbiamo nessuno in prima. Ma abbiamo comunque i numeri per una pluriclasse dalla seconda alla quinta, con un maestro d’appoggio. Le valli discoste come la nostra vanno vieppiù spopolandosi. Gli anziani e le famiglie che ci vivono sono tutte persone, come me e i miei amici, cresciuti qui. Portare delle famiglie nuove diventa difficile. Ci si prova. Ma non abbiamo una forza finanziaria tale che ci consente di allentare facilmente le imposte. Stiamo comunque pensando a delle soluzioni, ma occorrerà del tempo per raccogliere frutti tangibili».
A fine agosto è intanto nata l’«Associazione famiglie per l’Onsernone», che si batte fra l’altro per il mantenimento della scuola all’interno del Comune, per promuovere il doposcuola, attività extrascolastiche e momenti di socializzazione. «Sì, l’associazione si sta muovendo molto bene e nella direzione auspicata anche dal Municipio, promuovendo i progetti che intendiamo portare avanti. Attualmente c’è una buona coesione in valle, con i giovani e le famiglie, tutti uniti per batterci perché asilo e elementari rimangano aperte sul nostro territorio».
Ma il problema delle scuole dell’infanzia non va letto unicamente in termini di numeri. Rezio Sisini, capo della Sezione delle scuole comunali del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport: «Va chiarito che la legge e il regolamento sulle scuole fissano i criteri per la formazione nelle sezioni della scuola dell’infanzia. E uno di questi è il numero minimo di 13 allievi, per cui sono previste tuttavia anche deroghe. Ma nel caso di Lavizzara e Onsernone – gli unici nel Cantone al di sotto di questa soglia – abbiamo un numero persino inferiore alla metà del minimo di allievi previsto dalla legge. Il numero minimo è stato fissato perché si ritiene che la qualità dell’insegnamento dipenda in modo importante anche dalla quantità di allievi presenti in classe, e non solo verso l’alto ma anche verso il basso. Il fatto che ci siano interazioni fra diversi allievi, che ognuno porti le proprie esperienze, la possibilità di organizzare dei lavori a livello didattico a gruppi, la possibilità di acquisire competenze sociali sono tutti aspetti importanti che vengono meno nel caso in cui i bambini non siano presenti in numero sufficiente. Come Cantone dobbiamo fare in modo che ci siano per tutti i bambini di tutte le sedi scolastiche le stesse opportunità formative, sia che abitino in zona urbana, suburbana, piuttosto che in campagna o nelle zone periferiche. È per questo che interveniamo quando le condizioni di qualità non sono assicurate».
Come se ne esce? «Nel caso di Onsernone e Lavizzara abbiamo fatto delle proposte, non certo finalizzate alla chiusura dei due istituti scolastici, oltretutto entrambi possiedono anche classi di scuola elementare. La proposta è quella di spostare i bambini dell’asilo nelle sedi degli istituti scolastici limitrofi, dove ci sono condizioni diverse, più allievi e maestri, e dove l’opportunità d’interazione è più ampia. La soluzione, per quest’anno, di mantenere le due sezioni di scuola dell’infanzia a Onsernone e Lavizzara a spese dei rispettivi Comuni è stata adottata d’intesa con il Consiglio di Stato. Ma per i motivi di ordine pedagogico appena esposti l’accordo è temporaneo, limitato a quest’anno scolastico. Negli ultimi cinque-sei anni abbiamo sempre cercato soluzioni. Un anno c’era stato anche il problema inverso: i bambini di Cevio salivano a Lavizzara perché la loro sede era in sovrannumero. Qual è dunque la via auspicata? Occorre che si costituiscano degli istituti scolastici più grandi, per esempio Cevio e Lavizzara dovrebbero creare un istituto scolastico unico. È chiaro che ci vuole la solidarietà tra i Comuni. Si tratterebbe per alcuni allievi di affrontare una trasferta due volte al giorno, ma questo offrirebbe la garanzia di restare in valle e di tenere aperte delle scuole di qualità».

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