Montagne – Gambarogno e Camorino: due progetti di ristrutturazione in cui pubblico e privato collaborano
Mai come in questo periodo di clausura forzata si pensa all’estate e alla vita all’aperto. C’è un grande desiderio di vivere e di far vivere le nostre montagne. Un desiderio nato non solo negli ultimi giorni ma che qualcuno coltiva già da tempo. Lo si percepisce dalle ristrutturazioni in atto in diverse capanne alpine. Negli anni scorsi anni molti interventi hanno ridato vita a strutture come quella del Cognóra e quella del Monte Bar, per non fare che due esempi recenti. Altre sono in fase di ammodernamento. Abbiamo voluto concentrarci su un paio di esse: la Capanna Gambarögn e la Capanna Cremorasco, sopra Camorino. Due strutture in cui il pubblico e il privato collaborano per ridare linfa al settore.
Manolo Piazza è il presidente dell’associazione Amis dala Capanna Gambarögn. «Lo scopo di questo progetto – ci dice – è di trasformare la struttura esistente, che un tempo era una vecchia caserma, in un nuovo edificio che si apre sul territorio e sul futuro senza dimenticare la testimonianza del lavoro e della fatica di un passato neanche tanto lontano». Entrando nel dettaglio dell’opera, Piazza evidenzia che «da un lato è previsto il recupero delle parti in legno che definiscono gli spazi interni per ricavarne il dormitorio, valorizzando il lavoro di falegnameria a testimonianza della lunga permanenza degli uomini durante la guerra. Lo spazio restante è convertito in un grande locale con un camino che garantisce il piacere di ritrovarsi anche nei periodi freddi dell’anno. Questo spazio si aprirà tramite due grandi finestre a vetro fisso: una verso la bellissima vista a nord e l’altra verso il sole a sud». L’idea è di creare un edificio (che si trova a 1734 m/slm e può contare su 19 posti letto) al passo con i tempi e in particolare sostenibile dal punto di vista energetico. In questo senso «poseremo sul tetto un impianto fotovoltaico. Inoltre i due attuali serbatoi che raccolgono l’acqua del tetto saranno recuperati e risanati per ricevere le acque piovane (è utile ricordare che oggi la struttura non dispone né di acqua né di elettricità). Infine è prevista una pompa per far salire l’acqua di sorgente fino alla capanna».
Come aggiunge lo stesso Piazza, il progetto è anche volto a creare 1-2 posti di lavoro per i custodi in modo da far vivere la capanna buona parte dell’anno. La regione è molto battuta e manca una struttura di un certo tipo capace di ospitare gli escursionisti. «Poco dopo lo scorso Natale e quindi con la neve abbiamo contato una trentina di persone che sono arrivate in vetta con le racchette e se ci fosse stata una persona per accoglierle e offrire un piatto caldo e un rifugio per la notte sarebbe stato un bel servizio. Ed è quello che intendiamo offrire». Il budget necessario per i lavori è di 1,16 milioni di franchi e per ora sono stati raccolti 200mila franchi dal Comune e altri 200mila di lavori propri. «Siamo alla ricerca di altre fonti di sostegno come possono essere alcune fondazioni o la piattaforma online di crowdfunding: progettiamo.ch».
Il desiderio dell’associazione è quello di far rivivere la regione: la capanna sarà a disposizione della popolazione del Gambarogno e dei turisti che vogliono scoprire un bellissimo luogo del Ticino. «Per completare l’offerta si sta studiando a un percorso dedicato alle mountain bike che sale dall’alpe di Neggia e arriva alla capanna cosicché, anche per gli sportivi, la capanna può diventare un punto di arrivo e di partenza molto interessante». Non mancano neppure le idee da sviluppare una volta inaugurata la struttura. «Vogliamo farla vivere con feste, eventi e magari organizzando dei raduni di aquiloni. Sicuramente, vista la presenza di un’ampia sala, è ideale da affittare a una scolaresca o un’azienda che vuole organizzare un meeting». L’obiettivo è riuscire a raccogliere i fondi mancanti in questi mesi per poi iniziare i lavori, mentre la speranza è quella di inaugurare la nuova struttura il prossimo anno.
La Capanna Cremorasco, situata a 1095 m s.l.m., in territorio di Camorino, è un secondo esempio della vitalità del settore. In questo caso è il giovane patriziato, capitanato da Pietro Ghisletta, che sta portando avanti il progetto partito un paio di anni fa. «La capanna era già stata ristrutturata nel 1996, ma con gli standard di allora. Oggi è necessario mettere mano al tetto, al bagno, alla cucina, alle camere e ai locali magazzino. Inoltre vogliamo sistemare il prato e la zona boschiva: infatti l’avanzamento delle piante non permette più di scorgere la capanna e pian piano il prato sta scomparendo. Vogliamo anche posare tavoli e panche per il picnic. Oltre agli aspetti estetici c’è il rischio che uno degli abeti crolli sulla capanna e crei dei grossi danni e quindi bisogna tagliarli». Il preventivo dei lavori è di circa 230mila franchi per la capanna e una parte della sistemazione esterna. L’altra parte, che riguarda i sentieri e il verde pubblico, è finanziato insieme a un altro progetto dal Comune.
A dicembre è stato votato il credito dall’assemblea patriziale e ora si stanno finalizzando le varie procedure con il Cantone e gli enti che sussidiano il progetto. Anche il patriziato contribuirà secondo le proprie possibilità e si spera di iniziare i lavori questa estate. Perché, come aggiunge lo stesso Ghisletta, «siamo un patriziato giovane e desideroso di darsi da fare per riqualificare il territorio di Camorino e questo è uno dei progetti a cui teniamo». La capanna, facilmente raggiungibile sia da Isone sia da Camorino, ha dieci posti letto e una ventina dove poter mangiare. Ed è un osservatorio privilegiato in quanto la vista spazia dal Monastero di Claro alle isole di Brissago. Anche in questo caso la possibilità per i privati cittadini di contribuire alla realizzazione della capanna è data grazie alla piattaforma progettiamo.ch. «È un canale che funziona e qualche finanziamento lo abbiamo già ricevuto, anche se ovviamente le cifre più ingenti arrivano in altro modo», conclude il presidente del patriziato.