Alto gradimento per la dodicesima edizione ginevrina
Malgrado un’edizione 2021 stravolta nel profondo, Eric Linder e Thuy-San Dinh, cofondatori del Festival Antigel di Ginevra, continuano a credere nella forza della loro manifestazione. Ribelle, inclusivo e accattivante, il festival esplora territori sconosciuti con programmazioni qualitative e audaci e fa delle arti performative, in particolare della musica e del clubbing, i suoi cavalli di battaglia.
Malgrado l’assenza di alcuni grandi nomi statunitensi come Henry Rollins (dei Black Flag) o Goodspeed You! Black Emperor, l’edizione di quest’anno è stata marcata da un’innegabile sete di vita notturna e di arte (in senso lato). Il pubblico di Antigel non si è fatto pregare e ha accettato, con l’apertura mentale che lo contraddistingue, di prendere parte a un rituale condiviso in nome della cultura.
Nel campo delle arti sceniche, la compagnia Cocoondance è riuscita, grazie allo spettacolo Hybridity, a unire thai boxe e balletto romantico, due forme di movimento agli antipodi tanto sul piano concettuale quanto culturale. L’impresa è riuscita grazie alla bravura dei sei ballerini e ballerine della coreografa Rafaëla Giovanola che sul palcoscenico si dibattevano e resistevano a una forza dominante con movimenti vorticosi riuscendo a decostruire e a fondere insieme gli opposti. Sempre nell’ambito delle arti sceniche, impossibile non citare Benjamin Kahn che con il suo Sorry, But I Feel Slightly Disidentified, interpretato con potenza e maestria dalla performer e coreografa olandese originaria del Suriname, Cherish Menzo, ha sfidato le soffocanti convenzioni legate al binarismo di genere e all’origine etnica.
Lontana anni luce dall’incarnare gli stereotipi di una «femminilità» che tende pericolosamente a considerare come innata, Cherish Menzo ci mostra un corpo libero, indomito e fiero che domina la scena facendola sua, un corpo in lotta perenne che non intende fermarsi. Insolente e decisamente fashion anche il progetto inclusivo Happy Hype del Collectif Ouinch Ouinch, selezione ufficiale degli Swiss Dance Days 2022. Ispirato all’Hype Call, principio chiave della cultura krump, danza nata presso la comunità afro-americana nei sobborghi di Los Angeles negli anni ’90, la creazione della compagnia ginevrina ha spinto il pubblico a partecipare a un rituale condiviso nel quale domina sovrana la potenza della danza.
Numerose anche le perle musicali che hanno stuzzicato i timpani del pubblico ginevrino avido di novità. Tra queste l’intrigante e maestosa Anika, ex giornalista politica trasformatasi musicista di sonorità e arti gotiche che ricordano la memorabile Nico (periodo post Velvet Underground). Undici anni dopo il suo primo album culto Anika, la musicista anglo tedesca ha presentato al Groove di Ginevra il suo secondo lavoro Change, un condensato di synth pop sperimentale arricchito da tocchi oscuri e magnificamente inquietanti di electrodub e post-punk. Altro momento forte è stato il concerto degli ormai mitici Sleaford Mods, duo punk formato a Nottingham, che ha elevato lo Spoken word a rango di opera d’arte. Sleaford Mods porta con fierezza la bandiera della rivolta sociale e anticapitalista espressa attraverso una scarica di parole dal sapore nichilista, gridate, squarciate e metamorfizzate.
Incorruttibili, integerrimi e taglienti come coltelli, Jason Williamson (canto) e Andrew Fearn (musica) salgono sul palco soli, accompagnati unicamente dal loro laptop che si trasforma in arma di distruzione di massa. I loro inni Spoken word accompagnati da sonorità elettroniche travolgenti e falsamente cheap ricordano i tempi d’oro dei Prodigy imponendosi al pubblico in tutta la loro potenza rivoluzionaria. I nostri due antieroi hanno trasformato la sala dell’Alhambra in una sauna nella quale dimenarsi in un catartico esorcismo condiviso. Maestosi anche i concerti degli scozzesi Mogwai e Ryoji Ikeda, fenomeno della musica sperimentale elettronica giapponese. Mostri da palcoscenico, fan dei Jesus and the Mary Chain e Slint, i Mogwai non smettono di stupire grazie a melodie irresistibili, al contempo affascinanti e violente, inquietanti e salvifiche. Ryoji Ikeda, artista faro dell’avanguardia giapponese, ha invece incantato il pubblico con uno show sconvolgente animato da sonorità sperimentali contaminate da musica techno e d’ambiente. Insomma, che si tratti di arti sceniche, musica o clubbing, Antigel ci dimostra che, con o senza mascherina, la notte ha ancora molto da offrire.